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Pir, Banca Sella lancia 2 fondi e punta sui piccoli investitori

Nella corsa ai Pir, i Piani individuali di risparmio esentasse introdotti a fine 2016 dalla Legge di stabilità, Banca Sella non poteva mancare e infatti è scesa in campo con due nuovi fondi, uno bilanciato e uno azionario ma con una particolarità: l’attenzione ai piccoli investimenti, da 50 euro in su, per attrarre gradualmente nuovi clienti che pensano a investimenti di medio-lungo periodo con costi in linea a quelli dei fondi comuni. Ne parla a FIRSTonline Nicola Trivelli, ad di Sella Gestioni.

Anche il Gruppo Banca Sella, con Sella Gestioni, ha deciso di puntare sui Pir lanciando due Fondi: quali sono le caratteristiche dei due fondi e quale il target dei risparmiatori a cui vi rivolgete?

Come Società di Gestione lo scorso anno abbiamo seguito molto da vicino la battaglia condotta da Assogestioni per portare i piani individuali di investimento anche in Italia. Dopo diversi tentativi il progetto è stato finalmente portato a compimento nell’ambito della legge di Bilancio 2017 che ha consentito al nostro Paese di allineare il proprio ordinamento a quello di Nazioni come Francia e Regno Unito, dove da anni esistono già strumenti simili.

Per quanto ci riguarda abbiamo deciso di proporre ai nostri clienti due piani differenti. Poche settimane fa abbiamo lanciato sul mercato un nuovo prodotto caratterizzato dai requisiti richiesti dalla normativa in base alla quale almeno il 70% del valore complessivo dei Pir deve essere investito in strumenti finanziari emessi o stipulati da imprese italiane o estere aventi attività stabile in Italia. Inoltre, almeno il 21% del valore totale del fondo deve essere investito in strumenti non emessi da aziende quotate sul Ftse Mib. Scendendo nei dettagli i il fondo “Investimenti Bilanciati Italia” lanciato da Sella Gestioni è stato pensato per gli investitori che possiedono un profilo di rischio moderato (3 su una scala da 1 a 7) e investe in strumenti di natura azionaria, fino a un massimo del 40%, obbligazionaria e monetaria denominati in euro. Lo scopo è quello di accompagnare il cliente nel lungo periodo consentendogli non solo di sfruttare il vantaggio fiscale previsto dalla legge, cioè l’esenzione dalla tassazione dei redditi generati dagli investimenti mantenuti per almeno 5 anni, ma anche di sfruttare le potenzialità di un prodotto che volendo può essere detenuto anche per tutta la vita.

La seconda proposta invece in cosa consiste?

La seconda proposta è “Investimenti azionari Italia”: il nostro fondo azionario Italia, con una storia lunga 23 anni, sul mercato dal 6 aprile con la nuova classe  Pir. Lo abbiamo lanciato nel 1994 e da allora ha avuto un rendimento del 40% superiore al benchmark, con una media di poco meno del 2% l’anno. Negli ultimi 5 anni se lo compariamo con Etf iShare FtSe Mib abbiamo avuto una performance superiore di 20 punti.

“Investimenti Azionari Italia” investe interamente in strumenti azionari denominati in euro e si rivolge dunque ad una clientela con un profilo di rischio un po’ più alto.

Perché il risparmiatore dovrebbe preferire Pir del Gruppo Banca Sella a quelli di altri gestori? Che cosa hanno di diverso dagli altri i vostri prodotti?

Il motivo del grande successo del fondo azionario Investimenti Azionari Italia è dovuto a un team dedicato di gestori e analisti che ha un rapporto diretto con tutte le società su cui investiamo ed effettua verifiche e valutazioni continue. Sull’azionario Italia questa gestione crea davvero un’overperformance perché conoscere da vicino le singole realtà crea differenza e valore. Tutto questo nell’ottica di una Sgr italiana. Sappiamo in cosa investiamo e in un’ottica di medio lungo termine come quella che caratterizza i Pir siamo in grado di affidarci alle aziende più solide e affidabili.

I costi sembrano un punto critico dei Pir: voi che cosa prevedete per commissioni d’ingresso, di gestione e di performance?

Abbiamo un pricing identico a quello che avevamo in precedenza. Per quanto riguarda l’Azionario Italia la commissione di gestione sui Pir è uguale a quella della classe retail già esistente e cioè 1,825%. I dati di performance cui ho accennato prima sono al netto di questa commissione. Per quanto riguarda le commissioni d’ingresso è il collocatore a decidere, spesso e volentieri non vengono applicate e in ogni caso non possono superare il 2%. Non ci sono né penali né commissioni d’uscita.

