Il Fondo monetario internazionale ha alzato in modo consistente le previsioni sul Pil italiano del 2021. Nell’ultimo World Economic Outlook si parla di un +4,2%, ossia l’1,2% in più rispetto alle stime diffuse lo scorso gennaio. Per il 2022, invece, il Fondo prevede una crescita del 3,6%, invariata rispetto a quella pubblicata tre mesi fa. Migliora infine il dato relativo al 2020, rivisto da -9,2 a -8,9%.
Per quanto gli altri dati di bilancio, l’Fmi stima per l’Italia un rapporto deficit-Pil 2020 al 9,5%, cui dovrebbe seguire un 8,8% quest’anno e un 5,5% il prossimo. Ma l’Istat segnala che in un anno il nostro Paese ha perso 945 mila posti di lavoro, malgrado il blocco dei licenziamenti.
Il debito-Pil, invece, ha toccato il 155,6% l’anno scorso e salirà ancora al 157,1% nel 2021, per poi scendere leggermente al 155,5% nel 2022.
Lo scorso 28 gennaio, il Fondo aveva previsto un deficit-Pil al 10,9% nel 2020 e al 7,5% nel 2021, mentre il debito-Pil era stimato rispettivamente al 157,5 e al 159,7%.
Sul versante del lavoro, l’Fmi sostiene che il tasso di disoccupazione italiano si sia fermato al 9,1% nel 2020, ma anche che sia destinato a salire al 10,3% quest’anno e all’11,6% nel 2022.
Il Fondo monetario ha migliorato anche le previsioni sull’economia globale: dopo il -3,3% del Pil 2020, per quest’anno è previsto un rimbalzo del 6%, lo 0,5% in più rispetto alle cifre indicate a fine gennaio. La stima sul 2022 invece sale di 0,2 punti percentuali, al +4,4%.
Nel dettaglio, per gli Usa – dopo il nuovo pacchetto di stimoli varato dall’amministrazione Biden – la previsione relativa al 2021 è stata alzata di 1,3 punti, al +6,4%, mentre quella sul 2022 è salita dell’1%, al 3,5%.
Per l’area euro, invece, il rialzo è limitato a 0,2 punti su entrambi gli anni, rispettivamente al +4,4% e al +3,8%.
La Cina, l’unica grade economia a non aver registrato una recessione nel 2020 (+2,3%), dovrebbe tornare a correre al ritmo dell’8,4% quest’anno (+0,3% rispetto alle previsioni precedenti) e del 5,6% il prossimo (dato invariato).
Oltre a diffondere le nuove previsioni macroeconomiche, il Fondo lancia anche una denuncia sull’accesso ai vaccini anti-Covid, definito “profondamente iniquo”, perché “i Paesi ad alto reddito, dove vive il 16% della popolazione mondiale, hanno prenotato il 50% delle dosi”.