L’Istat rivede i dati sul Pil 2014 (in positivo) e 2015 (in negativo). Il primo passa da -0,3 a +0,1%, il secondo da +0,8 a +0,7%. Intanto, cresce l’attesa per la presentazione della nota d’aggiornamento del Documento di economia e finanza che il governo presenterà all’inizio della settimana prossima e che – come già annunciato dal ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan – conterrà una revisione al ribasso delle stime sul Pil 2016. Nella girandola delle revisioni è proprio questa la domanda decisiva (perché il dato impatta sui saldi della legge di Stabilità): quanto cresceremo quest’anno?
“La crescita italiana è all’1%. Non ne sono contento – ha detto il premier Matteo Renzi in una intervista al Washington post realizzata martedì scorso a New York e pubblicata oggi – ma lo scorso anno era stata dello 0,8%, tre anni fa era -1,9%. Abbiamo cambiato direzione, ma la velocità non è quella dei miei sogni”.
Lo scorso gennaio Renzi aveva definito “assolutamente alla nostra portata” per il 2016 una crescita dell’1,6%. Poi il rallentamento internazionale e la Brexit hanno contribuito a rallentare l’economia e ad aprile il Governo ha inserito nel Def una previsione del +1,2%. Ma secondo il Fondo monetario internazionale un +1% è già troppo ottimistico e dopo il referendum britannico Confindustria e Prometeia hanno avvertito che ci fermeremo al +0,8%.
Non è finita: proprio oggi Prometeia ha ulteriormente tagliato le stime sul Pil 2016 da +0,8% a +0,7% e quelle sul 2017 da +0,9% a +0,8%, mentre due giorni fa era stata l’Ocse a tagliare le previsioni per quest’anno dal +1% al +0,8% e addirittura dal +1,4 al +0,8% per l’anno prossimo.
Tornando ai dati Istat sul 2015, l’istituto spiega che i nuovi dati incorporano la revisione dei conti nazionali relativa al triennio 2013-2015, effettuata per tenere conto delle informazioni acquisite dopo la stima pubblicata a marzo.
Nel 2015 il Pil ai prezzi di mercato risulta pari a 1.642.444 milioni di euro correnti, con una revisione al rialzo di 6.072 milioni rispetto alla stima precedente.
Sempre l’anno scorso gli investimenti fissi lordi sono cresciuti dell’1,3%, i consumi finali nazionali dell’1%, le esportazioni di beni e servizi del 4,3% e le importazioni del 6%. Il valore aggiunto, a prezzi costanti, è aumentato del 3,7% in agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’1,3% nell’industria in senso stretto e dello 0,4% nel settore dei servizi. Nelle costruzioni si è registrato, invece, un calo dell’1,2%.
Per l’insieme delle società non finanziarie, la quota di profitto è stata pari al 41% e il tasso di investimento al 19,3%. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato una crescita dello 0,9% sia in valore nominale, sia in termini di potere d’acquisto. Poiché i consumi privati sono aumentati dell’1,5%, la propensione al risparmio delle famiglie è scesa all’8,3% (dall’8,9% del 2014).
L’indebitamento netto delle Amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è risultato pari nel 2015 a -2,6% (-3% nel 2014), con un valore invariato rispetto alla stima pubblicata a marzo. Il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è pari all’1,5% del Pil.
Quanto al 2014, l’Istat precisa che il Pil in volume è cresciuto dello 0,1%, con una revisione al rialzo di 0,4 punti percentuali rispetto alla diminuzione di 0,3 punti percentuali stimata a marzo. Per il 2014 il livello del Pil risulta rivisto verso l’alto di 8.497 milioni di euro.