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Piazza Affari: 27 delisting per 28 miliardi di capitalizzazione nel 2024. Per Consob “è l’obiettivo delle Opa”

Imagoeconomica

Siamo nell’era della fluidità, in cui nulla è per sempre e indissolubile. Così accade anche a Piazza Affari e nelle Borse Valori in generale, un tempo traguardo ambitissimo e matrimonio ferreo, ora viste come una delle tante opportunità per raccogliere fondi, crescere, investire in visibilità. Ma non certo l’unica. Oggi anche strumenti molto performanti legati al private equity e a varie forme di finanziamento raccolgono il favore degli amministratori delle società, magari più veloci, magari più vicini alle reali performace della società. E poi proprio il delisting è l’obiettivo delle numerose Opa che si sono verificate nell’ultimo periodo. Quindi si sta in Borsa un po’, si esce, magari si rientrerà in futuro.

Certo, i numeri sono significativi: sarà l’imminenza della chiusura dell’anno, ma solo nell’ultima settimana hanno annunciato l’addio al listino quattro società: Mittel, Beghelli, Comal, NB Aurora.

A Piazza Affari nel 2024 quasi 28 miliardi in meno di capitalizzazione

La rottura del tabù del delisting dalla Borsa Valori è partiti negli Stati Uniti già all’inizio del 2000 ed esploso negli ultimi due decenni, influenzando anche Piazza Affari dove quest’anno ha visto 27 cancellazioni contro 21 nuove quotazioni. Allargando il periodo di osservazione, in quattro anni hanno lasciato la Borsa italiana un centinaio di società.

Nel solo 2024 quasi 28 miliardi di euro di capitalizzazione hanno lasciato Piazza Affari nel 2024, secondo le elaborazioni realizzate da Intermonte e che non tengono conto delle altre realtà oggetto di opa o di altre operazioni finalizzate al delisting. Sul totale pesano in particolare l’addio di due realtà: Cnh e UnipolSai, che insieme rappresentano oltre il 75% del valore che ha lasciato la borsa. La prima ha preferito rimanere quotata solamente a Wall Street, ritenendo il Nyse più adatto del Ftse Mib alla sua realtà e dimensione. La seconda, invece, è uscita da Piazza Affari nell’ambito di un riassetto del gruppo Unipol. L’ultima settimana è stata cruciale. Tra il lancio di offerte e la proposte di revoca dal listino anche Mittel, Beghelli, Comal, Friulchem e Nb Aurora hanno detto di voler uscire da Piazza Affari. Secondo una ricerca effettuata dall’ufficio studi di MF-Milano Finanza, circa la metà delle realtà che si sono delistate nel corso dell’anno hanno lasciato Piazza Affari con una capitalizzazione inferiore rispetto al momento della quotazione.

I motivi aziendali alla base dei delisting

Non sono tutti dello stesso tenore le motivazioni. Ma si sente spesso ripetere che le valutazioni sono troppo penalizzanti, non sempre c’è corrispondenza tra i risultati della società e il comportamento degli investitori, oppure che c’è una diversa velocità tra il business aziendale e la reazione delle quotazioni.

“È stato un bel percorso, ci ha dato grande visibilità” ha spiegato al Sole24ore Bruno Conterno, amministratore delegato di Nice Footwear, una vera meteora in Borsa, quotata e delistata in poco più di un anno, da novembre 2021 a marzo 2023. “La Borsa ci ha permesso di raccogliere i capitali necessari al nostro progetto, è stato formativo. Ma a un certo punto abbiamo riscontrato difficoltà a essere valutati in maniera corretta; e questo solo per motivi esogeni, visto che crescevamo a doppia cifra”. L’azienda veneta è impegnata in un percorso di aggregazione di realtà di piccola-media dimensione, per creare una piattaforma manifatturiera nel settore della calzatura a servizio di molti marchi del lusso. “In Borsa abbiamo raccolto i capitali necessari ad avviare il piano, ma non potevamo rischiare una battuta d’arresto. Il fondo Palladio, con il quale abbiamo condotto in porto l’operazione di delisting, ci ha dato velocità di esecuzione e competenze complementari. Da quando siamo usciti, abbiamo perfezionato due nuove acquisizioni, il nostro fatturato è passato da 25 a 100 milioni di euro. Stiamo dando esecuzione a quel progetto industriale che era stato apprezzato alla Ipo, ma che poi si stava arenando a causa della mancanza di liquidità sul mercati».

