Vincitrice del Turner Prize, Laure Prouvost mostra per la prima volta uno dei suoi più ambiziosi progetti: un’opera d’arte totale che racchiude al suo interno video dai montaggi sincopati, grandi installazioni, luci e suoni, oltre a una profusione di immagini e parole che espandono l’immaginazione
Laure Prouvost (Croix-Lille, Francia, 1978), artista francese vincitrice del Turner Prize nel 2013. Tra le figure più interessanti della sua generazione, Prouvost racconta storie complesse con humor surreale, inglobando nel proprio lavoro le modalità della comunicazione contemporanea contraddistinta da una proliferazione e da un costante consumo di immagini.
La mostra “GDM – Grand Dad’s Visitor Center”, a cura di Roberta Tenconi, è un’opera d’arte totale che raccoglie oltre quindici lavori – installazioni, video su monitor e proiezioni, sculture e objet trouvé -che insieme danno vita a un singolare museo dedicato al nonno dell’artista, un luogo stratificato e in divenire, dove architettura e contenuto si integrano a vicenda. Tra le opere presentate: If It Was (2015), Into All That Is There (2015), We Know We Are Just Pixels (2014), Grandma’s Dream (2013), Before, Before (2013), The Wanderer (God First Hairdresser / Gossip Sequence) (2013), I Need to Take Care of My Conceptual Granddad (2010), The Artist (2010) e Monolog (2009).
Laure Prouvost si muove con ampia libertà tra diversi sistemi di rappresentazione, alternando da una parte la finzione, il non-senso, il mondo immaginario e onirico e dall’altra la realtà dell’esperienza quotidiana e delle sensazioni umane. I suoi progetti uniscono un’estetica naïf e bric-à-brac, oggetti ordinari, installazioni labirintiche e architetture instabili a un utilizzzo elaborato della tecnologia.
Nei suoi video, gioca con i codici espressivi della musica pop, della cultura di massa, del cinema e del web, utilizzando una sovrabbondanza di immagini e ricorrendo alle parole scritte e a un montaggio frenetico per alterare il normale procedere del racconto. Mentre l’uso della propria voce e l’interazione diretta con lo spettatore – che viene chiamato in causa e spesso invitato a compiere delle azioni – rompono la convenzionale distanza tra pubblico e finzione cinematografica. Il visitatore, chiamato a muoversi, a toccare, a ballare e a assaporare del cibo, è coinvolto con tutti i sensi ed è invitato a espandere i confini della sua immaginazione e della realtà visiva.
Centrale nelle opere di Laure Prouvost risulta il tema del linguaggio.L’artista spesso trasforma e mette in discussione il significato delle parole, adatta un testo in immagini, traspone un film in scultura, fino a generare una confusione linguistica – anche attraverso una traduzione sfalsata dalla lingua madre francese all’inglese, idioma assimilato negli oltre diciotto anni trascorsi a Londra.
Mi confronto sempre con il linguaggio. Vivere in Inghilterra mi ha portato a dover affrontare fraintendimenti e malintesi nella comunicazione. Ciascuno crea la propria visione delle cose e a volte sono proprio queste visioni a spingere il linguaggio oltre il significato letterale. (Laure Prouvost, 2012)
In “GDM – Grand Dad’s Visitor Center” il percorso espositivo si sviluppa in ambienti stranianti e atmosfere paradossali: un salone di bellezza, superfici specchianti, stanze inclinate e spigolose, corridoi bui e labirintici, un’area in cui viene offerto il tè e una zona per il karaoke. La mostra alterna luci e suoni, immagini e parole scritte, momenti di quiete e contemplazione a occasioni di euforia, in un viaggio seducente che avvolge il visitatore e che ne richiede la sua piena partecipazione.
