E’ stato inaugurato il 30 maggio come aeroporto civile (per la seconda volta, a dire il vero) e tra un mese atterreranno i primi voli di linea regolari. All’aeroporto di Comiso il 7 agosto debutta l’attesissima tratta per Roma Ciampino della Ryanair, con sei voli settimanali. Dal 17 settembre sarà attivo il volo per Bruxelles con cadenza bisettimanale e dal 19 settembre quello per Londra, anch’esso due volte la settimana. L’annuncio dei primi voli di linea dal nuovo scalo ragusano è stato dato in pompa magna a giugno alla presenza del ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, e del presidente della Regione, Rosario Crocetta.
Ryanair ha firmato infatti un contratto di 5 anni con la società di gestione dello scalo, la Soaco, e attiverà tre collegamenti: con questi 10 voli settimanali punta ad avere 150 mila passeggeri entro l’anno, a creare 150 posti di lavoro e risparmi per 13,8 milioni di euro per i clienti. Secondo il responsabile della compagnia aerea, l’intesa con Comiso non darà alcun fastidio agli altri scali siciliani. L’obiettivo è aumentare il numero di passeggeri. Secondo alcune fonti la compagnia low cost avrebbe chiesto sette milioni di euro per attivare le tratte aeree, ma ufficialmente i termini dell’accordo non sono noti. Nulla di cui stupirsi, alcuni aeroporti del Nord Italia si sono rovinati per pagare Ryanair per far atterrare i suoi aerei sulle piste.
Aiuti di Stato? Forse, ma di aiuti l’aeroporto di Comiso vive. E’ costato circa 46 miliardi, metà dei quali forniti da Bruxelles. Il suo personale già al lavoro dal 30 maggio in attesa dei voli di linea ad agosto, verrà pagato per due anni dalla regione Sicilia. Fino ad oggi ha permesso l’atterraggio di alcuni aerei privati e charter. Il volo più importante quello di un velivolo “pubblico” che trasportava 150 migranti sbarcati a Lampedusa e diretti ai centri di accoglienza in Sicilia. Si registra, stando alle cronache locali, anche qualche volo da Malta, in attesa che parta la tratta Malta-Comiso anch’essa bisettimanale. Chi paghi Ryanair non è chiaro ma non è dubbio si tratti di soldi pubblici. In ogni caso lo scalo è stato inaugurato dopo un’attesa durata decenni e in una situazione non facile, quindi un primo attesissimo passo in avanti è stato compiuto. Peccato i prossimi passi non siano né semplici né immediati.
Consegnando l’agognato certificato di aeroporto alla ex base Nato di Comiso, il numero uno dell’Enac, Vito Reggio, la massima autorità aeronautica italiana, avvertiva: “è uno scalo che nasce esposto a tutte le correnti che investono l’economia e il trasporto aereo”. Non è un mistero che molti piccoli aeroporti italiani siano destinati a chiudere, tutti quelli senza un volume di traffico sufficiente. Comiso riuscirà a raggiungere la quota minima? Sino ad oggi le cronache e la storia non sono state generose. E’ il quarto aeroporto siciliano, ma non ha ancora visto atterrare voli di linea. Venne inaugurato nel 2007, padrino l’allora ministro degli Esteri Massimo D’Alema, ma il varo effettivo si era bloccato fra ritardi nei lavori e un’estenuante trattativa su chi dovesse pagare la torre di controllo. Trattativa arenata, finchè la Regione Siciliana ha stanziato 4,5 milioni per pagare i controllori di volo dell’Enav per due anni.
Oggi come nel 2007, però, Comiso è partita senza collegamenti. Si aspettano nelle prossime settimane quelli di Ryanair e di altre compagnie con cui sono in corso trattative (AirOne e TunisAir tra queste) e si scommette su forti sconti sulle tariffe legati al numero di viaggiatori trasportati. E sulla speranza di rientrare nella lista degli scali d’interesse nazionale dove si concentreranno gli investimenti pubblici. Ma tra quanto? Il, finora deserto, aeroporto Magliocco ha una doppia motivazione per la propria esistenza: scalo della Sicilia Sud-orientale e pista alternativa al congestionato Catania-Fontanarossa, soprattutto quando l’Etna impazzisce. Peccato che quando è arrivato da Lampedusa il volo di Stato con 150 clandestini lo scalo era già chiuso da tre ore e mezza, visto che per il momento gli addetti alla torre di controllo lavorano dalle 9 alle 19. Pista subito riaperta, e con 100 minuti di straordinario tutto si è messo in regola. Un conteggio di massima fatto dai responsabili dell’aeroporto parla di un costo extra di circa 2500 euro.
Verranno tempi migliori ma al momento Comiso per l’Enac è «uno scalo privato», visto che è gestito da una società, la Soaco, controllata al 35% dal Comune di Comiso e il resto dalla Intersac, che fa capo all’aeroporto di Catania e a un privato, l’editore catanese Mario Ciancio. Ai voli della Ryanair si aggiungeranno probabilmente un charter settimanale per la Tunisia, e da settembre un volo AirOne per Malpensa. Ma sempre troppo poco per giustificare i costi di uno scalo.
Infatti per molti Comiso è l’ultimo arrivato nella lista degli aeroporti inutili italiani. Nessuna linea aerea andrebbe mai a Comiso spontaneamente, perché i passeggeri desiderosi di pagarsi il biglietto si trovano, in abbondanza, a Catania. Per una compagnia non avrebbe senso economico atterrare a Comiso per ripartire con un aereo semi-vuoto. E neppure avrebbe senso per i passeggeri atterrare in uno scalo senza coincidenze e senza collegamenti diretti con il territorio. Né bus né treni né taxi. Il rischio è che Comiso sia un doppione di Catania. Oltretutto la recente viabilità dell’area permette di raggiungere molte località delle province di Siracusa e Ragusa meglio da Catania (nonostante la maggior distanza), che da Comiso. Ryanair poi ha già fatto il pieno di voli a Trapani. Partito come doppione di Palermo l’impianto trapanese è a tutti gli effetti lo scalo siciliano della compagnia low cost che assicura numerose tratte non esistenti a Palermo e Catania, ed è così riuscita a far lievitare sensibilmente il numero di voli e passeggeri dell’aeroporto. Peccato che la Provincia di Trapani non sappia più come ripianare le perdite della società di gestione del suo aeroporto e pensi di introdurre una tassa per non essere costretta a chiudere i rubinetti, e con essi l’accordo con Ryanair.
Comiso rischia di essere l’ultimo in ordine di tempo di una serie di piccoli aeroporti che nonostante tutto continuano a operare. Cuneo ha solo voli che vengano rubati all’ aeroporto di Torino; a Perugia c’è un aeroporto nuovo di zecca, la cui ristrutturazione è costata oltre 40 milioni, che nulla può offrire in paragone a Fiumicino; in Puglia non bastano due aeroporti per gli appetiti di Foggia e Taranto. In Calabria Crotone sarebbe da chiudere, ma si parla di un nuovo aeroporto a Sibari. Persino Verona è arrivato sull’orlo della crisi per la grande “generosità” mostrata nei confronti di Ryanair. Le compagnie low cost vengono pagate, anziché pagare per usufruire dei servizi aeroportuali, ovviamente con denaro dei contribuenti. Pubblico anche il tracollo, che arriva inesorabile dopo qualche anno, quando finiti i soldi Ryanair se ne va, alla ricerca di un nuovo scalo.