Il secondo trimestre del 2020 è stato un vero incubo per l’economia italiana. Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Istat, il periodo si è chiuso con una contrazione del 12,8% rispetto al trimestre precedente e del 17,7% su base annua. Numeri così negativi non erano mai stati registrati dal 1995.
L’Istituto di statistica ha quindi rivisto al ribasso la stima preliminare diffusa il 31 luglio, che parlava di un -12,4% congiunturale e di un -17,3% tendenziale.
“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma la portata eccezionale della diminuzione del Pil nel secondo trimestre per gli effetti economici dell’emergenza sanitaria e delle misure di contenimento adottate”, scrive l’Istat.
A far sprofondare il Pil è stato soprattutto il crollo della domanda interna, “con un apporto particolarmente negativo dei consumi privati e contributi negativi rilevanti di investimenti e variazione delle scorte – prosegue la nota – Anche la domanda estera ha fornito un apporto negativo, per la riduzione delle esportazioni più decisa di quella delle importazioni”.
Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, fa sapere che i dati provvisori sulle entrate tributarie si agosto si “aggiungono ad altre evidenze che ci consentono di auspicare un forte rimbalzo del Pil nel terzo trimestre, dopo la caduta del secondo trimestre confermata dai dati odierni dell’Istat che apportano alla precedente stima una revisione molto contenuta. I consumi interni delle famiglie italiane nei mesi di luglio e agosto si sono riavvicinati ai livelli pre-crisi, anche oltrepassandoli in alcune componenti ad agosto. Al contempo, gli ordinativi e le aspettative delle imprese, pur rimanendo inferiori al normale, sono ulteriormente saliti nel bimestre. La crisi Covid non è finita, ma i risultati sin qui ottenuti ci spronano ad andare avanti con grande impegno per affrontare al meglio i prossimi mesi, che si preannunciano molto impegnativi ma da cui il nostro Paese può uscire ulteriormente rafforzato”.
Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in diminuzione, con cali dell’8,7% per i consumi finali nazionali e del 14,9% per gli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, del 20,5% e del 26,4%.
La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per -9,5 punti percentuali alla contrazione del Pil, con -6,7 punti dei consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private Isp, -2,6 punti degli investimenti fissi lordi e -0,2 punti della spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Anche la variazione delle scorte e la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, rispettivamente per -0,9 e -2,4 punti percentuali.
Per quanto riguarda gli altri Paesi, sempre nel secondo trimestre il Pil è crollato in termini congiunturali del 9,1% negli Stati Uniti, del 13,8% in Francia e del 9,7% in Germania. Su base annua, invece, si è registrata una flessione del 9,1% negli Stati Uniti, dell’11,3% in Germania e del 19% in Francia. Nel complesso, il Pil dei paesi dell’area Euro è diminuito del 12,1% rispetto al trimestre precedente e del 15% nel confronto con il secondo trimestre del 2019.