Simile è stata la parabola in Borsa di Labomar: la Ipo “è stata bellissima: siamo entrati a Piazza Affari con la voglia di raccontare una storia di crescita, avevamo in testa di investire nei tre anni successivi tutto il denaro raccolto in operazioni di M&A e poi, esaurite le munizioni, magari collocare altre azioni. amministratore delegato Walter Bertin. “Ma dopo poco più di due anni, nonostante avessimo mantenuto tutte le promesse, ci siamo resi conto che non riuscivamo a far comprendere al mercato il nostro reale valore. Abbiamo preso una scelta precisa e razionale e il delisting con il fondo Charterhouse ci ha fornito sostegno e competenza, una mentalità fresca in un momento di crisi di mercato che richiedeva dinamicità e non staticità. L’esperienza da quotata è stata però importante, la Borsa resta un elemento di grande fascino: quando avremo raggiunto una dimensione diversa potremo forse tornare a quotarci, ma questa volta sul mercato principale”.

A sua volta un’azienda come Relatech, delistata pochi giorni fa, ha visto nella Borsa “una leva importante come strumento per finanziare acquisizioni e incentivare il management” ha detto al Sole24ore Pasquale Lambardi, ceo e fondatore della società. “Abbiamo finalizzato 9 acquisizioni fino alla fine del 2022, coronando un percorso di crescita che ci ha portato a raggiungere un livello dimensionale diverso rispetto all’Ipo, superando anche gli obiettivi che ci eravamo dati. A quel punto ci siamo posti il problema del passaggio successivo. Abbiamo studiato un nuovo piano, valutato nuovi strumenti. Nonostante l’azienda fosse in forte crescita, il titolo soffriva, il mercato non ci supportava. Il delisting è stata una scelta ponderata, non avevamo bisogno solo di un partner finanziario, ma di qualcuno che ci aiutasse anche in un percorso di crescita internazionale, un socio attivo. La Borsa è stato uno strumento importante in una determinata fase della nostra storia”. Anche per questa ragione “in futuro, dopo essere ulteriormente cresciuti, non escludiamo di ritornare a quotarci“.

Insoddisfatto dell’accoglienza degli investitori Fulvio Citaredo, amministratore delegato di Pierrel, delistata all’inizio dell’anno. “L’ultimo aumento di capitale da 70 milioni, a supporto del nostro piano strategico di investimento, non è stato adeguatamente compreso – spiega –. Questo anche a causa della mancanza di volumi e di liquidità che affligge ormai da tempo il mercato italiano; gli investitori non hanno un approccio paziente e di lungo periodo, spesso i capitali sono indirizzati solo verso le grandi realtà e le Pmi risultano penalizzate. Per questo abbiamo deciso di uscire. Ora siamo ancora di più concentrati sulla parte industriale del nostro piano di investimenti da 140 milioni nell’ultimo quinquennio”.

Anche le numerose Opa puntano al delisting

Tra l’altro, proprio l’addio alla Borsa, è anche l’obbiettivo principale delle Opa, come ha evidenziato un rapporto della Consob: il delisting “resta l’obiettivo principale delle offerte pubbliche di acquisto o di scambio lanciate sul mercato finanziario italiano” dice l’occasional report della Commissione di Borsa che ha analizzato le offerte pubbliche svolte in Italia nel periodo 2020-2023. L’indagine conferma i risultati di un precedente studio (sul periodo 2007-2019) che la stessa Consob ha pubblicato nel 2021. L’opa, pensata originariamente come uno strumento volto a favorire la contendibilità delle imprese e la tutela degli azionisti di minoranza, è stata usata in Italia prevalentemente come via di uscita dalla Borsa. Su un totale di 76 offerte pubbliche promosse nei quattro anni in esame ben 56, cioè il 74% dei casi, si sono concluse con il delisting.

Secondo l’indagine Consob, sono cresciute anche le Opa sull’Euronext Growth Milan (Egm), dedicato alle piccole e medie imprese: tra il 2020 e il 2023 si sono registrate 16 Opa (21,9% delle offerte totali), con un’accelerazione nel 2023 (10 casi), rispetto alle 9 opa del periodo 2007-2019. In generale “il premio offerto agli azionisti è in media più basso dove la liquidità è maggiore (per esempio sul segmento Euronext Star Milan), mentre sulle piattaforme in cui la liquidità è minore (come l’Egm) il premio è di regola più alto”. L’occasional report riporta, infine, che fra il 2020 e il 2023, 19 offerte su 76 (pari al 25%) hanno registrato forme di reinvestimento dei soci della società-bersaglio nel capitale dell’offerente. Sul dato, in forte aumento rispetto alle evidenze del periodo 2007-2019 (14 offerte su 231, pari a circa il 6%), incidono le offerte con reinvestimento effettuate su società negoziate su Egm (7 rispetto alle 19 totali).

Le uscite non sono compensate da Ipo consistenti

I delisting inoltre non sono, come fisiologicamente accadeva in passato, compensati da nuovi ingressi di pari consistenza. Le società che sono sbarcate a Piazza Affari nel 2024 sono principalmente di piccole dimensioni. Solo Next Geosolutions ha una capitalizzazione di 300 milioni, mentre ICop e Sys-Dat erano sopra i 100 milioni il giorno dell’ipo.

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