X

Pirelli, la Borsa festeggia il ritorno in Piazza Affari

Imagoeconomica

Prende il via all’insegna del Toro la settimana finanziaria. I listini asiatici, grazie ad un rialzo vicino al punto percentuale, toccano stamane i massimi da dieci anni. Per una volta il week end è trascorso senza che Rocket Man (il soprannome che Donald Trump ha affibbiato al dittatore Kim Jong-un) abbia lanciato un missile. Anche per questo brilla la Borsa di Seoul, spinta da Samsung (+3,20%), galvanizzata dai successi del Galaxy di fronte dall’esordio in sordina dell’ultimo iPhone di Apple. Ma le attenzioni sono concentrate sul discorso che Donald Trump terrà in settimana all’assemblea Onu.

VOLA HONG KONG, FUTURES IN RIALZO IN EUROPA

Salgono anche i listini cinesi, trainati da Hong Kong (+1,1%): svanisce la minaccia di una stretta sul credito immobiliare ad un mese dal Congresso del partito comunista.

La Borsa di Tokyo oggi è chiusa. La festività non ha impedito al premier Shinzo Abe di annunciare le elezioni anticipate ad ottobre, con l’obiettivo di sfruttare l’aria di ripresa e muoversi in anticipo prima che l’opposizione esprima una candidatura forte. Data la situazione politica, è probabile che la Banca del Giappone, che si riunirà giovedì, non intervenga sul costo del denaro.

È prevista un’apertura in rialzo anche per i listini europei: all’avvio della settimana che culminerà con le elezioni tedesche i futures segnalano un rialzo dello 0,4%. La riunione dei ministri delle finanze della zona euro di Tallin si è conclusa con la formulazione della richiesta di tassare i ricavi e non l’utile dei colossi del web. Un rapporto del Parlamento europeo stima che le grandi società americane abbiano eluso oltre cinque miliardi di euro di tasse.

Perdono quota i beni rifugio. L’oro tratta a 1.317 dollari l’oncia. Prosegue il rally del petrolio: il Brent viaggia stamattina a 55,7 dollari il barile, +0,2%. La scorsa settimana, la terza consecutiva di rialzo, l’incremento è stato del 3,4%.

ALLARME BIS: IL DEBITO MONDIALE PIÙ ALTO DI 13MILA MILIARDI

A incrinare il clima di ottimismo generale spunta il rapporto della Bis, la Banca internazionale dei regolamenti, da cui risulta che il debito accumulato dall’economia globale va ritoccato al rialzo di ben 13 mila miliardi di dollari perché le stime attuali, pur astronomiche, non tengono conto dei contratti derivati accumulati sul mercato dei cambi. In questo quadro, il ritorno del costo del denaro a livelli normali rischia di assomigliare, parola del segretario Luciano Borio, “ad una replica di aspettando Godot”.

LA FED TAGLIA IL BILANCIO MA NON TOCCA I TASSI

La Fed prova in settimana a smentire questa diagnosi. Domani e mercoledì si terrà la riunione della Banca centrale Usa, preceduta venerdì dal rialzo storico dell’indice S&P 500, per la prima volta oltre la barriera dei 2.500 punti. Il board darà il via al programma di riduzione del bilancio della banca centrale; un’operazione morbida (la banca non reinvestirà gli interessi, riducendo il bilancio di10 miliardi al mese) che segna però un’inversione di tendenza , rispetto ai 4,500 miliardi iniettati sul mercato negli anni di crisi. Non dovrebbero invece, esserci novità sui tassi invariati: il rialzo, anzi, potrebbe essere spostato al 2018: “La combinazione di inflazione più bassa delle attese, volatilità dei dati per gli uragani e spostamento a dicembre dei rischi politici sulla legge di spesa – segnala l’ufficio studi di Banca Intesa – ci induce a eliminare il rialzo di dicembre 2017”.

PARLANO CARNEY E DRAGHI, ARRIVA IL DEF

Sul fronte delle banche centrali merita attenzione l’intervento che il governatore della Bank of England, Mark Carney, terrà oggi a Washington al Fondo Monetario. È il primo intervento del banchiere dopo che nell’ultima riunione della Banca centrale è emersa l’intenzione di procedere al primo rialzo dei tassi dopo dieci anni.

Venerdì a Firenze Theresa May terrà un discorso sulla Brexit, rivelando le intenzioni del governo britannico sulla sistemazione degli impegni con la Ue.

Mercoledì si riunirà anche il direttorio della Bce, ma stavolta non si parlerà di tassi. Il giorno dopo Mario Draghi interverrà alla riunione del Board dell’ESRB (European Systemic risk Board).

In Italia da seguire oggi i dati della bilancia commerciale. Occorrerà invece attendere fino a giovedì per conoscere il contenuto della Nota di aggiornamento del Def: la previsione di crescita, anche alla luce delle ultime stime, dovrebbe essere rivista al rialzo all’1,5%.

