Colpo di falce da parte di Standard & Poor’s alle previsioni sull’andamento del Pil italiano 2022. L’agenzia di rating americana ha comunicato lunedì le nuove stime sulla crescita italiana per quest’anno: +3,1%. Il dato è contenuto nell’ultimo report di S&P Global Ratings che delinea l’outlook economico dell’Eurozona.
Soltanto lo scorso novembre, Standard & Poor’s aveva previsto una risalita ben più ampia per il prodotto interno lordo del nostro Paese: +4,7%.
L’aggiornamento, in realtà, è il secondo in poche settimane realizzato alla luce della guerra e dell’impennata dei prezzi delle materie prime.
Lo scorso 8 marzo, infatti, S&P proprio a causa delle tensioni geopolitiche, aveva già rivisto al ribasso le stime globali degli impatti sull’economia, ma si trattava di calcoli provvisori (in quel report – che conteneva stime preliminari – per l’Italia si prevedeva una salita del Pil ridotta al +3,3% per quest’anno). Ora arrivano le stime definitive di S&P che abbassano la tendenza di crescita del Pil italiano a +3,1% per il 2022.
Per quanto riguarda il prossimo biennio, la previsione di crescita aggiornata del Pil del nostro Paese migliora, passando a +2,1% nel 2023 (da +1,8% stimato in autunno) e a +1,5% nel 2024 (da +1%). È inevitabile, però, che si tratta di stime caratterizzate da un elevato margine d’incertezza, viste la difficoltà di prevedere l’andamento e le conseguenze della guerra fra Russia e Ucraina.
Pil Eurozona 2022: S&P riduce la stima al +3,3%, “ma no recessione”
“Grazie a un forte slancio di ripresa e a sufficienti riserve di liquidità, S&P non si attende una recessione nel 2022, ma piuttosto un rallentamento della crescita del Pil al 3,3% quest’anno, contro il 4,4% previsto in precedenza”. Questo il passaggio del rapporto di S&P dedicato all’Eurozona.
Le economie del Vecchio Continente, importatrici nette di energia, si preparano “a un rallentamento, con l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas in risposta al conflitto russo-ucraino. Il potere d’acquisto delle famiglie si indebolirà, con un’inflazione che dovrebbe raggiungere il 5% quest’anno e rimanere sopra il 2% nel 2023”.
Se invece i rischi al ribasso non dovessero materializzarsi, S&P ritiene che la Bce “possa essere nella condizione di aumentare i tassi a dicembre – si legge ancora nel rapporto – soprattutto perché le pressioni inflazionistiche sono destinate a durare più a lungo rispetto a prima dello scoppio del conflitto russo-ucraino”.
Tuttavia, l’agenzia “riconosce la possibilità di un primo rialzo dei tassi a partire da settembre”.