Negli ultimi anni le previsioni dello Stato sull’andamento dell’economia italiana si sono fatte più accurate. Lo rivela un’analisi storica delle previsioni macroeconomiche del ministero dell’Economia e dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) pubblicata giovedì. Lo studio si concentra sulle stime contenute nei documenti di programmazione del Governo (Documento di economia e finanza e relativa Nota di aggiornamento) nel periodo in cui l’Upb ha svolto gli esercizi di validazione (dal 2014 a oggi), confrontandole con quelle relative al periodo precedente e con le stime effettuate da altri previsori.
Nel periodo in cui ha operato l’Upb le previsioni del Mef “sono diventate più bilanciate, soprattutto sul Pil reale – si legge nell’analisi – L’accuratezza delle stime, riferita alla dimensione degli errori, è migliorata nella seconda metà dello scorso decennio, sebbene vi siano ancora margini di ulteriore miglioramento per il PIL nominale, soprattutto sugli orizzonti più lunghi”.
In particolare, “le previsioni dell’Upb sono state lievemente più caute di quelle del Mef, analogamente a quelle della Commissione europea, che tuttavia si caratterizzano per un eccesso di pessimismo per l’anno in corso”, si legge ancora nel testo.
Dallo stesso focus emerge inoltre che, negli ultimi sette anni, si è ridotto anche il divario fra le previsioni ufficiali e quelle degli analisti privati.
D’altra parte, gli analisti dell’Upb ammettono che “il numero di osservazioni disponibili è contenuto, anche perché è necessario eliminare dal campione gli anni caratterizzati da shock anomali, come quello della pandemia”.
Di conseguenza, “non sono al momento possibili valutazioni statistiche inferenziali più raffinate: analisi più solide potranno essere effettuate in futuro, quando si disporrà di serie storiche più lunghe”.