A dicembre 2023, all’annuale convegno dei cattodem, la segretaria del Pd Elly Schlein, presente in qualità di ospite, disse: “Senza il contributo dei cattolici democratici non esisterebbero né il Pd né la nostra straordinaria comunità, così come non esisterebbe la Costituzione. Questa è e continuerà a essere la casa di questa straordinaria cultura politica”. Già, perché senza cultura non c’è politica. Vero è che la cultura cattolico-democratica, viva e vegeta nei territori e nelle comunità locali, all’alba del 2025 decide di riorganizzarsi in una “sorgente di pensiero” che ha l’obiettivo di ridare voce pubblica al cattolicesimo democratico e capacità di proposta al centrosinistra.
Un’associazione, dunque (bandita da un pezzo la parola “correnti”), che prende il nome di Comunità democratica e che debutterà il prossimo 18 gennaio a Milano. A promuovere l’iniziativa il senatore del Pd Graziano Delrio – già sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ministro e presidente Anci – in un evento in cui interverranno padri nobili dei “cattolici adulti”, quali Romano Prodi e Pierluigi Castagnetti, intellettuali d’area come Ernesto Maria Ruffini, ex direttore dell’Agenzia delle Entrate da alcuni indicato come possibile aggregatore di un’area di centro, e, insieme a loro, una rete di personalità del mondo culturale e politico. C’è chi subito ha parlato di una nuova Margherita e chi invece ha lasciato intendere che forse comincia a scricchiolare la pax interna di cui finora Schlein ha potuto godere. Delrio però sottolinea: “La logica interna al Pd non c’entra nulla” con il 18 gennaio, “io e i promotori” di Comunità democratica “non abbiamo mai abbandonato il partito, a differenza di altri”.
Senatore Delrio, annunciando per il prossimo 18 gennaio a Milano la nascita di Comunità democratica con Prodi, Castagnetti, Ruffini e altri cattolici democratici, lei è stato tranchant e le sue parole hanno avuto il sapore di un ultimatum a Schlein: “Chiediamo – ha detto – maggior accoglienza e spazio, nel Pd o anche fuori dal Pd”. Vuol dire che se Schlein non accoglierà la vostra richiesta, siete pronti alla scissione?
“Il convegno di Milano è una occasione di confronto dinanzi alle tre grandi crisi del momento storico presente: la guerra, l’Europa e la democrazia. Ho detto che bisogna dare presenza e valore alla cultura cattolico democratica – che si esprime dentro e fuori del Pd – per combattere le crisi di cui dicevo, che sono poi la crisi della politica. Non ci sono logiche altre che dare un contributo e mettersi in ascolto di quello che ci succede intorno. Questo convegno è per ascoltare i fermenti culturali delle settimane sociali di Trieste”.
Esattamente, cosa non vi piace della politica di Schlein?
“Ripeto che non c’entra la logica interna al Pd. Ci sono fermenti di rinascita della cultura cattolico-democratica che sono in campo per dare risposte nuove alla società che cambia. Fermenti intellettuali e laboratori amministrativi che fanno la ricchezza delle comunità locali. E non si può regalare il mondo cattolico ricco di fermenti all’astensionismo o alla destra”.
E voi cosa proponete? Quali sono le discriminanti per restare nel Pd?
“Io e gli altri promotori non abbiamo mai abbandonato il Pd a differenza di altri. E abbiamo già fatto svariati convegni culturali negli ultimi anni. Nessuna discriminante è presente”.
Che cos’è precisamente Comunità democratica? Un gruppo indipendente, una corrente del Pd o una sorta di nuova Margherita? Si rivolge solo ai cattolici democratici o a tutti i riformisti interni ed esterni del Pd?
“È una associazione che vuole promuovere la modernità di una cultura che ha portato questo Paese ad essere protagonista in Europa e nel mondo dando contributi alla Costituzione, all’economia sociale di mercato e alla Comunità europea, solo per dire. E lo ha fatto non chiudendosi in deliri integralisti ma laicamente incontrando le culture liberali e socialiste. E che può dare ancora tanto nella difesa delle libertà individuali e collettive minacciate da tecnologie onnipresenti e poteri concentrati in poche mani”.
L’area cattolica democratica che vi proponete di rianimare nel centrosinistra dialogherà anche con Matteo Renzi, Carlo Calenda ed Emma Bonino?
“La ricchezza del cattolicesimo democratico e sociale si esprime anche in altre formazioni oltre a quelle citate e non solo nel Pd. Provare a parlare con tutti delle crisi in cui siamo immersi è doveroso”.
È vero che pensate a Paolo Gentiloni come federatore di tutte le anime del centrosinistra e come possibile candidato premier alle prossime elezioni politiche in alternativa a Giorgia Meloni ma anche a Elly Schlein?
“La discussione sul federatore mi pare una discussione lunare. Il centrosinistra deve concentrarsi su un progetto di governo condiviso e credibile e non su assetti futuribili. Dobbiamo convincere la gente comune che al centro della nostra attenzione ci sono le loro difficoltà e non i nostri equilibri. Mi pare che questa convinzione stia maturando nei leader dei rispettivi partiti e quindi sono fiducioso”.