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Pirelli HangarBicocca presenta Cildo Meireles. Installations

“La mostra in HangarBicocca – spiega il curatore Vicente Todolí – permette di conoscere in maniera approfondita l’aspetto fisico, sensoriale e poetico delle opere di Cildo Meireles, che mettono in discussione e spesso rovesciano le idee precostituite e i luoghi comuni. La sua arte propone sfide percettive e concettuali attraverso il meccanismo della giustapposizione, dell’accumulazione e della metafora per giungere a una completa sovversione poetica. L’artista utilizza l’elemento della seduzione per attrarre il visitatore all’interno delle installazioni come in una tela di ragno. E con una significativa capacità ironica e critica offre la possibilità di sperimentare nuovi pensieri e comportamenti”.
Il percorso all’interno di Pirelli HangarBicocca si snoda attraverso dodici opere, undici installazioni di grandissime dimensioni e una scultura in scala microscopica: si parte da un cubo di 9 millimetri di legno sacro e si arriva alla riproduzione di un pontile che si affaccia su un mare di diciassettemila libri. Parzialmente coprodotta con il Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía (Madrid, Spagna) e con il Museu de Arte Contemporânea de Serralves (Porto, Portogallo), la personale di Cildo Meireles rappresenta un’occasione unica per confrontarsi con lo sguardo lirico di questo
straordinario conoscitore dei linguaggi artistici, capace di restituire una visione del mondo
eterogenea e mai scontata.

E’ la minuscola scultura Cruzeiro do Sul (1969-1970) che, provocatoriamente, apre la mostra, in contrasto con il grande spazio e in dialogo con le altre imponenti installazioni: l’opera è un cubo di 9 millimetri in legno di pino e quercia, gli alberi sacri degli indigeni d’America.

Opera tra le più monumentali e complesse, Através (1983-1989) consiste in una grande installazione in cui i visitatori si trovano a camminare su un pavimento di vetri rotti, incontrando nel percorso barriere, recinzioni, sbarre e tralicci. Il rumore prodotto dai passi e le limitazioni visibili rinviano alla possibilità di spezzare queste e altre barriere. Come ha chiarito l’artista in occasione della retrospettiva alla Tate Modern di Londra nel 2008: “Stai rompendo metaforicamente ogni pezzo di detrito, ogni proibizione e ostacolo. Il vetro infranto crea una metafora continua per lo sguardo che
riesce ad attraversare tutto” (Cildo Meireles, cat. Tate Modern, Londra, 2008).

La poetica sovversiva di Cildo Meireles ritorna in Babel (2001), una torre di radio sintonizzate su canali diversi a formare un ambiente visivo e sonoro fortemente evocativo. L’opera ha richiesto un tutore ad andare oltre al visivo per lasciare spazio agli altri sensi. All’interno di una sottile rete si trovano decine di sfere di gomma apparentemente identiche. Il pubblico, invitato a toccarle, scopre che il loro peso in realtà varia da una all’altra.

Atlas (2007) è un omaggio al lavoro Base del Mondo di Piero Manzoni, e consiste in una fotografia montata su light box che ritrae Meireles durante una performance in Danimarca (2007). L’artista si fa fotografare a testa in giù sullo stesso piedistallo che Manzoni installò nel 1961.
Una distesa di ossa (3 tonnellate), di banconote americane (6 mila) e di candele (70 mila) formano invece l’opera Olvido (1987-1989) esposta per la prima volta nella project room del MoMA di New York nel 1990. All’interno di un largo recinto costruito con decine di migliaia di candele bianche, la tradizionale tenda dei nativi dell’America settentrionale, ricoperta di denaro, si staglia in mezzo all’enorme quantità di ossa bovine che emanano un odore pungente.

Amerikkka (1991-2013) gioca sulla contrapposizione tra un pavimento di 22 mila uova di legno e un soffitto sovrastante di 55 mila proiettili. Lo spettatore si trova a “camminare sulle uova”, metafora linguistica per indicare una situazione di pericolo, accentuata dalla presenza di migliaia di proiettili rivolti verso il basso che, man mano che si procede nella camminata, si avvicinano minacciosamente.

