Il futuro di Pirelli è sotto i riflettori, tra indagini istituzionali e nuovi equilibri azionari che potrebbero rivoluzionare la governance del gigante degli pneumatici. L’ultimo capitolo di questa vicenda vede Palazzo Chigi al lavoro su un delicato dossier legato al cosiddetto Golden Power, i poteri speciali che l’Italia esercita su aziende strategiche per la sicurezza nazionale. La China National Tire and Rubber Corp. (Cnrc), il socio cinese di Pirelli tramite il veicolo Marco Polo International Italy (Mpi), è ora sotto esame per una presunta violazione di queste prescrizioni. Ma facciamo un passo indietro.
Pirelli sotto lo scudo del Golden Power
Il 15 giugno 2023, il governo italiano, su proposta del ministero delle Imprese e del Made in Italy, ha messo in atto il Golden Power per monitorare da vicino la partecipazione cinese in Pirelli. La motivazione? Proteggere tecnologie strategiche, in particolare i sensori Cyber impiantabili negli pneumatici, elementi chiave per l’innovazione e la competitività del settore.
Il provvedimento ha imposto alcune rigide regole: prima di tutto, che Pirelli non sia sotto la “direzione e coordinamento” di azionisti stranieri. Inoltre, l’amministratore delegato di Pirelli deve essere scelto dalla lista di maggioranza, con il nome indicato da Camfin, la holding italiana che controlla una parte significativa del gruppo. Un altro punto importante: su 12 amministratori da nominare, 4 dovranno essere scelti da Camfin. Una strategia pensata per garantire che, pur rimanendo un gigante globale, Pirelli resti saldamente nelle mani italiane.
La contestazione del Governo: focus sui “collegamenti” tra Pirelli e i cinesi
Ora il governo è pronto a valutare se, in realtà, queste prescrizioni siano state rispettate. La presidenza del Consiglio dei ministri ha aperto un procedimento amministrativo per verificare i legami tra il gruppo della Bicocca e Cnrc, temendo che alcuni ruoli nel consiglio di amministrazione possano compromettere l’indipendenza della società.
A far alzare il campanello d’allarme è l’intreccio di ruoli che coinvolge i vertici del gruppo. In primis, quello di Jiao Jian, presidente di Pirelli dal 2021 e anche amministratore e presidente di Sinochem Holdings, il colosso cinese che controlla, tramite Cnrc, una fetta consistente delle azioni del colosso degli pneumatici. Un doppio incarico che potrebbe violare le disposizioni relative all’autonomia e indipendenza che il governo italiano ha voluto garantire attraverso il Golden Power. L’indagine, avviata il 31 ottobre 2024, dovrà concludersi entro 120 giorni, ma gli esiti potrebbero avere ripercussioni importanti sulla governance e sul controllo dell’azienda.
I nuovi equilibri: Camfin e Mtp in corsa
Nel frattempo, dentro Pirelli si stanno muovendo anche gli azionisti italiani, con Camfin e Mtp che spingono per aumentare la loro influenza nel capitale sociale del gruppo. Il gruppo ha visto l’uscita di Brembo, che ha venduto la sua partecipazione del 5,58%, ma a guadagnare terreno sono stati Camfin e Mtp, due delle principali realtà italiane che, dopo l’uscita del gruppo di Alberto Bombassei, hanno incrementato la loro quota in Pirelli.
Attualmente, il sistema Camfin-Mtp controlla il 25,7% di Pirelli, ma l’obiettivo sembra essere ancora più ambizioso. La holding ha infatti manifestato l’intenzione di salire fino al 29,9%, un livello che potrebbe dare loro una presa strategica ancora più forte sulla società. Tuttavia, questo non significa che la partita sia finita. I cinesi di ChemChina, il principale azionista di Pirelli con il 37%, non sono disposti a cedere terreno.