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Piazza Affari: chi guadagna e chi perde. I media corrono, telecom in panne

Dall’impennata dell’81,36% del settore media al crollo del -22,52% del settore delle telecomunicazioni, il mercato azionario italiano registra da inizio 2013 una variabilità tra settori molto accentuata – La forbice tra le performance dei singoli comparti appare in generale elevata soprattutto con riferimento agli andamenti settoriali nei mercati europei.

Piazza Affari: chi guadagna e chi perde. I media corrono, telecom in panne

Se la Borsa italiana sembra rispecchiare le difficoltà del sistema produttivo nazionale, con un valore dell’indice Ftse Italia All Share in calo negli ultimi 6 mesi del -5,39%, c’è da riconoscere come il quadro borsistico appaia tutt’altro che uniforme: denota spazi di attrattività per alcuni settori ed aziende quotate.

Se si disaggrega il risultato come suggerito, spicca l’impennata del segmento dei media, con uno strepitoso +81,36%, frutto di operazioni quali la cessione di La7 al gruppo Cairo o del recupero del titolo Mediaset, che magari aveva scontato in eccesso gli esborsi per la controversie giudiziarie in cui è implicato. Molto rilevanti sono anche i guadagni sul settore dei titoli tecnologici, con un +31,52%, e sul mercato degli autoveicoli e della componentistica associata, con un aumento del +28,95%.

Con riferimento a quest’ultimo settore, la performance è sospinta dal titolo Fiat spa, che grazie anche alla controllata Chrysler ha annunciato risultati incoraggianti se si esclude il mercato italiano, e dal titolo Brembo. A seguire si distinguono i titoli delle banche d’investimento e delle holding immobiliari, in crescita del 27,59%, sull’onda dei record che il mondo del risparmio gestito e del private banking sta macinando in termini di raccolta e patrimonio gestito.

A questi risultati molto positivi fanno tuttavia da contrappeso settori con altrettante perdite, stante il risultato borsistico negativo in aggregato. A quest’ultimo concorrono i titoli del settore delle telecomunicazioni, che registrano un crollo del -22,52%, in cui il principale contributo è da ascrivere al -21,82% di Telecom Italia, a sua volta dovuto in buona parte all’avvenuta cessione del ramo televisivo del gruppo.

Pesante, dato il peso complessivo nel mercato azionario italiano, è anche l’impatto del settore petrolifero, in calo del -19,16% da inizio anno. Infine a guidare il risultato in zona negativa partecipano le azioni delle banche commerciali, in caduta del -5,92%, tra le quali spiccano sia titoli di istituti meno noti, come la Banca popolare dell’Etruria e del Lazio, sia conosciuti come la Banca popolare di Milano.

Comparando il mercato italiano così scomposto con l’andamento sperimentato dai medesimi settori nel resto dell’Europa, emerge come la Borsa italiana abbia teso in generale ad amplificare le spinte, al ribasso o al rialzo, nei singoli comparti rispetto alle altre piazze europee.

Di più, considerando che l’indice Stoxx area euro preso a riferimento per i confronti risente dell’esperienza italiana, si può concludere che spesso è la dinamica interna italiana a sospingere il dato europeo. Emblematico a tal proposito è il caso del settore dei media, cresciuto in Europa di poco più dell’8% sulla scia di un dato italiano quasi decuplo.

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