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Pir, il record dei fondi comuni e l’occasione dei piani individuali di risparmio

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Nel 2016 il patrimonio del risparmio gestito ha raggiunto un nuovo massimo storico toccando 1.937 miliardi di euro (+100 miliardi rispetto a fine 2015). A trainare la raccolta (+55 miliardi di euro) è stato, ancora una volta, il comparto relativo alle gestioni collettive e in particolare ai fondi comuni. Nei dodici mesi il saldo netto tra sottoscrizioni e riscatti di fondi comuni è stato pari a 35 miliardi di euro. Il peso dei fondi comuni sul totale del risparmio gestito negli ultimi anni è progressivamente aumentato grazie a un ritmo di sviluppo più sostenuto rispetto alle gestioni patrimoniali; il valore attuale (51%) resta comunque distante rispetto a quello relativo a prima della crisi finanziaria (57%). Il patrimonio gestito dai fondi comuni aperti (italiani ed esteri) sul mercato italiano ammonta a fine 2016 a 900 miliardi di euro.

La ricerca di rendimenti dal lato della domanda e di ricavi alternativi al margine di interesse dal lato dell’offerta ha portato le banche negli ultimi anni ad accrescere in modo considerevole la distribuzione di prodotti di risparmio gestito. Si calcola che nel triennio 2013-2015 le banche italiane abbiano collocato quasi 200 miliardi di fondi comuni, gestioni patrimoniali e prodotti assicurativi vita. Lo sviluppo di questa attività ha portato a un aumento medio annuo del 15% delle commissioni da gestione e intermediazione del risparmio. Un contributo rilevante è stato fornito dalla raccolta in fondi comuni per i quali la crescita dei ricavi è stata in media del 25%.

La legge di bilancio approvata lo scorso dicembre ha introdotto in Italia, a partire dal 2017, una nuova forma di investimento: i Piani Individuali di Risparmio (Pir). Si tratta di uno strumento che ha come obiettivo quello di canalizzare una parte del risparmio verso le piccole e medie imprese italiane nelle quali i Pir devono investire una quota rilevante del patrimonio raccolto. I Pir offrono un trattamento fiscale agevolato: mantenendoli in portafoglio per almeno cinque anni non verrà applicato il prelievo fiscale sul capital gain. Qualora l’investitore decidesse di smobilizzare la posizione prima dei cinque anni si applicherebbero le aliquote ordinarie. È inoltre prevista l’esenzione totale dalle imposte di successione.

In considerazione della maggior rischiosità di questo strumento rispetto ad altre tipologie di investimento l’ammontare sottoscrivibile non è discrezionale ma presenta dei limiti massimi. Per i privati il limite è stato fissato a 30mila euro l’anno, mentre gli investitori istituzionali, i fondi pensione e le casse previdenziali possono investire fino al 5% delle proprie attività.

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