Gli ostacoli non mancano, dal braccio di ferro sul Muro con il Messico tra Donald Trump ed il Congresso (la serrata dell’amministrazione comporta un taglio al Pil dello 0,2% a settimana) al rallentamento dell’economia cinese, che nel 2019, secondo uno scoop di Reuters, taglierà l’obiettivo di crescita del Pil di mezzo punto a 6-6,5%. Ma il Toro, rinfrancato dalle nuove rassicurazioni di Jerome Powell sulla crescita dei tassi e dalla prospettiva di un accordo sui dazi tra Washington e Pechino, si avvia a chiudere la settimana in rialzo, ai massimi da cinque settimane.
LO YUAN ARCHIVIA LA MIGLIOR SETTIMANA DAL 2005
A Tokyo l’indice Nikkei sale dello 0,7%. Calcolato in yen il guadagno in settimana del listino supera di poco il 4% contro l’1% in dollari. In forte ascesa sulla valuta Usa (+1,6% in settimana) anche lo yuan cinese, ai massimi da cinque mesi al termine della sua miglior settimana dal 2005.
A frenare l’ascesa delle borse sono stati i dati sui prezzi alla produzione ed al consumo, molto più bassi del previsto, ma gli indici chiudono comunque con il segno più: Hong Kong +0,2%, indice CSI 300 dei listini di Shanghai e Shenzhen +0,1%.
Dietro la relativa debolezza della moneta degli Stati Uniti (1,1523 sul dollaro) ci sono le dichiarazioni di ieri di Jerome Powell. Parlando a Washington nel corso di un convegno, il governatore della Federal Reserve ha detto che la Banca centrale sa essere paziente e flessibile, quando si tratta di procedere sulla via del rialzo dei tassi. Ma non è mancata una nota da “falco”: la Fed continuerà l’opera di riduzione della liquidità.
Non pesa per ora la serrata dell’attività federale, che costa lo stipendio a 800 mila dipendenti pubblici. Trump, incurante dei dubbi costituzionali, è pronto a far uso dei poteri da usare in caso di emergenza, per autorizzare il Muro.
CROLLA MACY’S (-17,6%), MA SALE WALL STREET
Il rallentamento del dollaro ha contribuito a dare ossigeno al rialzo dei mercati Usa, ieri alle prese con i nuovi segnali di crisi dei consumi tradizionali: Macy’s, già magazzino simbolo del sogno americano, precipita del 17,6% dopo i dati deludenti delle vendite di Natale. Ma i titoli industriali, spinti al rialzo dall’esito positivo delle trattative sui dazi (il segretario al Tesoro Steve Mnuchin ha annunciato che Liu He, il responsabile cinese dei commerci, verrà a Washington entro gennaio) e le utilities, galvanizzate dal rinvio dei rialzi del costo del denaro, hanno ampiamente compensato le difficoltà dei grandi magazzini e di American ialine (-4,13%).
Il Dow Jones ha chiuso con un rialzo dello 0,5%, S6P 500 +0,45%, Nasdaq +0,4%, di nuovo ad un soffio dai 7 mila punti.
CONTINUA LA MARCIA DEL PETROLIO
Lo scudo delle banche centrali sostiene i prezzi del petrolio: il Brent ha chiuso ieri sera in rialzo dello 0,3%, a 61,7 dollari il barile. Da venerdì scorso il greggio del Mare del Nord guadagna il 7,5%, la scorsa settimana è salito del 9,4%.
Chiusura in ribasso a Piazza Affari per Eni e Saipem. Sale Saras (+1,30%). Barclays ha ratificato il rating Underweight, alzando però il target a 1,8 euro.
MILANO AVANZA DEL 5% DA INIZIO ANNO
I segnali positivi in arriva da Wall Street hanno spinto al rialzo nel finale i listini europei.
Milano ha così celebrato il quinto rialzo di fila (+0,63%), miglior listino europeo, al top da un mese a 19.300 punti grazie all’accelerazione nel finale al traino di Wall Street.
Piazza Affari è anche la migliore d’Europa da inizio anno, con un rialzo di circa il 5%, contro il +3% del Dax di Francoforte e il +3,2% dell’indice globale Stoxx 600. In fondo alla classifica c’è il Cac40 di Parigi, con un +1,2% da imputare alle proteste dei gilet gialli.
