L’opera scelta come immagine della mostra è “Nel cuore verde” eseguita nel 1965 e che nell’anno seguente partecipò alla Biennale di Venezia.
”Per me – afferma Casamonti – Dorazio è stato molto di più che un protagonista vero della pittura astratta europea e un importante intellettuale che ha saputo contribuire a rafforzare legami tra il nostro Paese, l’Europa e gli Stati Uniti. E’ stato un amico caro. Al di là di ogni dubbio, aggiunge Roberto Casamonti, Dorazio ha avuto un ruolo chiave nell’arte del suo momento, un avanguardista di primo piano della pittura astratta europea. E allo stesso tempo, scrittore, critico d’arte, colto polemista, docente per un decennio all’Università di Pennsylvenia, sperimentatore nell’ambito delle arti decorative e del design urbano, organizzatore di eventi, osservatore attento e avveduto commentatore della ricerca artistica contemporanea. Un artista e intellettuale che la ricchezza e la poliedricità dei suoi interessi rendono oggi difficilmente incasellabile in classificazioni rigide”.
Il loro primo incontro avvenne negli anni ‘80 quando Casamonti iniziò la carriera di collezionista e gallerista di arte contemporanea interessandosi e frequentando già artisti come Vedova, Rotella, Fontana, Burri, Pomodoro e Ceroli. Ma per Dorazio ci fu qualcosa di diverso, di speciale, nacque una vera amicizia che fu interrotta solo alla morte di Dorazio nel 2005.
La mostra presenta opere che partecipano al ricordo, tele che rappresentano precisi episodi vissuti tra casamonti e Rotella. Tutte tele dove la capacità calligrafica dell’artista vive nel colore.
Concordo – ricorda Casamonti – con quanto ha scritto Serge Lemoine nel catalogo di una recente, grande mostra parigina su Dorazio: “Grazie a Dorazio, l’arte italiana si è liberata dal provincialismo, è tornata all’altezza del suo passato e l’Italia ha scoperto nuovi orizzonti”.
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