Le borse asiatiche s’avviano a chiudere la terza settimana del 2018 con un guadagno dell’1,3%, sostenute dal pil cinese che torna a crescere dopo sette anni di lento declino (lo yuan supera, dopo due anni, quota 6,4 contro il dollaro). A Wall Street, nonostante la lieve battuta d’arresto di ieri sotto la pressione del braccio di ferro sul deficit federale (a rischio l’attività di molte agenzie pubbliche), l’indice Dow Jones resiste oltre i 26 mila e l’S&P 500 sfiora quota 2.800 grazie ad un rialzo del 4,8 % da inizio anno. Piazza Affari, incurante delle turbolenze preelettorali e del rigore della Vigilanza bancaria Ue, consolida il suo fresco primato: in soli 14 giorni di scambi l’indice ha messo a segno un rialzo superiore all’8%.
Bastano questi numeri a giustificare una certa cautela in vista dei prossimi appuntamenti: la campagna dei conti societari Usa che potrebbe riservare sorprese non sempre positive (vedi stanotte i casi di American Express e Ibm); la tensione al rialzo dei rendimenti sul T-bond; il direttorio della Bce della prossima settimana, condizionato dalla corsa dell’euro (1,2243 contro il dollaro) che incombe sulla prosecuzione del rally dell’economia europea. Per ora, però, la nave va.
TOKYO +0,6%, BRILLANO I FINANZIARI
Meteo Borsa segnala ancora bel tempo sui cieli della finanza globale.
- La Borsa di Tokyo, guida il rally dei mercati azionari dell’Asia: il Nikkei avanza dello 0,6% davanti a Shanghai e Shenzen (indice Csi 300 +0,5%). Positivi anche Hong Kong +0,2%. Seoul +0,1% e Mumbai +0,3%. A guidare il rally sono i titoli finanziari, spinti dal rialzo dei rendimenti delle obbligazioni Usa.
- Il costo del denaro è in tensioni su tutti i mercati: stanotte il rendimento del bond decennale dell’Australia è salito di cinque punti base a 2,86%. Ieri la Bank of Canada ha alzato il tasso principale al’1,25%.
DELUDONO IBM E AMERICAN EXPRESS
- Wall Street frena sotto il rischio della serrata dei conti federali. L’indice Dow Jones ha chiuso con un ribasso dello 0,37%, S&P 500 -0,16%. Poco mosso il Nasdaq -0,03%.
- Nella notte la Camera ha votato una legge d’emergenza che dovrebbe permettere il proseguimento dell’attività amministrativa, ma i democratici hanno i numeri al Senato per impedire il via libera del Congresso. Ad incendiare l’atmosfera contribuiscono muove sortite di Trump sul muro al confine del Messico.
- A mercato chiuso hanno diffuso i dati del trimestre due blue chip: Ibm ha chiuso in perdita, a causa di oneri straordinari per oltre cinque miliardi di dollari, il titolo ha perso il 4%. In rosso anche i conti de American Express, che ha sospeso temporaneamente il buy back: : il titolo ha perso il 2% nel dopoborsa. E’ l’effetto della cancellazione dei benefici fiscali sulle perdite pregresse prevista dalla riforma fiscale.
- Ancora vendite sulle obbligazioni. Il rendimento del decennale degli Stati Uniti è salito a 2,63%, sui massimi dal 2016, da 2,58% del giorno prima. Invariato il biennale, a 2,04%, sui massimi dal 2008. Il “falco” John Williams dovrebbe esser designato come numero due della Fed, al fianco di Jerome Powell. Stanotte la correzione è proseguita, il rendimento del bond decennale dell’Australia sale di cinque punti base a 2,86%.
KEPLER CHEVREUX PROMUOVE ENI, SAIPEM E TENARIS
In flessione il petrolio, condizionato dall’aumento della produzione dello shale oil americano: il Brent tratta a 68.44 dollari (-1,2%), il Wti a 63 dollari al barile (-1,5%).
A Piazza Affari sale Eni + 0,5%. Kepler Cheuvreux ha alzato il giudizio a Buy. Il broker ha rivisto al rialzo anche il target price di Saipem -0,4%, e di Tenaris+1,5%.( da 12 a 13 euro, raccomandazione hold).
