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Piazza Affari boccia la Fiat risparmiosa: azione in forte calo dopo l’ultima trimestrale

Dopo l’uscita dei dati trimestrali, sostanzialmente positivi, il titolo del Lingottoha perso il 6%, scendendo sotto i 4 euro – Per quanto impressionante la ripresa di Chrysler non è ritenuta sufficiente a rimediare ai problemi del gruppo italiano – Senza investimenti si finisce a Detroit – Pressing di Volkswagen sull’Alfa Romeo ma Marchionne dice no

Piazza Affari boccia la Fiat risparmiosa: azione in forte calo dopo l’ultima trimestrale

IL MERCATO BOCCIA LA FIAT RISPARMIOSA

SENZA INVESTIMENTI SI FINISCE A DETROIT

Stamane il New York Times, dopo aver illustrato gli ottimi risultati di Chrysler, ha chiesto a Jessica Caldwell, senior analyst di Edmunds.com, un prestigioso centro studi indipendente, se la perfomance della casa di Detroit avrebbe risolto i problemi della Fiat. La risposta è stata no. “Per quanto sia impressionante la ripresa di Chrysler – ha dichiarato miss Caldwell – non è sufficiente a rimediare nel medio termine ai problemi della casa italiana, colpita in pieno dai problemi europei”. Gli operatori la pensano allo stesso modo. Ieri pomeriggio, subito dopo l’uscita dei dati Fiat, sul titolo del Lingotto sono piovuti grossi ordini di vendita che hanno provocato una caduta del 6% circa sotto quota 4 euro.

La bocciatura del mercato nasce da una considerazione: senza il partner americano Chrysler, di cui Fiat ha il 61,8%, emerge una perdita netta di 246 milioni in un solo trimestre. Di fronte a questo numero poco conta che, grazie all’exploit della controllata di Detroit che detiene una quota di mercato pari all’11,2% del mercato Usa (più del doppio di quanto Fiat ha in Europa…), il trimestre si sia chiuso con un utile della gestione ordinaria pari a poco più di un miliardo di euro (meglio del consensus degli analisti, 965 milioni, e circa il doppio di un anno fa) . O che i dati finanziari segnalino un miglioramento: aumenta la liquidità, 22,7 miliardi (da 21,4 di fine marzo), cala l’indebitamento netto industriale (5,4 miliardi, 300 milioni in meno). I “risparmi” sul fronte degli investimenti, scelta dettata dal crollo della domanda rende il futuro prossimo ancora più incerto, come dimostra la frenata del fatturato (-7,5% al netto del contributo Chrysler).

E’ assai difficile che Fiat possa reagire in tempi prevedibili se gli investimenti scendono ancor di più delle stime già assai prudenti della vigilia. E’ assai più facile, data la situazione, prevedere che il baricentro del gruppo sia destinato a spostarsi sempre più verso Ovest, sull’altra riva dell’Oceano. Chrysler, avverte da New York lo stesso Sergio Marchionne, è sulla strada di centrare gli obiettivi del 2014, quando la presa di Exor sul gruppo si sarà consolidato. Anche se, prosegue Marchionne, lo sbarco in Borsa di Chrysler “non è un evento del 2012”. E la Fiat? Ormai è evidente che i vertici del Lingotto non credono ad una ripresa “spontanea” del mercato europeo e si affidano da un lato ad un possibile piano di intervento gestito dalla Ue per risolvere il nodo della sovraccapacità produttiva, dall’altro ai possibili merger ed alleanze che potrebbero scaturire da questa scelta di politica economica. L’alternativa? A Torino si sente il pressing di Volkswagen, decisa a sfruttare la debolezza del gruppo per dare finalmente l’assalto all’Alfa Romeo. Un anno fa Ferdinand Piech ebbe a dichiarare che “la situazione non era ancora matura”. Oggi, vista da Wolfsburg, la situazione sembra propizia per una spallata decisiva. Marchionne, come è ovvio, non è di quest’idea. Di qui un conflitto senza precedenti tra Torino e il colosso tedesco.

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