Tratteranno per tutto il week end gli avvocati, le banche d’affari e gli advisor di Marco Tronchetti Provera e quelli dei fondi di private equity di Andrea Bonomi (Investindustrial) e Claudio Sposito (Clessidra) per arrivare ad un accordo che semplifichi la catena di controllo della Pirelli, risolva il conflitto tra i suoi due principali soci (Tronchetti e Malacalza) e preveda l’ingresso nel gruppo dei due fondi.
La situazione è ancora fluida ed è difficile prevedere gli sviluppi delle prossime ore. Lo schema su cui si sta discutendo è quello di un primo ingresso dei due fondi nella Mtp Sapa, che è la società che controlla a monte tutta la catena del gruppo: Investindustrial e Clessidra, che sono stati chiamati da Mediobanca, dovrebbero apportare tra i 40 e i 60 milioni con l’idea di ricavarne negli anni una congrua plusvalenza legata alle performance industriali e finanziarie di Pirelli. L’apporto di capitale dovrebbe bastare a sottoscrivere l’aumento di Gpi, la scatola che sta al livello di controllo subito sotto e che potrebbe in seguito fondersi con Camfin attraverso un’Opa.
Resta da vedere se la holding che prenderà il posto di Sapa sia o no destinata a confluire nella nuova Camfin post fusione con Gpi. Ma è probabile che la società che deterrà le chiavi del controllo di Pirelli venga blindata da un nuovo patto di sindacato composto da Tronchetti, i due fondi, Massimo Moratti e Carlo Acutis.
Naturalmente su tutto pende il giudizio dei Malacalza che dovranno decidere se uscire dal gruppo con una buona plusvalenza o dare battaglia. Un’altra incognita è quella della governance del gruppo e un’altra ancora quella della risposta che i due fondi daranno a Tronchetti che vorrebbe una stock option da 70 milioni per liberare dalle catene societarie e dalle tante scatole che lo caratterizzano l’intero gruppo.