Ieri la Borsa francese è stata l’unica a chiudere in terreno negativo (-0,16%).
In rialzo invece, oltre a Francoforte (+0,26%), Madrid (+0,38%) e Londra (+0,54%). La più tonica è stata Zurigo (+1,56%).
OGGI L’ORA DELLA VERITÀ PER I BTP
Poco mosso il Btp, a 2,88% di rendimento. Il mercato obbligazionario italiano ha iniziato l’anno pianissimo: a livello di volumi sul decennale, è la partenza più fiacca degli ultimi quattro anni. Oggi, però, il Tesoro va a tastare il polso agli investitori con la riapertura di tre emissioni, sulle scadenze tre anni, sette anni e trent’anni. L’ammontare complessivo dell’asta è 5-6,5 miliardi di euro.
Ieri sono stati collocati 7 miliardi di euro di Bot a 12 mesi ad un rendimento dello 0,285%, in calo di 9 punti base rispetto all’asta precedente. Il bid to cover è stato pari a 1,54 volte.
ALLA JUVENTUS LO SCUDETO ANCHE IN PIAZZA AFFARI
Nel listino di Piazza Affari tra le blue chip continua a brillare la Juventus (+4,6%), in linea con il trend positivo delle ultime sedute, sotto la spinta del probabile arrivo di Ramsey, in scadenza di contratto con l’Arsenal. La capitalizzazione del club bianconero è salita a 1,285 miliardi (+56% rispetto ad un anno fa).
Realizzi invece sull’altra debuttante di successo nel paniere di Piazza Affari: Amplifon -2,1% dopo una lunga striscia di rialzi.
FCA FA LA PACE IN USA, BEN COMPRATE LE UTILITY
Fiat Chrysler (+0,78%) archivia la seduta in rialzo dopo un avvio tribolato in cui era arrivata a perdere due punti percentuali. Il gruppo ha raggiunto un accordo con il Dipartimento di Giustizia Usa e lo stato della California per chiudere la causa civile sull’utilizzo di software illegali per limitare le emissioni diesel con un pagamento di 305 milioni di dollari. Fca, secondo Reuters, dovrebbe inoltre pagare fino a 280 milioni per risolvere i contenziosi con i proprietari delle vetture. Si tratta di una cifra complessiva già accantonata dalla casa automobilistica e ben lontana dalla multa massima che poteva subire di oltre 4 miliardi di dollari.
Ben comprate le utility, il miglior comparto europeo degli ultimi tre mesi con un guadagno dell’8%, risultato che si confronta con il pesante -6,4% registrato nello stesso periodo dall’indice Eurostoxx Globale. Tra le migliori Terna (+2,25%), Enel (+1,67%) e Italgas (+1,6%). Fa eccezione A2A (-3,41%).
UNICREDIT, IN CARIGE SOLO SE…
Chiusura positiva anche per i bancari. Il titolo migliore è Unicredit (+1,21%), possibile protagonista del dossier Carige. Secondo fonti ufficiose citate da Reuters, “l’istituto ha più volte respinto le avances” per intervenire nella banca. Ma non si può escludere, continua la nota d’agenzia, che alla fine la banca guidata da Jean Pierre Mustier possa acconsentire a un’operazione a condizioni analoghe a quelle spuntate da Intesa per l’intervento nelle banche venete.
In ascesa anche Ubi (+0,89%), Intesa (+0,72%) e Bper (+0,3%). Positiva anche Banca Generali (+1,26%), che ha realizzato nel 2018 una raccolta netta di 5,02 miliardi euro.
GLI ANALISTI FRENANO IL LUSSO. NUOVO STOP PER TOD’S
Rallenta invece il lusso, frenato dai timori sullo stato di salute del cliente più importante, la Cina, che si riflette nei report degi analisti: Ubs ha confermato il rating sell (target 16,2 contro il precedente 17,8 euro) per Ferragamo (-1,05%). Moncler -1,59% dopo i tagli di Société Générale (hold, da 35 a 34 euro) e Berenberg (da hold a sell, target a 36 euro da 51).
Segno meno anche per Tod’s (-4,32% a 42,06 euro). Sul titolo, Berenberg ha ridotto la raccomandazione da hold a sell, con prezzo obiettivo che scende da 51 a 36 euro.