Anche Entrevendo (1970-1994) costituisce un tentativo di esplorare la percezione umana nella sua totalità. Il visitatore è invitato a entrare in una struttura di oltre otto metri a forma di imbuto alla cui estremità è collocato un ventilatore di aria calda. All’ingresso gli vengono offerti due cubetti di ghiaccio da mettere in bocca, uno dal sapore salato e l’altro dolce. Mentre ci si avvicina alla fonte diaria calda, il ghiaccio si scioglie dando concretezza al fenomeno della sinestesia: la medesima stimolazione sensoriale viene dunque percepita come una duplice esperienza, creando
straniamento.
Cinza (1984-1986) è composta di due ambienti differenti e contigui, uno totalmente bianco, l’altro totalmente nero, i cui pavimenti sono cosparsi rispettivamente di pezzi di gesso e di carbone. Il muoversi del pubblico da una stanza all’altra tende a mischiare tra loro i colori, contribuendo alla trasformazione dell’opera.

Anche nell’opera Para Pedro (1984-1993), dedicata al figlio dell’artista Pedro Ariel, Meireles crea un ambiente delimitato da due tende oblique, che in questo caso si restringono all’estremità dove cinque schermi proiettano diverse texture apparentemente indistinte. Anche in questo caso, come in molte opere in mostra, lo spettatore può udire un suono, quello della ghiaia che viene frantumata.
All’interno della struttura rettangolare di Abajur (1997-2010) si trova un dispositivo luminoso di grandi dimensioni che, ruotando, mostra le immagini di un antico veliero che solca il mare, mentre il suono di gabbiani in volo aleggia nella stanza. Allo sguardo dello spettatore si svela, in un secondo momento, il meccanismo che fa muovere l’opera, costituito da alcune persone che azionano una dinamo che a sua volta ne fa ruotare il perno centrale.
L’icona della distesa d’acqua come spazio senza confini viene proposta anche in Marulho (1991- 1997) che consiste nella riproduzione di un lungo pontile di legno che sovrasta un pavimento di 17 mila libri con immagini del mare. Per attirare l’attenzione dello spettatore, voci diverse ripetono la parola “acqua” in varie lingue. L’opera è uno degli esempi più spettacolari della tecnica dell’accumulo utilizzata da Meireles.
L’artista
Conosciuto per essere uno dei pionieri del movimento internazionale dell’arte concettuale, Cildo Meireles (Rio de Janeiro, 1948) ha con il tempo superato i limiti di qualsiasi tendenza artistica. Sperimentando strategie di pensiero e tecniche differenti, utilizza nelle sue sculture e installazioni un’ampia varietà di oggetti e materiali scelti per il loro significato simbolico. Esplora la percezione umana nella sua totalità, affrontando temi universali anche drammatici come la dittatura, il colonialismo, la globalizzazione e la repressione dei diritti umani. Sono diventate celebri le incursioni
artistiche degli anni Settanta vissute in quegli anni come un vero e proprio sistema di controinformazione in Brasile: sul vetro delle bottiglie vuote di Coca-Cola, destinate poi a essere riempite e messe in vendita, venivano per esempio stampigliati con vernice bianca messaggi critici nei confronti della dittatura militare. Analoghe scritte erano impresse con un sistema di timbri sulle banconote in circolazione. Cildo Meireles è stato uno dei primi artisti brasiliani a partecipare a una mostra al MoMA di New York (1970) e il primo in assoluto ad avere avuto una mostra personale alla Tate Modern di Londra (2008). Annovera diverse partecipazioni nelle più importanti rassegne come Documenta a Kassel (2002) e la Biennale di Venezia (2009).

Il programma espositivo di Pirelli HangarBicocca
L’esposizione Cildo Meireles. Installations si colloca all’interno del programma di mostre firmato da Vicente Todolí insieme ad Andrea Lissoni. Il progetto espositivo è presentato in concomitanza con la mostra personale di Micol Assaël allestita nello spazio espositivo dello “Shed” fino al 4 maggio 2014.
Il calendario di Pirelli HangarBicocca proseguirà con le mostre di Pedro Paiva e João Maria Gusmão (giugno 2014), Joan Jonas (settembre 2014), Céline Condorelli (gennaio 2015), Juan Muñoz (marzo 2015) e Damián Ortega (aprile 2015).

Pirelli HangarBicocca
HangarBicocca, lo spazio per l’arte contemporanea di Pirelli, è il naturale proseguimento di una lunga tradizione di attenzione verso la cultura, la ricerca e l’innovazione che accompagna l’azienda fin dalla sua fondazione avvenuta oltre 140 anni fa. Grazie all’impegno di Pirelli, HangarBicocca rende accessibile al pubblico una programmazione di alto livello e una serie di attività per ragazzi e famiglie, ed è diventato ormai un punto di riferimento per la Grande Milano e per il pubblico internazionale.

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