Borse in ordine sparso, ma pur sempre in area massimi storici, in attesa dell’evento clou della settimana, l’imminente conferenza stampa del presidente della Fed Jerome Powell: le piazze europee chiudono contrastate e Wall Street si muove mista, dopo tre sedute record, con i titoli oil in calo a causa delle forti vendite sul greggio.
Piazza Affari è la migliore in Europa, +0,69% e agguanta 27.377 punti base grazie alla performance di Ferrari +3,99%, che aggiorna il suo primato a 221,6 euro per azione dopo i conti presentati ieri. In scia si apprezza Exor +3,42%. Sono in evidenza inoltre altri titoli industriali come Leonardo +2,57%, Interpump +1,84%, Pirelli +1,62%; arretra invece Prysmian -1,2%. Rimbalza Finecobank +2,35% e rialza la testa Telecom +1,73% dopo le recenti perdite. Sono miste le banche. Salgono Banco Bpm +1,77% e Unicredit +1,69%. È lievemente negativa Intesa -0,4% dopo una serie di sedute in rialzo e l’ottima trimestrale presentata oggi, al termine della quale l’ad Carlo Messina ha previsto un utile minimo di 5 miliardi il prossimo anno.
Il rosso è acceso per Eni -1,28%, Tenaris -1,28% e Saipem -0,81%. In fondo al listino è il titolo della società di diagnostica Diasorin -1,47%. Fuori dal paniere principale svetta la matricola Medica +23,89% e i conti premiano Anima Holding (+2,73%), che archivia con un utile netto normalizzato, in crescita del 33% a circa 180 milioni, i primi nove mesi del 2021, anno che “si conferma sin qui il migliore della nostra storia”, per l’ad Alessandro Melzi d’Eril.
La chiusura è positiva per l’obbligazionario: lo spread tra decennale italiano e tedesco scende a 120,4 punti base (-2,58%) e il tasso del Btp si ridimensiona sotto quota 100 a +0,99%.
Nel resto d’Europa sono in perdita frazionale Madrid -0,85% e Londra -0,4%. È piatta Francoforte, salgono Amsterdam +0,46% e Parigi +0,34% che a 6.950,65 punti supera il suo record risalente a 21 anni fa (6.944,77 punti).
Un quadro complessivamente prudente, ma ancora molto positivo per i mercati finanziari, vivacizzato da una stagione degli utili superiore alle previsioni, che mette in secondo piano le preoccupazioni su inflazione, problemi di forniture e manodopera. Sono buoni oggi i dati sul lavoro negli Usa a ottobre: il mese scorso le imprese private a stelle e strisce hanno assunto 571 mila persone (contro un aumento di 523 mila rivisto al ribasso a settembre), nettamente al di sopra delle aspettative del mercato di un aumento di 400 mila. Si tratta del ritmo più veloce da giugno, poiché la domanda di lavoro ha continuato a riprendersi e l’ondata estiva di infezioni da Covid si è attenuata. Lo rileva il consueto sondaggio dell’Adp, mentre i dati ufficiali sul mercato nel suo complesso saranno diffusi venerdì.
Il lavoro è oggi la stella polare della politica monetaria della Fed, che questa sera, al termine della riunione di due giorni, alzerà il velo sulle sue decisioni e sull’avvio del tapering. Le aspettative sono per una riduzione graduale degli acquisti di bond messi in campo per fronteggiare la pandemia (120 miliardi al mese) che, a detta di molti esperti, è già stata prezzata dal mercato. Le sorprese potrebbero arrivare da una riduzione degli acquisti a ritmo più rapido e da quello che dirà Jerome Powell, parlando alle 18 circa (ora italiana). Il focus è su temi come inflazione e rialzo dei tassi.
Nell’attesa salgono moderatamente i tassi dei T-Bond, con il decennale che segna +1,566%.
Prendono fiato invece i titoli di Stato della zona euro, in particolare quelli italiani per il secondo giorno di fila. D’altra parte la numero uno della Bce Christine Lagarde continua a mandare messaggi rassicuranti sulla politica monetaria di Eurotower. “Una stretta delle condizioni finanziarie non è desiderabile ora che il potere d’acquisto è già compresso dai rincari energetici e dei carburanti – ha detto, partecipando a un evento per il 175esimo della Banca del Portogallo – e rappresenterebbe un freno non necessario alla ripresa”. La Bce, attraverso la ‘forward guidance’ sui tassi d’interesse, ha “articolato chiaramente” le tre condizioni per un futuro rialzo dei tassi, e queste condizioni “è molto improbabile si realizzino il prossimo anno”.
Sul mercato valutario è piatto l’euro-dollaro, con il cambio intorno a 1,158.
Gli scossoni più violenti arrivano dalle materie prime: sono in profondo rosso i future del petrolio, che cedono oltre il 3%. Il Brent scambia a 82,12 dollari al barile. Il Wti a 81 dollari. L’oro nero va giù a causa delle pressioni del presidente Joe Biden per un aumento della produzione alla vigilia della riunione dell’Opec+, mentre a sorpresa salgono le scorte Usa.
Male anche l’oro: lo spot gold perde l’1,4% e tratta intorno a 1762,86 dollari l’oncia.