Piergaetano Marchetti, presidente di RCS, ha dedicato il proprio intervento alla cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico della Bocconi, ad un tema di grande attualità: come cambia l’informazione, e più in generale la nostra società e la nostra democrazia, nell’era di internet. Detto tutto quello di positivo che si deve dire sull’affermazione della comunicazione digitale, sulla spinta alla partecipazione, e soprattutto alla trasparenza che essa sta dando in tutto il mondo, Marchetti non si è tirato indietro nel sottolineare alcune ambiguità insite nel modo di operare della rete, ed alcuni gravi problemi che essa pone, primo fra tutti quello di non entrare in conflitto con la libertà dei singoli, con il loro diritto alla privacy.
I meriti dell’era digitale sono sotto gli occhi di tutti. Internet offre un nuovo spazio di comunicazione libera a milioni di cittadini che in questo modo possono partecipare attivamente alla vita pubblica, esprimere sacrosante esigenze di trasparenza nei confronti delle istituzioni, controllare l’operato delle autorità politiche minuto per minuto dando quindi un significato più pieno e completo all’esercizio della democrazia.
Ma c’è anche un rovescio della medaglia. Il circolo virtuoso della diffusione dell’informazione sulla rete, può volgere in negativo se prevale la tendenza a parlare, prima che ad ascoltare,se prevalgono messaggi populisti e provocatori che eccitano i singoli ad un totale rifiuto delle autorità, ad un sospetto complottista,o anche solo ad un parlottare senza freni e quindi alla diffusione di calunnie nei confronti delle quali il singolo che viene colpito non ha modo di difendersi.Marchetti cita in proposito il Barbiere di Rossini:”la calunnia è un venticello…”.
Diceva un grande giornalista americano, magari un pò troppo scettico nei confronti della informazione dal basso, della abolizione di qualunque mediazione professionale, che “la rete ha dato nuova rispettabilità alla opinione disinformata”. Ed in effetti se si circola un pò per i social network si vede come sia difficile separare le informazioni realmente qualificate ( anche se non per questo condivisibili) dalla massa di sensazioni non basate su dati di fatto, ma su vaghi sentito dire o peggio, su spezzoni di vecchie ideologie che navigano in un mare di luoghi comuni. In questo internet si salda spesso con le piazze televisive che tendono a privilegiare lo spettacolo, cioè le esagerazioni, rispetto alla più pacata comprensione dei fatti ed all’indagine sistematica sulle conseguenze, di frequente a lungo termine, delle decisioni prese sulla spinta di emozioni che tendono ad eccitare i lati più oscuri della nostra psiche.
Questi pericoli non possono certo essere affrontati con un intervento dello Stato che imponga limiti ed obblighi limitando così la libertà di espressione, però è importante che se ne cominci a parlare in modo da far capire a tutti i frequentatori della rete che per navigare in un mare sterminato di informazioni e di opinioni ci vuole una bussola, ci vogliono degli intermediari onesti e professionali, in grado di riscuotere fiducia sulla base della loro affidabilità. E che quindi una certa informazione anche se è in rete deve poter essere pagata. “Free” deve poter dire libertà, ma non anche gratuità. Una evoluzione che sembra solo agli inizi e che si compirà solo con una aumentata consapevolezza spontanea dei tanti navigatori che cercano di informarsi in rete. Siano di fronte ad una vera e propria rivoluzione. E come si sa le rivoluzioni nella loro fase iniziale, vivono un momento di grande creatività e vitalità. Ma poi bisogna trovare degli assetti più adatti a consolidare la conquista di nuovi spazi di libertà. L’esigenza di avere una selezione di informazioni affidabile e di alta qualificazione è una esigenza sempre più avvertita dalla gente, mentre molti editori cominciano a muoversi ristrutturando la propria offerta per aderire a queste nuove esigenze.