Promossi a pieni voti. I Pir alternativi introdotti dal decreto Rilancio riusciranno non solo a dare nuovo slancio ai piani individuali di risparmio dopo le difficoltà vissute nel 2019, ma anche e soprattutto ad aiutare la crescita del Paese. È quanto emerso nel corso di un evento sui Pir organizzato da Assogestioni in collaborazione con FocusRisparmio e con le società sostenitrici del Salone del Risparmio cui hanno partecipato Stefano Scalera (Mef), Saverio Perissinotto, amministratore delegato di Eurizon, e Tommaso Corcos, amministratore delegato di Fideuram – Intesa Sanpaolo Private Banking.
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“Abbiamo sempre creduto nei Pir, sin dal 2017 con il lancio di quelli tradizionali”, ha affermato Fabio Galli, presidente di Assogestioni. “La norma sui Pir è molto importante per due motivi principali: primo, il lungo periodo, con l’incentivo a rimanere investiti nel tempo mantenendo il sangue freddo nei momenti di difficoltà. Secondo, quello di andare verso asset class fino a ora non accessibili come gli strumenti illiquidi non quotati – un passaggio che ci porta verso l’economia reale”.
Nel corso dell’evento Nicola Ronchetti, fondatore e ad dell’istituto di ricerca FINER Finance Explorer, ha presentato una ricerca condotta su 2.700 soggetti. L’analisi ha mostrato come tra gli investitori finali si sia registrata una crescita sia dei livelli di conoscenza (+14% rispetto alla prima rilevazione) che di interesse (+13%) verso gli investimenti in economia reale dopo la pandemia. Non solo, secondo Equita i pir alternativi riusciranno a raccogliere 2-3 miliardi all’anno, fino a raggiungere quota 10-15 miliardi in 5 anni.
“È strategico per l’industria sviluppare l’offerta dei fondi di private markets chiusi, che sono e saranno sempre più importanti nel mercato italiano – afferma Saverio Perissinotto, ceo di Eurizon – Se guardiamo all’evoluzione degli altri mercati internazionali osserviamo una crescente presenza di fondi di private markets e credo che questo strumento possa essere l’opportunità per le società di gestione italiane che hanno le competenze necessarie, di crescere in questo segmento di business”. “Sono convinto che l’asset class alternativa dia un contributo in termini di ottimizzazione del portafoglio complessivo a condizione di conoscerne e accettarne le regole. È opportuno che l’investitore sia consapevole dello strumento d’investimento e che abbia la capacità patrimoniale adeguata”, ha concluso.
“I PIR alternativi – ha spiegato invece Tommaso Corcos, presidente di Assogestioni e ceo di Fideuram Private banking – sono uno strumento di sviluppo “di sistema” estremamente rilevante, perché punta a finanziarie il mercato delle PMI, un segmento verso cui i PIR tradizionali erano meno attenti”.
Parlando dei pir tradizionali ed alternativi, Corcos ha aggiunto: “non c’è dubbio che una normativa chiara e stabile potrà incoraggiare una raccolta sostenuta; l’industria del risparmio gestito e le reti di consulenza sono impegnate nel rilancio dell’economia, con grande concretezza. Infine, è giusto sottolineare l’importanza dei temi ESG, dato che cresce sempre più consapevolezza che investire in modo “sostenibile” porta a migliori risultati di lungo periodo”.