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Piazza Affari verso l’addio a Londra e il ritorno in Europa

Imagoeconomica

Ferragosto storico per la finanza italiana. Piazza Affari, ceduta al London Stock Exchange nel 2007, è destinata a tornare in mani europee. Si profila infatti un’operazione che coinvolgerà Euronext, garantendo alla Cdp una quota di minoranza, nell’ambito di un sistema continentale che potrebbe sfociare in una piattaforma unica per le azioni del vecchio Continente, vicino al modello Wall Street. È questa la novità emersa dal contrastato iter del decreto Agosto che ha riservato non pochi colpi di scena. Fino all’ultimo, infatti, si è tanto di inserire nel provvedimento una golden rule in grado di blindare Mediobanca e Generali. Ma alla fine il testo è finito nel cassetto, evitando così un nuovo strappo con i grandi protagonisti del mercato: dopo quello con Atlantia, infatti, i grandi investitori guardano con sospetto all’interventismo del governo italiano. Anche per questo nel confronto politico non sono mancate le sorprese e le imboscate.

Prima sì, poi no. Adesso di nuovo sì. Spunta, anzi, rispunta nel testo definitivo del decreto Agosto bollinato dalla Ragioneria generale dello Stato una norma che era stata al centro del dibattito e sembrava essere stata stralciata. La disposizione introduce un potere di veto da parte della Consob nel caso di passaggio di proprietà di Borsa Italiana, la società che gestisce la piattaforma di scambi di Milano e controlla Mts, il grande mercato dei titoli di Stato, e la piattaforma Elite, che vanta una dote di 1.500 Pmi.

Con questa decisione l’esecutivo blinda la Borsa italiana in vista del prossimo passaggio di proprietà della società controllata dal 2007 dal London Stock Exchange. La norma prevede che la Consob potrà valutare la solidità finanziaria del progetto di acquisizione. Si fa più probabile, a questo punto, un’acquisizione che coinvolga Cdp nell’ambito di un progetto europeo. È probabile che verrà presentata una proposta unica capitanata da Cdp e da Euronext al London Stock Exchange per rilevare il controllo dell’asset, valutato da Credit Suisse fra 3,3 e 4 miliardi. La piattaforma Mts, leader di mercato per la compravendita di titoli di Stato (non solo italiani) sul secondario, è valutata attorno al mezzo miliardo di euro. In una prossima riunione si deciderà se a presentare l’offerta a Londra, obbligata a vendere per poi procedere all’offerta su Refinitiv (concorrente di Mts), sarà Euronext oppure Cdp. Quel che conta è che al termine del deal (decisiva una riunione fissata per il giorno 21) Borsa Italiana e le sue controllate confluiranno nel sistema Euronext che riunisce sei listini in Europa e che vede la Cassa francese all’8% (Cdp dovrebbe allinearsi con un peso simile). In questo modo vedrà la luce un circuito finanziario di dimensioni continentali, un mercato che coinciderà con i confini Ue, così come voleva Tomaso Padoa Schioppa. “Lui e Mario Draghi – ha detto Gianluca Garbi, già ad di Mts – avevano capito l’importanza della Capital Markets Union con 15 anni di anticipo. Nel 2007 Borsa Italiana venne ceduta agli inglesi e il progetto si arenò”.

Non mancano gli scettici, perché gli equilibri, ad operazione conclusa, restano favorevoli a Parigi ed ai suoi alleati.

Il testo definitivo del decreto Agosto, invece, conferma lo stralcio della norma su Mediobanca. La disposizione, contestata, voleva prevedere uno scudo per un’eventuale scalata a Piazzetta Cuccia, attualmente oggetto di un interesse da parte della Delfin di Leonardo del Vecchio. La holding finanziaria del patron di Luxottica è in attesa del via libera della Bce per salire dal 10% al 20% della merchant bank italiana e, stando ai più recenti rumors, Francoforte dovrebbe rilasciare un via libera “condizionato” all’operazione. E così, entro il 24 agosto, data ultima per la decisione della Bce, si assisterà probabilmente a una nuova serie di acquisti da parte di Del Vecchio (vissuto dalla Lega come una sorta di quinta colonna parigina) che salirà probabilmente al 13/14%.

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Categories: Finanza e Mercati