Il fondo bilanciato ha invece una commissione dell’1,5%, in linea con i prodotti bilanciati azionari. Anche in questo caso non vengono applicate penali e commissioni d’uscita. Quelle d’entrata invece, come per l’azionario, dipendono dal soggetto collocatore.

Sella Gestioni sembra puntare su piccoli investimenti iniziali nei Pir (bastano 500 euro): perché?

In base alla legge, con i Pir si possono investire fino a un massimo di 30mila euro in un anno e fino a 150mila euro complessivi nel corso della vita del Pir, a patto che l’investimento sia mantenuto per almeno 5 anni. Questa caratteristica ci spinge a puntare sull’efficienza. Inoltre vogliamo dare la possibilità anche al cliente più piccolo di effettuare un investimento vantaggioso sul lungo termine. Il nostro consiglio è quello di puntare sempre sui Pac (piani di accumulo) senza creare barriere e senza limitarci ai soli clienti private.

Il nostro piano d’accumulo si basa su un investimento minimo di 50 euro, mentre con i Pic (piano di investimento di capitale) la base è di 500 euro. Con queste cifre non solo riusciamo ad entrare gradatamente sul mercato, limitando e mediando i rischi, ma riusciamo anche a controllare meglio l’emotività legata alla volatilità nei momenti in cui il mercato è negativo. Rimangono validi i punti forti di un investimento in fondi  grazie ad un’attenta diversificazione delle attività finanziarie che selezioniamo e ad una attiva gestione del portafoglio e dei rischi.

L’Agenzia delle Entrate sta per emanare una circolare che permetterà di intestare i Pir anche ai minorenni: questa novità potrà spingere i nonni e i genitori a investire nei Pir per i figli?

Assolutamente sì, è una politica che Banca Sella segue anche con i fondi pensione. Nel passato nonni e genitori mettevano 50, 100 euro nei libretti di risparmio allo scopo di garantire un futuro a figli e nipoti, oggi viene data la possibilità di farlo attraverso un piano d’investimento di lungo periodo ed è molto interessante. I dettagli della normativa in merito ai minorenni non sono ancora chiari, stiamo aspettando chiarimenti dal ministero dell’Economia e dall’Agenzia delle Entrate. Ma se le aspettative venissero confermate potrebbero diventare anche un mezzo per creare un’educazione finanziaria sin dalla giovane età e per consentire ai ragazzi di avere a che fare con il risparmio. All’estero ci sono già delle forme di risparmio destinate ai minori e stanno avendo degli ottimi risultati.

I Pir possono funzionare anche a scopo previdenziale in alternativa ai fondi pensione?

I Pir hanno una finalità e una modalità di gestione differente. Il fondo pensione viene detratto dall’imponibile e procura un vantaggio fiscale immediato grazie alla detrazione dei 5.164,57 € previsti dalla normativa, creando così un rendimento già sul versamento istantaneo. L’obiettivo è quello di costruire un piano previdenziale che integri quello obbligatorio, consentendo al singolo di avere più reddito disponibile dopo la pensione.

I Pir sono invece uno strumento che può accompagnare il risparmiatore per la vita. Il vantaggio fiscale è sui rendimenti potenziali. All’estero, soprattutto in Francia e Regno Unito i Piani individuali di risparmio hanno funzionato perché sono diventati un’abitudine che ha cambiato la cultura finanziaria degli investitori. In Italia questa cultura non c’è ancora e oggi abbiamo un’ottima occasione per crearla, facendo parallelamente in modo che questo risparmio aiuti le piccole e medie imprese.

Tra le piccole e medie imprese su cui i Pir devono per legge investire voi preferirete quelle del vostro territorio d’origine (Biella e il Piemonte) o vi muoverete a tutto campo e secondo quali criteri?

Il nostro universo investibile è formato da tutte le aziende italiane anche perché, essendo un panorama non troppo ampio, è giusto non avere delle limitazioni territoriali. Anzi, ciò che vogliamo fare è trovare delle eccellenze nelle varie caratterizzazioni geografiche. Delle nicchie di grande successo, quelle aziende che nel corso di questi anni di crisi sono comunque riuscite ad andare avanti e ci hanno tirato fuori dai guai.

Noi guardiamo a tutte le piccole e medie realtà esistenti in Italia e per scegliere le migliori ci basiamo sulla loro efficienza finanziaria e sulle loro performance nel tempo. Puntiamo sulle imprese che rispettano una serie di parametri: l’analisi si basa sul business, sul management, sul tasso d’innovazione nel settore di appartenenza, sulla capacità di creare flussi positivi nel futuro e, come fondi comuni, ovviamente anche sulla capacità di garantire liquidità. Ricordiamo che i Pir non sono vantaggiosi solo per gli investitori, ma anche per le imprese che riescono ad avere un canale di finanziamento alternativo alle banche.

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