LA “PRADA DELLE GOMME” CHIEDE 8,3 MILIARDI

Anche Piazza Affari, reduce da una performance eccellente (+15,7% da inizio anno l’indice Ftse Mib, miglior listino tra i Paesi sviluppati) si accinge a vivere una settimana a suo modo storica, caratterizzata dal rientro in Borsa del titolo Pirelli. Da stamane al 28 settembre si terrà l’offerta pubblica della matricola nata a Milano 142 anni fa e che ha alle spalle una storia borsistica ultra centenaria. Ma la nuova Pirelli si ripresenta in Borsa con caratteristiche diverse da quella vecchia.

La quotazione infatti riguarda solo gli pneumatici di alta gamma, al punto che il Financial Times ha parlato di “Prada delle gomme”. Si spiega così il prezzo fissato per l’Opv: una forchetta di valore tra 6,3 e 8,3 euro, corrispondenti a una valutazione tra 6,3 e 8,3 miliardi di euro. A questi prezzi, secondo gli analisti, Pirelli tratta a multipli simili a quelli della finlandese Nokia (11,3 volte l’ebitda), conosciuta per la qualità degli pneumatici invernali, più o meno il doppio della valutazione (6 volte l’ebitda) di Michelin, Continental e Goodyear.

L’operazione sarà seguita con particolare attenzione anche perché è una sorta di “prima volta” per una società con una componente azionaria cinese così forte, anche se Marco Tronchetti Provera ha ottenuto una serie di garanzie e di paletti a tutela della natura italiana del gruppo.

DEBUTTANO ANCHE GIMA E AQUAFIL, PIÙ VICINO IL RITORNO DI MPS

Rischia inevitabilmente di passare in secondo piano l’esordio di un’altra matricola: oggi comincia il collocamento della bolognese Gima (controllata da Ima). Il prezzo è fissato nella forchetta di prezzo che va da 9,6 a 12,5 euro. L’offerta, compreso l’eventuale esercizio della green shoe, riguarda il 38,5% del capitale. Gima destinerà i fondi raccolti allo sviluppo degli investimenti settore del confezionamento di sigarette a rischio ridotto.

Giovedì 21 si terrà l’asta dei credit default swap sul debito subordinato di Montepaschi, un nuovo tassello in vista del rientro in Borsa dell’istituto, ormai al 70% sotto il controllo del Tesoro. La settimana prossima dovrebbe partire il road show guidato dall’ad Marco Morelli. All’inizio di ottobre la Consob dovrebbe avviare l’istruttoria sul nuovo documento di registrazione. Il giorno 5 ci sarà un cda in preparazione del ritorno sul listino il giorno 9, ad un prezzo iniziale di 8,65 euro. Nel frattempo il Tesoro si muoverà per riscrivere parti dello statuto, che oggi si limita alla metà il numero dei consiglieri della maggioranza anche in caso di maggioranza assoluta del capitale.

Passo in avanti decisivo anche per lo sbarco in Borsa di Aquafil: l’assemblea della società, che mira all’ammissione nello Star, ha approvato la fusione in Spac 3, il veicolo scelto per accelerare la quotazione dell’azienda trentina, leader europeo nella produzione di fibre per pavimentazione tessile.

CALTAGIRONE EDITORE, OPA VERSO IL FLOP

Titoli che ritornano, matricole, ma anche un possibile delisting, dato che oggi prede il via l’Opa a 21 euro su Save che si chiuderà il 13 ottobre. Si tratta di una proposta obbligatoria scattata dopo che il controllo della compagnia è passato dalle mani del tandem Enrico Marchi-Andrea De Vido a quelle della cordata composta da Marchi stesso, i fondi di Deutsche Bank e Infravia.

Salvo colpi di scena, sembra infine destinata al fallimento l’Opa su Caltagirone Editore, che si conclude oggi dopo l’aumento dell’offerta fa parte del socio di maggioranza, lo stesso Caltagirone, da a 1 1,22 euro. Decisivo sarà l’atteggiamento di Amber Capital, che controlla quasi il 10% del capitale.

UN NUOVO TESORETTO PER PARMALAT

Sotto i riflettori anche Parmalat. Il Sole 24 ore rivela che è in vista un accordo con Citigroup per chiudere l’ultima vertenza legata al crack. La banca Usa sembra disposta a liquidare il contenzioso per una cifra vicina a i 400 milioni che andranno a rafforzare le casse della società oggi controllata da Lactalis che, a conti fatti, ha effettuato l’acquisto del gruppo, già oggetto di un’Opa totalitaria fallita), a costo zero.

L’agenda di Piazza Affari comprende oggi anche il pagamento dell’acconto dividendo da parte di Eni (0,40 euro) e di Stm (0,06 euro).

Categories: Finanza e Mercati