Aumenta la presenta femminile nelle stanze dei bottoni. Fra le maggiori società quotate a Piazza Affari, i Cda rinnovati nel 2016 hanno il 10% di consiglieri donna in più rispetto alla situazione pre-rinnovo. Non solo: quasi l’80% dei consiglieri uscenti non confermati sono uomini (79,1%), mentre quasi la metà dei consiglieri di nuova nomina è costituito da donne (47,9%). Quanto ai consiglieri confermati, le donne sono un terzo. È quanto emerge da un rapporto Assonime presentato oggi a Milano in occasione di un convegno organizzato con l’Ocse.
IL NUMERO DELLE LISTE PRESENTATE E DEI NUOVI CONSIGLIERI
Lo studio dell’associazione fra le Spa italiane fa riferimento alle 27 società quotate sul Ftse Mib (9) o sul Mid Cap (18) che hanno rinnovato quest’anno il Cda o il consiglio di sorveglianza. Secondo l’analisi, in otto casi è stata presentata una lista singola, mentre nelle altre 19 società sono state presentate due o più liste (fra queste, in cinque società sono state presentate tre o più liste). Il numero medio dei componenti del Cda si è ridotto da 13,4 a 12,3 e circa un terzo dei membri dei nuovi consigli è rappresentato a amministratori di nuova nomina.
L’ETÀ MEDIA
Per quanto riguarda l’età, i nuovi consiglieri sono più giovani in media di due anni rispetto a chi era in carica alla fine dell’esercizio 2015. In particolare, l’età media dei nuovi consiglieri è pari a 58 anni, contro i 60 delle composizioni precedenti. I consiglieri uscenti hanno in media 61,8 anni, mentre quelli di nuova nomina si fermano a 56,8. L’età media dei consiglieri confermati è pari a 58,8 anni.
LA PARTECIPAZIONE IN ASSEMBLEA
Sul versante della partecipazione in assemblea, lo studio rivela che la quota totale presente è pari a circa il 70% per tutte le società a controllo certo, mentre scende a circa il 50% per le società a proprietà più diffusa, dove sono presenti coalizioni informali che solitamente esprimono la maggioranza del consiglio di amministrazione.
GLI AZIONISTI DI MINORANZA
In generale, il peso in assemblea degli azionisti di minoranza cresce con l’affievolirsi dell’intensità del controllo, al punto che nelle società controllate di fatto e in quelle con coalizioni informali gli azionisti di minoranza rappresentano rispettivamente circa la metà e oltre due terzi del capitale presente in assemblea.
Anche la percentuale di dissenso degli azionisti di minoranza aumenta con l’affievolirsi dell’intensità di controllo: è più bassa nelle società caratterizzate da un forte azionista di controllo (controllo di diritto), mentre è più alta nelle società guidate da coalizione informale. Circa un terzo degli azionisti di minoranza ha comunque votato la lista dell’azionista di controllo o di riferimento. Infine, l’80% delle società a proprietà più diffusa assegna una partecipazione potenziata alle minoranze, mentre ciò accade soltanto nel 27% dei casi per le società a proprietà a controllo certo.