Le “ultime stime del centro studi di Confindustria” sono per una riduzione del Pil di -1,9% per il 2013, un “dato piuttosto preoccupante”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervenendo questa mattina a “Radio Anch’io”. La previsione precedente era del -1,1%. “Nella seconda parte dell’anno – ha aggiunto Squinzi – vedremo un cambiamento di segno. Terminerà la discesa”.
Dal Csc fanno sapere che per il 2014 le stime sul Pil sono scese da +0,6% a +0,5%. La ripresa è attesa nel quarto trimestre di quest`anno, quando “inizierà un debole recupero che si consoliderà nel 2014 grazie soprattutto all`impulso dell`export che beneficerà di una maggiore espansione della domanda globale”. Rispetto alle stime elaborate a dicembre, “la caduta del Pil nel 2013 durerà un trimestre in più e sarà più ampia”, ha spiegato il Csc, sottolineando che “oltre l’80% della caduta prevista per l`intero anno è già stata registrata”. Al momento del riavvio, il Pil sarà di almeno il 9% sotto i livelli pre-crisi.
Secondo Confindustria, inoltre, quest’anno sarà toccato il record storico della pressione fiscale, che raggiungerà il 44,6% del Pil. Quella effettiva, ossia quella al netto del sommerso, schizzerà al 53,6%. Nel 2014 la pressione fiscale resterà alta, attestandosi al 44,4%, del Pil mentre quella effettiva sarà al 53,4%.
Quanto ai consumi, secondo le previsioni del Centro Studi di Confindustria, dopo essere scesi del 4,3% nel 2012, diminuiranno del 3% quest`anno e dello 0,3% il prossimo. Dal 2007 il calo è stato dell’8,1%. “Se questa previsione si concretizzerà, si tratterà – avvertono gli economisti di Confindustria negli Scenari Industriali – della seconda volta dalla proclamazione del Regno d`Italia che, escluse le due guerre mondiali, si registreranno tre cali annuali consecutivi (la precedente è stata nel 1871-1873)”.
Infine, sul versante dei conti pubblici, “il raggiungimento dell`obiettivo di contenere il deficit entro il 3% del Pil nel 2013 e nel 2014 richiede un attento e rigoroso monitoraggio della spesa e della dinamica delle entrate, dato l`andamento dell`economia peggiore delle previsioni governative”. Nel 2014 il deficit dovrebbe scendere al 2,6% del Pil per effetto delle migliori prospettive di crescita. Il saldo strutturale rimarrà “non lontano dal pareggio” (-0,5% del Pil nel 2014), grazie all`ampio avanzo primario (5,1% del Pil al netto del ciclo), hanno calcolato gli economisti del Csc.
Il rapporto debito pubblico/Pil, tolti i contributi ai fondi europei di stabilità e alla Grecia, tenderà a stabilizzarsi (128,1% nel 2013 e 128,5% nel 2014). “Il suo forte aumento dal 2011 (quando era al 120,0%) conferma – ha sottolineato il Csc – che la ricetta della austerità senza crescita è controproducente”.