LA LEGGE DELLO SPREAD COLPISCE ANCHE MONTI
OGGI I DATI EUROZONA: RECESSIONE IN AGGUATO
La luna di miele del candidato premier Mario Monti è durata lo spazio della prima colazione. A ridosso dell’asta Btp delle 11 di ieri (titoli quinquennali assegnati al 6,29%) i, nuvoloni cupi si sono addensati sul cielo dei listini, specie su quello milanese. Ne è venuta fuori una giornata difficile e nervosa, in cui Piazza Affari è tornata ad indossare la maglia nera delle Borse. Non è andata meglio sul fronte dei titoli di Stato: lo spread in serata è tornato a lambire quota 490. Alla stessa ora la Cdu, il partito di Angela Merkel, votava una mozione che prevede che un Paese possa uscire “di sua volontà” dall’euro e restare membro dell’Unione Europea. Per capire gli umori anti-tedeschi che si respirano ad Atene, basti valutare l’effetto dello sciopero del pedaggio degli automobilisti greci sull’autostrada gestita da Hochtieff, che ha comportato 100 milioni di danni.
PREVISIONE. Tutti in rosso i futures sulle Borse, con l’eccezione della Borsa di Zurigo, nonostante la decisione di Moody’s di mettere sotto osservazione il rating del Crédit Suisse. Sotto pressione soprattutto Madrid e Milano. Occhio a Francoforte: in mattinata verrà annunciato il dato sul Pil tedesco. Prevista una frenata allo 0,5%. L’Italia rischia un dato negativo. Gli analisti interpellati da Bloomberg prevedono che il Pil dell’eurozona sia salito solo di uno striminzito 0,2%. Meglio avventurarsi sui listini con l’ombrello. E sono in molti a seguire i consigli in arrivo da Deutsche Bank: scegliere titoli corporate tripla A, meglio star lontani dal debito sovrano,
FINMECCANICA IN VETRINA.Gli umori saranno condizionati anche dai numeri di Finmeccanica che la società ha deciso di render pubblici in mattinata. Gli analisti sono alletrtati per valutare l’entità delle svalutazioni decise dall’ad Giuseppe Orsi e il piano di dismissioni delle attività della holding, a partire dalle controllate Usa di Drs al centro di un cda che dovrebbe essere stato particolamrnte tranquillo, perché , secondo indiscrezioni, il presidente Pier Francesco Guarguaglini avrebbe disertato la riunione per dissensi con la linea adottata dall’ad Orsi. Vero o no che sia il gossip, Finmeccanica si accinge a varare una robusta cura dimagrante. Dopo gli annunci di Unicredit, è il secondo atto di quelle grandi pulizie d’autunno che stanno caratterizzando questa tornata di numeri. Ma c’è una differenza: la banca di piazza Cordusio, bastonata dal mercato, si accinge a chiedere (tanti) quattrini. Finmeccanica è pronta a ripagare debiti.
PIOVE A WALL STREET E TOKYO.
Ancora una volta Wall Street si conferma sensibile alle notizie, stavolta negative, in arrivo dall’eurozona, Italia in testa. Chiude in rosso lo Standard & Poor’s 500 – 0,78%, seguito dal Dow Jones -0,61%; il Nasdaq si ferma a -0,80%. Seduta negativa anche per le Borse asiatiche: il Nikkei è in calo dello 0,77%, l’Hang Seng di Hong Kong dell’1,25%. Intanto Prada si accinge a fare shopping nella Borsa dell’ex colonia in cui è quotata: l’azienda di Miuccia Prada e Patrizio Bertelli rileverà , in sede Ipo, il 20% di Sitoy group, una società cinese licenziataria del gruppo per cui realizza alcune parti delle sue borse in pelle.
WARREN BUFFETT SI REGALA IL 5,5% DI IBM
A 81 ANNI LA PRIMA VOLTA NELL’HI TECH
Warren Buffett, 81 anni, si conferma l’unico protagonista in grado di sorprendere i mercati. Stavolta più del solito. Il saggio di Omaha, infatti, ha messo a segno un colpo da 10,7 miliardi di dollari rilevando il 5,5% di Ibm. E qu sta la sorpresa. Finora Buffett ha evitato di cimentarsi con i titoli tecnologici, confessando la sua allergia per gli investimenti in un settore a lui sconosciuto. Ma per Big Blue Buffett ha fatto un’eccezione, per una ragione precisa: “Non esiste un’altra società al mondo – ha dichiarato – che abbia spiegato al mercato con altrattanta chiarezza che cosa intende fare e con quali obiettivi”.
UNICREDIT, MAXIAUMENTO E GRANDI PULIZIE
MAZZATA SUL TITOLO, CRT CONTRO PROFUMO
Doccia fredda per Unicredit (– 6,14%) in Piazza Affari. In mattinata il cda aveva approvato l’aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro. “totalmente garantito dal consorzio che ci assiste” come ha assicurato l’ad Federico Ghizzoni. L’aumento sarà sottoposto all’approvazione dell’assemblea dei soci il 15 dicembre. Ma la pioggia di vendite si spiega anche con i conti trimestrali che si chiudono con una perdita di 10,6 miliardi quasi tutta da attribuire all’eliminazione del valore di avviamento delle banche acquistate durante l’era Profumo. Medicina da cavallo per la rete italiana: 5.200 esuberi da effettuare entro il 2015. L’aumento di capitale porterà un rafforzamento patrimoniale: il core tier 1 di Unicredit sale al 10,35% con Basilea 2 e al 9%, secondo i calcoli imposti da Basilea 3. Nel 2012 Unicredit non pagherà dividendi sull’esercizio 2011, mentre nell’arco del piano Ghizzoni ha sottolineato che il payout sarà “mediamente superiore a quello del settore, dei nostri main competitor” . Intanto il Sole 24 Ore dà conto di un rumor clamoroso: la Fondazione Crt starebbe valutando l’ipotesi di un’azione di responsabilità nei confronti di Alessandro Profumo, dopo le svalutazioni sugli avviamenti approvati ieri dal consiglio.
SEAT, ORA TOCCA AI PICCOLI DECIDERE
IL TITOLO ADESSO VALE 3 CENTESIMI
Prendere o lasciare. E’ iniziato l’ultimo giro d’orologio per trovare una soluzione che soddisfi i tanti protagonisti del caso Seat Pg, società dal cash flow largamente positivo ma ad un passo dal default (data limite il 30 novembre) per la politica di maxi-dividendi intrapresa dai fondi di private equity che nel 2003 hanno rilevato da Telecom Italia il controllo dell’ex gallina dalle uova d’oro, “spennata” con metodo fino ad accumulare un debito di 2,7 miliardi. Dopo l’intesa tra le banche creditrici e le varie categorie di obbligazionisti, divisi tra senior e junior (l’obbligazione da 1,3 miliardi emessa da Lighthouse per finanziare il maxidividendo da 3,6 miliardi all’origine delle traversie di Seat) tocca ora agli azionisti pronunciarsi sull’offerta che dev’essere approvata dal 51% del capitale, da tre quarti degli obbligazionisti e dal 100% dei creditori. E qui, per un attimo, torna a contare il mercato, ovvero quei 400mila soci di minoranza tra cui non manca chi ha pagato le azioni ai massimi di 7 euro, raggiunti ai tempi della fusione con Tin.it. Oggi quelle azioni valgono tre centesimi. Gianni Tamburi, per conto di un pool di investitori, cerca di concordare un’offerta migliorativa per i piccoli.