MILANO AVANZA, FITCH TEME LO STALLO POST-VOTO
Continua la stagione dei rialzi in Piazza Affari, nonostante la fumata grigia sul fronte della valutazione dei non performing loan al termine dell’incontro tra i vertici delle banche e della Vigilanza bancaria della Bce. Più contrastati gli altri mercati del Vecchio Continente, frenati dal nuovo balzo dell’euro.
- A Milano l’indice Ftse Mib mette a segno un rialzo dello 0,49% a quota 23.631 grazie all’allungo nel finale: gli scambi sul listino milanese sono stati di poco superiori ai 2,5 miliardi di euro.
- La Borsa migliore resta però Francoforte +0,74%. Parigi +0,02% passa in terreno positivo nelle ultime battute. Londra +0,12%. In rosso Madrid e Londra, entrambe -0,4%.
- L’indice Ftse EuroFirst chiude a +0,1%.
Fioccano ormai analisi e commenti sulle prospettive dei mercati del Bel Paese in vista del voto del 4 marzo. Ieri è stata la volta degli analisti di Fitch: la situazione è molto frammentata ed è alto il rischio di uno stallo nel dopo voto. È la diagnosi di Michele Napolitano, head of western Europe sovereign dell’agenzia di rating. “Siamo preoccupati perché le politiche fiscali potrebbero essere più espansive. E in caso di maggioranza fragile con rischio di voto anticipato potrebbe essere difficile per qualunque governo prendere misure fiscali efficaci o adottare riforme impopolari. Tuttavia, siamo meno preoccupati rispetto a un anno fa di una deriva euroscettica”. Il rating sovrano, ha aggiunto l’analista, “è ben supportato da altri fattori che non hanno a che fare con le finanze pubbliche. Questo significa che se guardiamo ai nostri criteri, il rating italiano [‘BBB’/outlook stabile] è abbastanza basso per un Paese ricco come l‘Italia con un settore privato in buono stato di salute rispetto ad altri paesi Ue”.
WEIDMANN: CI VUOLE UN LIMITE PER I BOT IN BANCA
Jens Weidmann, presidente della Bundesbank, ha posto ieri una condizione prima di proseguire sulla strada della garanzia europea sui depositi bancari, il passo che manca per completare l’Unione bancaria. Deve essere stabilito un limite al possesso di titoli di Stato da parte degli istituti di credito. “In Europa”, ha spiegato il banchiere tedesco aprendo una conferenza congiunta con il Fondo monetario internazionale a Francoforte, “va eliminato il trattamento privilegiato dei titoli di Stato nei bilanci delle banche per evitare di far rientrare dalla finestra la mutualizzazione dei rischi sui debiti pubblici”.
OGGI LA PROMOZIONE DEL RATING SPAGNOLO
Chiusura poco variata per i Btp, che continuano a dare prova di tenuta.
- A fine seduta il tasso del decennale italiano si è attestato a 1,985% da 1,99% del finale di seduta di ieri.
- Lo spread con l’analoga scadenza del Bund stringe a 148 punti base da 150 punti base della precedente chiusura, poco sopra il minimo da metà dicembre (144 punti) segnato martedì.
- Intanto lo spread tra decennali Spagna/Germania scambia ai minimi da oltre 5 mesi, a 96 punti base, livello che gli analisti spiegano con la speculazione su potenziale upgrade sovrano della Spagna da parte di Fitch dall’attuale ‘BBB+’ con outlook positivo su Madrid. Il giudizio arriverà oggi è a mercati chiusi.
- Secondo gli analisti il rafforzamento dell‘economia spagnola e la riduzione del rischio politico sul paese – nonostante i partiti indipendentisti abbiano riconquistato la maggioranza, per quanto limitata, al parlamento locale catalano – potrebbero spingere l‘agenzia a una promozione del rating.
IL BOOM DEI CHIPS PREMIA ANCORA STM
Titolo clou della giornata è stato Stm (+3,8% a 20,40 euro nel finale). Miglior blue chip di oggi sulla scia della performance a Wall Street dell’indice Sox delle principali società Usa dell’industria dei chip che ha guadagnato il 2,9% chiudendo a 1.364 punti, livello mai visto nella storia.
