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Pirelli, la rinascita italiana del dopoguerra nel libro “Umanesimo industriale”

Peppe Baselice per FIRSTonline

Un volume di oltre 500 pagine che raccoglie 24 anni di storia della Rivista Pirelli, negli anni tra il 1948 e il 1972, cioè dalla ricostruzione del dopoguerra al boom industriale che ha trasformato Milano e l’Italia. Il volume, che non a caso si intitola “Umanesimo industriale”, è stato presentato nel capoluogo lombardo, al Teatro Parenti, su iniziativa della Fondazione Pirelli, alla presenza del CEO Marco Tronchetti Provera: contiene saggi, articoli, illustrazioni e copertine della rivista che ha attraversato anni importantissimi nella costruzione dell’Italia di oggi, ospitando le firme di giganti del ventesimo secolo.

La raccolta di articoli riproposti dalla pubblicazione vede infatti le firme di grandi nomi dell’imprenditoria, del giornalismo, della letteratura e del mondo intellettuale, scientifico e accademico, a sottolineare il solido nesso tra lo sviluppo industriale del Paese, che l’azienda di pneumatici fondata nel 1872 a Milano ha interpretato da protagonista assoluta, e quello sociale e culturale. Si annoverano tra gli altri gli interventi dell’Avvocato Gianni Agnelli, del prof. Umberto Veronesi, di Giuseppe Ungaretti, Gino Valle, Umberto Saba, Gio Ponti, Salvatore Quasimodo, Alberto Ronchey, Alberto Mondadori, Gillo Dorfles, Umberto Eco, Corrado Augias, Pier Paolo Pasolini. E, ovviamente, di Leopoldo Pirelli, presidente del gruppo italiano dal 1965 al 1992, nonché della moglie Giulia, dello scrittore Giovanni Pirelli (che sulla rivista di famiglia scrive con lo pseudonimo di Franco Fellini), figlio di Alberto, secondogenito del fondatore Giovanni Battista Pirelli e anche lui contributore della rivista.

La presentazione è stata l’occasione per un dibattito con Tronchetti Provera, il direttore della Fondazione Pirelli Antonio Calabrò e lo scrittore Gian Arturo Ferrari, intervallato da alcune canzoni che rimandavano alla Milano degli anni d’oro, interpretate magistralmente dall’eterna Ornella Vanoni, e dalla lettura di alcuni passaggi degli articoli selezionati, recitati dall’attrice Anna Ammirati. La citazione scelta per aprire la serata è stata un inno alla normalità, alla quotidianità, rendendo l’idea del tema del libro attraverso le parole dello scrittore argentino Jorge Luis Borges (tratte dalla poesia “I giusti”):

“Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere un’etimologia.
Due impiegati che in un caffè del Sur giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina, che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Queste persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo”.

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Categories: Cultura