Il progetto si ispira alla presunta storia del nonno di Laure Prouvost, prolifico artista concettuale e caro amico del celebre artista tedesco Kurt Schwitters, che scavando un lungo tunnel tra il suo studio e l’Africa, un giorno non ne fa più ritorno, lasciando la moglie – la nonna dell’artista – unica custode delle sue opere. In particolare, l’idea per il Visitor Center prende avvio nel 2013 con l’installazione video Wantee, in cui compaiono alcune sculture create dal nonno, ma ormai trasformate in oggetti di uso domestico. La costruzione del Visitor Center rimanda anche a una più ampia riflessione sul significato stesso di museo come luogo deputato alla conservazione di opere e alla loro trasmissione nel domani. Nel video If It Was (2015) Prouvost ne mette in discussione le convenzioni: immagina un posto in cui ballare e cantare, dove i visitatori sono accolti caldamente con un bacio, possono fare Zumba e accarezzare le opere. E’ un luogo in cui il passato, con in suoi momenti oscuri e impolverati, assume significato nel presente e nel futuro, e in cui il pubblico viene trasportato “attraverso il tunnel della storia” verso “altri luoghi”.
Una delle opere più significative in mostra è The Wanderer (God First Hairdresser / Gossip Sequence) (2013), un’installazione che riproduce accuratamente il set di un negozio da parrucchiere e in cui è possibile accedere per guardare il video omonimo. L’opera è una delle sette parti di cui si compone The Wanderer, progetto che trasforma in immagini e sculture la surreale interpretazione de Le Metamorfosi di Franz Kafka realizzata dall’artista scozzese Rory MacBeth che ha tradotto il libro senza sapere il tedesco e senza l’ausilio di un vocabolario. La versione di Prouvost porta all’eccesso la confusione della traduzione, dando vita a una bizzarra narrazione in cui Gregor, il protagonista, si perde in un mondo assurdo e letteralmente capovolto, tra bunker e atmosfere da Guerra Fredda e il negozio per pettinature africane di sua madre.
Il tema dell’identitá é sostanziale anche nella genesi del personaggio del nonno che compare in diverse opere presenti in Pirelli HangarBicocca. Tra queste, il video che vede la sua prima apparizione I Need to Take Care of My Conceptual Grandad (2010),girato a Londra all’interno dello studio dell’artista John Latham (1921-2006) a cui Prouvost aveva fatto da assistente per alcuni anni. Il nonno è presente anche nei video The Artist (2010),Wantee (2013) e Grandma’s Dream (2013) – quest’ultimo mostrato all’interno della camera da letto della nonna, un luogo fantastico tutto rosa in cui è più semplice sognare.
Laure Prouvost (Croix-Lille, Francia, 1978), vive e lavora tra Anversa e Londra. Si è diplomata nel 2002 al Central St Martins College of Art e nel 2010 al Goldsmith College di Londra. Dal 2003 ha diretto per dieci anni tank.tv, piattaforma online per video d’arte. Vincitrice del Turner Prize e del Max Mara Art Prize for Women nel 2013, ha esposto in diverse istituzioni internazionali tra cui: Haus der Kunst, Monaco (2015); Musée départemental d’art contemporain, Rochechouart (2015); Neuer Berliner Kunstverein, Berlin (2014); New Museum, New York (2014); Whitechapel Gallery, Londra (2013); Tate Britain, Londra (2013); Collezione Maramotti, Reggio Emilia (2013); Fondazione Morra Greco, Napoli (2012); The Hepworth, Wakefield (2012).
Oltre alla personale in Pirelli HangarBicocca, nel 2016 è in corso una mostra in tre tappe presso Le Consortium, Digione (giugno – settembre 2016); MMK, Francoforte (settembre – novembre 2016); Kunstmuseum Luzern, Lucerna (ottobre 2016 – febbraio 2017).
Il Programma Espositivo di Pirelli HangarBicocca
“GDM – Grand Dad’s Visitor Center” fa parte del programma di mostre concepito dal Direttore Artistico Vicente Todolí per Pirelli HangarBicocca. La mostra di Laure Prouvost viene presentata nello spazio dello Shed dove la programmazione proseguirà con le mostre di Rosa Barba (maggio – settembre 2017) e la collettiva “Take Me (I’M Yours)” (ottobre 2017 – febbraio 2018). Nello spazio delle Navate è presentata contemporaneamente la mostra “Situations” di Kishio Suga (30 settembre 2016 – 29 gennaio 2017), mentre le mostre future includono Miroslaw Balka (marzo – luglio 2017), Lucio Fontana (settembre 2017 – gennaio 2018), Matt Mullican (febbraio – luglio 2018).