Anche l’indice Stoxx delle società europee dell’alta tecnologia ha guadagnato l’1,3%. L’olandese Asml Holding, un produttore di macchinari per i chip, tocca i massimi della sua storia, in rialzo del 3% alla Borsa di Amsterdam.
SocGen ha avviato la copertura con un giudizio Buy. Goldman Sachs ha alzato il target price a 21,50 euro da 20,0 euro confermando il Neutral.
BANCHE, AVANTI I BIG. LE SOFFERENZE PESANO SULLE EX POPOLARI
Mercato prudente e selettivo in matteria di banche dopo che nell‘incontro tra i principali banchieri e la responsabile della supervisione Bce Danièle Nouy, non sono emerse novità in tema di Npl e addendum.
Gli acquisti si sono concentrati sui Big, meno esposti al rischio npl.
Unicredit chiude a +1,16%. Il ceo Jean Pierre Mustier ha ribadito che il piano del gruppo è basato sulla crescita organica: le operazioni di integrazione, ha detto, richiedono più tempo delle trasformazioni e con gli M&A il rischio è di rimanere indietro rispetto ai concorrenti.
Intesa +1,18% ha invertito quasi subito la tendenza negativa iniziale e con uno strappo nel finale ha segnato a 3,0940 euro i nuovi massimi da gennaio 2016: è la miglior blue chip dell’indice Eurostoxx 50.
Carlo Messina, l’amministratore delegato del gruppo, ieri ha dichiarato che non vi è allo studio nessun dossier di integrazione, fusione o acquisizione, smentendo così le ipotesi in un report di Mediobanca che una settimana fa ipotizzava una fusione con la francese Crédit Agricole che, secondo gli analisti di Piazzetta Cuccia, avrebbe portato importanti sinergie.
Mediobanca +1,28%. Equita ha confermato la raccomandazione buy con prezzo obiettivo a 10,5 euro. Gli analisti si aspettano dei risultati trimestrali “forti” e pensano che la banca rispetto ai tre mesi precedenti realizzerà una crescita del margine di interesse e delle commissioni grazie soprattutto all’effetto dei volumi, con gli impieghi visti in crescita del 2%.
I ribassi si sono concentrati sulle ex popolari ritenute più vulnerabili sul fronte deteriorati. Banco Bpm ha ceduto l‘1,45%. La cessione della banca depositaria con tre candidati al rush finale: Bnp Paribas e altri due gruppi bancari. La valutazione sarebbe tra 150 e 200 milioni di euro. Ubi – 0,75%, Bper Banca – 0,45%. Peggio il Credito Valtellinese-4% che continua a scontare anche la maxi-ricapitalizzazione prevista il mese prossimo, mentre Banca Carige interrompe la lunga serie positiva e cede il 2,15%.
RECORD STORICO PER MONCLER, DEBOLI LE UTILITIES
Nel resto del paniere principale:
Moncler +1,9%, nuovo record storico, promossa da RBC, Ferragamo -0,7%, bocciata da JPMorgan che ha abbassato il prezzo obiettivo a 20,5 da 21,5 euro (rating neutral).
Fiat Chrysler +1,3%.
Deboli le società della pubblica utilità a Piazza Affari come in tutta Europa. Enel -0,5%, Terna -1,2%, Atlantia-1%, Snam-1,3% dopo il sell di Ubs.
È L’ORA DEI TAGLI PER TELECOM, IN CALO CAMPARI
Telecom Italia -0,8%. Sono 7.500 le uscite volontarie nel periodo compreso tra il 2018 e il 2020. In particolare, l’azienda ha proposto 4.000 prepensionamenti elevabili a 5mila secondo la legge Fornero da realizzarsi entro la fine di quest’anno più 2.500 esodi incentivati entro il 2020. Al contempo, l’azienda ha proposto 2.000 assunzioni a fronte di una solidarietà espansiva di circa 20 minuti al giorno che coinvolgerebbe tutti i dipendenti.
Campari -2,9%. Deutsche Bank ha tagliato la raccomandazione a Hold.