Nel 2021, più di 4 italiani su 10 sono stati dei “pirati”: hanno fruito illegalmente di un film, una serie tv o una partita di calcio. Mentre gli “atti di pirateria audiovisiva” sono scesi del 24% rispetto al 2019 (dimezzati rispetto al 2016). Tuttavia, il danno per il settore dei media e per il paese nel suo complesso rimane assai rilevante. È quanto emerso dalla nuova indagine condotta dalla società Ipsos per conto di FAPAV – Federazione per la Tutela delle Industrie dei Contenuti Audiovisivi e Multimediali.
In sostanza la pirateria in Italia avanza in termini di audience ma decresce sotto il profilo della frequenza: i film rimangono il contenuto più visto illecitamente con il 29% di incidenza tra la popolazione adulta, seguono le serie/fiction con il 24% e i programmi con il 21%. Discorso a parte per gli sport live, se nel 2019 per questa tipologia di contenuto la percentuale di fruizione si attestava al 10%, nel 2021 sale al 15%.
Pirateria audiovisiva sempre più digitale e per tutte le età
Tra le modalità in calo il download/P2P e lo streaming illegale, in forte crescita il numero di chi ha fruito almeno una volta delle IPTV illecite, passato dal 10% nel 2019 al 23% nel 2021. Si tratta di 11,7 milioni di individui, anche se gli abbonati ad almeno una IPTV illecita sono 2,3 milioni.
In questa edizione la ricerca ha voluto indagare anche il fenomeno della condivisione delle credenziali di accesso delle piattaforme legali di contenuti, registrando che al 41% dei pirati è capitato di fruire almeno una volta di contenuti audiovisivi in abbonamento attraverso l’accesso con credenziali altrui non ritenendola una forma di pirateria.
Anche tra gli adolescenti si conferma lo stesso trend degli adulti. Nel 2021 l’incidenza dei pirati più giovani (10-14 anni) è salita al 51% mentre risulta in netto calo la frequenza degli atti (-20% rispetto al 2019) con una forte preferenza, in termini di contenuti fruiti, di eventi di sport live, seguiti da film, serie/fiction e programmi.
I danni economici della pirateria audiovisiva
La pirateria audiovisiva rimane un fenomeno che desta forte preoccupazione anche in relazione alla ripresa del settore audiovisivo dopo due anni di pandemia: i dati Ipsos evidenziano come il danno potenziale del fenomeno illegale per quanto riguarda film, serie e fiction è pari a 673 milioni di euro, con quasi 72 milioni di fruizioni perse. Per quanto riguarda invece gli eventi sportivi live, la stima del danno economico causato dalla pirateria risulta pari a 267 milioni di euro con circa 11 milioni di fruizioni perse.
Guardando al Paese, il fenomeno dell’illegalità diffusa nella fruizione di contenuti audiovisivi, provoca danni ingenti, sia in termini di fatturato, circa 1,7 miliardi di euro; sia come pil, circa 716 milioni di euro; sia come entrate fiscali per lo Stato, circa 319 milioni di euro, che potrebbero essere impiegati in servizi pubblici a disposizione della collettività. Invece la pirateria non solo è un freno per lo sviluppo ma mette anche a serio rischio l’occupazione: si stima una perdita di posti di lavoro pari a 9.400 unità.
Cresce la consapevolezza della pirateria come reato
Le conseguenze allarmanti non riguardano solo il fronte economico e industriale ma anche la sicurezza degli utenti: numerosi sono infatti i rischi, soprattutto se pensiamo all’accesso a piattaforme illegali, legati ad attacchi informatici con violazioni dei dati personali e bancari, oltre ai pericoli sui device attraverso malware e virus.
Sul tema della percezione della pirateria come reato, si registra una crescita della consapevolezza dell’illegalità e dei rischi connessi all’accesso a piattaforme non lecite, anche da parte dei più giovani. Rispetto alle forme di deterrenza si registra che il 36% dei pirati si è trovato nell’ultimo anno davanti a siti web illegali oscurati e di questi il 43% ha scelto di ricorrere ad un’alternativa lecita (pay-tv e streaming legale in primis).
Come contrastare il fenomeno?
Federico Bagnoli Rossi, presidente e direttore generale FAPAV ha commentato: “Oltre alle necessarie azioni di enforcement, riteniamo fondamentale che vengano attuate iniziative sinergiche di comunicazione come la recente campagna ‘We Are Stories’, promossa dalla Federazione a tutela e sostegno dell’intera industria audiovisiva, insieme a ANEC, ANICA, APA, MPA e UNIVIDEO. Guardiamo con interesse e attenzione al testo unificato sui Disegni di Legge in tema di contrasto alla pirateria, in discussione alla Camera, con l’auspicio che l’iter possa proseguire speditamente portando ad un necessario adeguamento degli strumenti a disposizione”, ha concluso Bagnoli Rossi.
“È chiaro che il fenomeno va tenuto costantemente sotto controllo, dal momento che l’impatto su varie dimensioni economiche del nostro Paese genera dei numeri impressionanti. Diffondere questi numeri contribuisce a contrastare la ‘cultura’ dell’illegalità: ancora oggi la metà dei pirati ritiene erroneamente che il proprio comportamento non sia grave, nonostante si sappia che si tratti di un vero e proprio reato. Evidentemente vi è ancora la convinzione che l’entità del danno sia contenuto e che la probabilità di essere scoperti e puniti non sia elevata”, ha sottolineato Nando Pagnoncelli, presidente Ipsos Italia.