Arretra la Borsa italiana, condizionata dalle stime negative sulla crescita in arrivo dalla Commissione Ue. Piazza Affari perde lo 0,6% circa, poco sopra quota 19.400. Quasi invariate Francoforte, Madrid e Parigi. Meglio Londra: +0,2%.
Dopo il verdetto di Bruxelles il Btp decennale si indebolisce a 3,42% di rendimento, dal 3,33% di ieri. Lo spread è a 297 punti base, mentre ieri era a 288.
La crescita 2018, secondo la Ue, si fermerà a dicembre all’1,1%, per risalite ad un debole 1,2% l’anno prossimo (1,3% nel 2020), a fronte di un deficit del 3% (contro il 2,4%). Pesante la revisione al rialzo sul disavanzo strutturale al 3% del Pil nel 2019 e al 3,5% nel 2020. L’aumento del deficit e degli interessi non fa calare il debito pubblico, destinato a restare, secondo la Commissione, al 131%. Tra le ragioni dell’allargamento del deficit: introduzione del reddito di cittadinanza, riforma delle pensioni, aumento degli investimenti pubblici.
Stabile l’euro/dollaro, attorno a 1,143: stasera si chiude la riunione del board della Fed, ma non sono previste comunicazioni sui tassi.
Torna a muoversi invece il petrolio, in rialzo a 72,8 dollari il barile, all’indomani della diffusione dei dati sulle scorte di greggio negli Stati Uniti. Le riserve strategiche sono aumentate per la settima settimana consecutiva. I membri del cartello, più la Russia, valuteranno nel meeting di domenica ad Abu Dhabi un taglio alla produzione. Saipem +1,12%, Eni -0,20%.
In primo piano in Piazza Affari le trimestrali di alcune blue chip. Il mercato punisce i conti di Unicredit (-3%), che chiude il terzo trimestre con una netta svalutazione della partecipazione nella turca Yapi Kredi e un aumento degli accantonamenti a fronte delle sanzioni Usa per operazioni con l’Iran. L’utile del periodo rettificato si attesta a 875 milioni rispetto a un consensus di 907, ma scende a 29 dopo 850 milioni di svalutazioni di Yapi. Nei primi nove mesi dell’anno l’utile è salito a 3 miliardi di euro (+4,7% anno su anno). Il ceo Jean Pierre Mustier punta alla riduzione dell’impatto dei titoli di Stato italiani sul Cet1 di circa 35% entro il 2019. A Parigi SocGen +3%.
Vola invece Banco Bpm (+8,5%), che ha chiuso il terzo trimestre con 1,30 miliardi di euro di introiti complessivi, +22% anno su anno, leggermente meglio delle previsioni grazie al risultato del trading. Scendono più del previsto i costi, a 677 milioni, l’utile operativo vola a 626 milioni di euro (+124% anno su anno).
Quasi invariata Generali (-0,17%): 1,077 miliardi di euro di utile operativo, in miglioramento da 884 milioni di euro dello stesso periodo di un anno fa, ma sotto le stime del consensus (1,1 miliardi). Combined ratio a 92,8%, poco peggio delle attese (92%). Leggermente meglio del previsto due indicatori, il risultato netto, pari a 526 milioni. Banca Generali +0,8%.
Poste italiane + 1,7%. La società incrementa di oltre 100 milioni di euro l’utile netto nel terzo trimestre, a 321 milioni di euro: +50% anno su anno. Il consensus si aspettava 285 milioni di euro. Anche per effetto del buon risultato dell’area recapiti corrispondenza, l’utile operativo sale del 39%, a 456 milioni di euro, il 10% sopra le attese.
Crolla su alti volumi Tod’s (-11,2%, a quota 48,7 euro), perché il rilancio stenta ad arrivare. Ieri a mercati chiusi sono state annunciate vendite trimestrali e previsioni deboli. Berenberg, che ha tagliato il target price a 51 da 52 euro confermando il giudizio “hold”, sottolinea che il gruppo ha archiviato il ventunesimo trimestre consecutivo di vendite omogenee (-1,9% nel terzo trimestre). Mediobanca Securities (neutral target tagliato a 49,5 euro) sottolinea che i tempi della ripresa non saranno brevi. Ubs conferma “sell” e taglia il target a 40 da 44 euro. Morgan Stanley è “underweight”.
Mediaset (-1,9%) lavora sull’aggregazione con la francese TF1. A Francoforte ProSiebenSat.1 crolla del 15% ed è la peggiore del paniere paneuopeo oggi, sui minimi da sei anni, dopo aver tagliato il dividendo e lanciato un warning sull’outlook.