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Piano Energia Ue: per l’Italia extra-gettito di 10 miliardi in sei mesi. Ecco le stime di Osservatorio Conti pubblici

Pixabay

Il Piano energia, da poco approvato dal Consiglio Ue, può valere per l’Italia fino a 10 miliardi tra dicembre 2022 e giugno 2023. È il primo calcolo a caldo sulle misure approvate il 30 settembre dai ministri europei dell’energia che hanno rinviato ogni decisione sul price cap per il gas. Lo ha messo a punto l’Osservatorio Conti Pubblici Italiani (Osservatorio Cpi) che, da quando Carlo Cottareli si è autosospeso per l’elezione in Parlamento, è coordinato da Giampaolo Galli. 

La proposta, osserva l’ultima newsletter pubblicata dall’Osservatorio, si compone di 4 nuclei principali:

  • Riduzione del consumo lordo di energia, con particolare riferimento alle ore di picco in cui il prezzo è più elevato;
  • Introduzione di un tetto per i ricavi dei produttori di energia da fonti meno costose e prelievo della parte eccedente il massimale;
  • Redistribuzione del surplus così ottenuto per sostenere piccole e medie imprese e famiglie più vulnerabili;
  • Introduzione di un contributo di solidarietà temporaneo a carico delle imprese che operano nei settori legati ai combustibili fossili.

Vedendo le misure più nel dettaglio, ecco cosa hanno deciso venerdì 30 settembre i ministri dell’Energia Ue.

Piano Ue energia: riduzione dei consumi

Per quanto riguarda il lato della domanda, la Commissione vuole introdurre un target del 10 per cento di riduzione volontaria del consumo lordo mensile tra i mesi di dicembre 2022 e marzo 2023, prendendo come base di riferimento la media dei rispettivi mesi degli ultimi cinque inverni. Tale obiettivo comprende anche una riduzione obbligatoria del consumo giornaliero nelle ore di picco di almeno il 5 per cento rispetto alle previsioni degli operatori del settore. Secondo dati ARERA, in Italia le ore di maggiore consumo energetico sono le 4 ore comprese tra le 9 e le 12

Piano Ue energia: tetto ai ricavi delle imprese produttrici di elettricità

I produttori di elettricità stanno beneficiando in questo periodo di extra profitti in quanto il prezzo dell’elettricità è molto aumentato mentre riescono a produrre a costi inferiori a quelli marginali dell’industria del settore. La differenza è data soprattutto dalla produzione da fonti rinnovabili che vale circa il 40% della produzione elettrica nazionale.

“Per quanto riguarda l’Italia – spiega l’Osservatorio Cpi – il prezzo nazionale è determinato dall’ultima unità immessa sulla Borsa elettrica italiana per soddisfare il fabbisogno previsto giornaliero. Il meccanismo prevede, quindi, lo scambio di energia a partire dalle unità prodotte con fonti meno costose (attualmente le fonti rinnovabili e il nucleare) per poi salire di prezzo fino alle ultime unità immesse sul mercato che sono prodotte con combustibili fossili (gas e petrolio). Raggiunto il limite fissato dal fabbisogno nazionale, tutta l’energia scambiata viene pagata al prezzo dell’ultima unità proveniente dalle fonti attualmente più costose. Pertanto, si possono classificare le imprese del mercato elettrico in “marginali” (tutte le imprese che producono ad un costo vicino al prezzo finale), e “infra-marginali” (tutte le imprese che producono ad un costo minore del prezzo marginale giornaliero)”.

I produttori infra-marginali dunque potranno trattenere ricavi fino a 180 euro al MegaWattora (MWh). I ricavi superiori a questa cifra saranno invece utilizzati dallo Stato. In Italia il Pen (Prezzo unico nazionale) al 15 settembre si attestava a 447euro/MWh, il 26 settembre era sceso a  circa 373 euro/MWh vista la forte volatilità dei prezzi in questo periodo segnato dalla guerra del gas innescata dall’invasione della Russia in Ucraina. Il prezzo medio quest’anno si attesta a 327,82 euro/MWh.

Tabella con le stime di extra gettito per l’Italia – Fonte: Osservatorio Cpi

A chi andrà l’extra gettito così ottenuto?

I proventi della manovra dovrebbero essere redistribuiti sotto forma di incentivi o trasferimenti diretti ai consumatori finali di energia elettrica, sia imprese che famiglie, e agli operatori del mercato elettrico che potrebbero incorrere in perdite derivanti invece dall’applicazione del regolamento. “Infatti – spiega ancora l’osservatorio – l’articolo 12 introduce una novità assoluta per l’UE in quanto per la prima volta viene autorizzata la fissazione di un prezzo calmierato per i consumatori finali per la fornitura di energia al di sotto del livello di costo, a patto che ci sia una compensazione equa per i fornitori da parte dello Stato. Il sostegno diretto alle PMI introdotto con questa proposta non può eccedere l’80 per cento del consumo totale dei 5 esercizi passati e deve essere collegato ad una riduzione del consumo per i prossimi mesi in linea con i target nazionali.”

Tassa sugli extra-profitti dei produttori di elettricità

Il quarto e ultimo pilastro del Piano Energia deciso dal Consiglio Ue istituisce, come si è detto un “contributo di solidarietà temporaneo” da parte di produttori. Il contributo Ue ricorda la tassa sugli extra-profitti varata dal governo Draghi ma con un meccanismo molto diverso. La Commissione propone di tassare i profitti che eccedono il 120 per cento della base imponibile media degli ultimi tre anni per le attività relative ai settori dei combustibili fossili (i produttori marginali) ad un’aliquota minima del 33 per cento. Il gettito derivante dal “contributo di solidarietà temporaneo”, verrà utilizzato per fornire aiuto alle famiglie più vulnerabili, alle imprese energivore, per la riduzione . consumo su base volontaria e per la realizzazione delle opere legate al piano REPowerEU a livello transnazionale.

Piano Energia: le conclusioni dell’Osservatorio Cpi

“L’impianto dell’intervento manca probabilmente dell’incisività richiesta dal momento storico e dall’arrivo di una probabile recessione economica nel 2023. La mancanza del tetto al prezzo del gas o altre misure per limitare gli effetti del costo dell’energia potrebbero non generare gli effetti sperati. La riduzione dei consumi è significativa ma, tuttavia, inferiore alle aspettative della comunità internazionale e dei mercati e l’assenza di un tetto al prezzo del gas russo ha mostrato la debolezza dell’accordo politico tra gli stati membri”.

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Categories: Economia e Imprese