Il Covid c’entra poco, anzi induce a comportamenti sbagliati. Pensare che ricorrendo a piatti, bicchieri, stoviglie usa e getta ci tuteli dal contagio del virus non è buona cosa. Dipende da chi maneggia quei prodotti, se si è in un locale pubblico, davanti ad una persona asintomatica, in una casa con estranei, ecc. A Legambiente sono preoccupati di questo fenomeno per cui il Presidente Stefano Ciafani, dice “in sei mesi sul fronte dell’uso e getta siamo tornati indietro culturalmente di 10 anni”.
Il problema della plastica è in primo piano in questi giorni, non solo con la crescita dei contagi da Covid, ma anche perché la Corte dei Conti Ue ha reso nota una sua analisi sul riciclo. Tema complesso sotto l’aspetto sociale, ma anche industriale e strategico. La pandemia dimostra che la plastica continuerà ad essere un pilastro delle nostre economie, ma anche una minaccia ambientale sempre più grave, hanno detto i giudici di Lussemburgo.
Il monito piomba nel mezzo della discussione sul green deal europeo e sulla destinazione dei fondi del Recovery Fund. Intanto mancano 9 mesi (luglio 2021) al recepimento nelle legislazioni nazionali della normativa europea sulla plastica monouso. Ma dicono i giudici, gli obiettivi di tutti i Paesi per il riciclaggio non si raggiungeranno “a meno che i Paesi non invertano la rotta aumentando i tassi di recupero”. I target sono alti: 50% di riciclo degli imballaggi entro il 2025 e 55% entro il 2030. Gli ambientalisti sono più ottimisti a condizione, però, che si applichino le direttive Ue. L’Italia, che secondo il Ministro dell’ Ambiente Sergio Costa sta “svolgendo un grande lavoro” per vietare bicchieri ed altro, può allungare il passo. Ha davanti la questione del riciclo. Costa potrebbe far ricredere Samo Jereb, membro della Corte dei conti, che chiede di invertire l’attuale situazione “nella quale le quantità incenerite sono maggiori di quelle riciclate”. Lo farebbe, il Ministro, almeno per l’Italia.
Il tempo a disposizione per tutti non è molto: 5-10 anni al massimo. Però i vasetti per gli alimenti e le bottiglie d’acqua sono ancora il 40% della plastica in circolazione e oltre il 60% dei rifiuti di tutta Europa. I giudici nell’analisi non hanno trascurato settori trainanti dell’economia continentale come l’automobilistico, l’elettronico, l’agricolo che producono complessivamente il 22% dei rifiuti di plastica. Tuttavia è il caso di ricordare che rispetto all’intera filiera non si escludono nuove tassazioni per tutti per centrare gli obiettivi al 2030. In Italia il Ministro Gualtieri ha bocciato l’idea di una doppia tassazione. In quanto prodotto industriale di larghissimo consumo la plastica certamente non scomparirà. In Europa fattura 400 miliardi di euro e dà lavoro a 1,5 milioni di persone. La partita vera è tra prodotti uso e getta e compostabili. Per tutelare chi produce e chi consuma.