Il Consiglio di Amministrazione di Pirelli & C. SpA, riunitosi oggi, ha esaminato e approvato il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2015. I risultati dei primi nove mesi 2015 sono stati caratterizzati in particolare dalle stime per il 2015, che la società ha rivisto al ribasso per riflettere il peggioramento di Russia e Brasile accentuatosi in estate.
I conti dei primi nove mesi dell’esercizio evidenziano invece ricavi in crescita del 4% a 4,711 miliardi e un risultato operativo prima degli oneri non ricorrenti di 657,2 milioni (+1,5%). L’ebit post oneri straordinari è di 648,1 milioni (+2,9%). In lieve calo l’utile netto delle attività in funzionamento che si attesta a 291,2 milioni dai 297,5 di un anno fa e sconta gli effetti della svalutazione del Bolivar venezulano e dell’incremento dei tassi di interesse in alcuni Paesi fuori dall’eurozona.
Il gruppo, uscito di recente da Piazza Affari, ha annunciato di attendersi per l’intero esercizio ricavi in crescita di circa il 4% sopra i 6,25 miliardi di euro, mentre la precedente stima era di oltre 6,35 miliardi, e un Ebit prima degli oneri di ristrutturazione e non ricorrenti intorno ai 925 milioni (da circa 960 milioni del precedente target). L’ebit finale, atteso a circa 870 milioni (circa 930 milioni l’ultima previsione), sconterà invece oneri non ricorrenti cresciuti a 55 milioni da 30 milioni riferibili principalmente alle azioni di ristrutturazione in Sudamerica e ai costi per la separazione del business dei pneumatici industrial.
Confermata la previsione di una posizione finanziaria netta negativa per circa 850 milioni. I conti dei primi nove mesi dell’esercizio mostrano ricavi in crescita del 4% a 4,711 miliardi e un risultato operativo prima degli oneri non ricorrenti di 657,2 milioni (+1,5%). L’ebit post oneri straordinari è di 648,1 milioni (+2,9%). In lieve calo l’utile netto delle attività in funzionamento che si attesta a 291,2 milioni dai 297,5 di un anno fa e sconta gli effetti della svalutazione del Bolivar venezulano e dell’incremento dei tassi di interesse in alcuni Paesi fuori dall’eurozona.