La Banca d’Italia rivede al ribasso le stime sulla crescita del Pil italiano nel 2019, portandole dall’1 allo 0,6%. Il taglio, spiega l’istituto centrale nel suo ultimo bollettino, è da ricondurre a tre ordini di cause, le prime due interne e la terza esterna: “Dati più sfavorevoli sull’attività economica osservati nell’ultima parte del 2018, che hanno ridotto la crescita già acquisita per la media di quest’anno di 0,2 punti; il ridimensionamento dei piani di investimento delle imprese che risulta dagli ultimi sondaggi; le prospettive di rallentamento del commercio mondiale”. Quanto alle proiezioni di crescita per il 2020 e il 2021, sono “dello 0,9 e dell’1 per cento rispettivamente”.
Bankitalia smentisce così le parole pronunciate nemmeno un mese fa da Giovanni Tria: “Il governo con il nuovo schema di manovra ha ridotto la previsione del Pil per il 2019 dall’1,5 all’1% – aveva detto lo scorso 19 dicembre il ministro del Tesoro – Io credo che l’economia si rimetterà in moto e mi aspetto una crescita più alta rispetto a quella che abbiamo stimato”.
Ancora più recenti, dell’11 gennaio, le affermazioni del vicepremier Luigi Di Maio sulla possibilità di un nuovo miracolo economico: “Credo che un nuovo boom possa nascere – le parole del capo politico grillino agli Stati generali dei consulenti del lavoro – Come, negli anni Sessanta, abbiamo costruito le autostrade, possiamo costruire autostrade digitali. Dobbiamo puntare su queste nuove opportunità di lavoro”.
Poco dopo queste frasi di Di Maio erano arrivati i dati Istat sulla produzione industriale di novembre: -2,6% su base annua (-19% per il settore auto), il calo peggiore dall’ottobre del 2014.
A questo proposito, nell’ultimo bollettino la Banca d’Italia fa notare anche che nel quarto trimestre è proseguita in Italia “la debolezza dell’attività produttiva. Dopo che la crescita si era interrotta nel terzo trimestre, gli indicatori congiunturali disponibili suggeriscono che l’attività potrebbe essere ancora diminuita nel quarto. All’indebolimento dei mesi estivi ha contribuito la riduzione della domanda interna, in particolare degli investimenti, e, in misura minore, della spesa delle famiglie”.
Per quanto riguarda la capacità del sistema economico di finanziarsi, secondo Bankitalia “le condizioni di offerta del credito rimangono nel complesso distese” e “i tassi d’interesse sui prestiti sono solo lievemente più elevati che in maggio, prima del manifestarsi delle tensioni sul mercato dei titoli di Stato. In prospettiva, però, il persistere dell’elevato livello dei rendimenti sovrani e del costo della raccolta bancaria” potrebbe continuare “a spingere al rialzo il costo del credito. Negli ultimi sondaggi le imprese indicano condizioni di accesso al credito meno favorevoli”.