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Piano bazooka per salvare l’euro e Sarkozy lancia l’ultimatum: se Merkel non ci sta, salta l’Europa

DEBITO SOVRANO, PRONTA L’OPERAZIONE BAZOOKA
SARKOZY: SE BERLINO NON CI STA, SALTA L’EUROPA

Attenzione: se il summit dei capi di governo della Ue si chiuderà con un nulla di fatto, potrebbe saltare l’euro. E se salta l’euro, addio Unione Europea. Non ha usato mezzi termini il presidente francese Nicolas Sarkozy, spalleggiato dalla Commissione Europea nel replicare alla frenata di Angela Merkel. nel giorno in cui Moody’s ha lanciato un warning sulla tripla A dello Stato francese. La scure dell’ agenzia di rating si è già abbattuto invece sulla Spagna declassata di due punti da AA- ad A1.

The Guardian intanto rivela i primi particolari sul possibile accordo in discussione al summit del 23/24 ottobre, già battezzato “operazione bazooka”. Il fondo salva Stati dovrebbe funzionare da assicuratore di ultima istanza, fornendo le sue garanzie fino al 20% dell’importo delle emissioni pubbliche di Italia e Spagna moltiplicando così per cinque la potenza di fuoco dei 440 miliardi di dotazione del fondo Efsf. Su ogni nuovo Btp, insomma, ci sarebbe la garanzia europea fino ad una perdita teorica del 20 per cento. Sotto quota 80 il creditore si dovrà accontentare della garanzia dello Stato italiano. In cambio di questa polizza, Roma e Madrid dovrebbero fornire nuove garanzie sul risanamento all’Europa. Oltre alle perplessità politiche della Germania, il piano presenta alcune criticità: non ultima il rischio di creare una frattura tra i Btp di vecchia generazione (non coperti da garanzia) e nuovi.

Intanto, Bruxelles dovrebbe promuovere un comitato di saggi per il coordinamento delle economie, primo passo verso un ministero comune per l’eurozona. A presiederlo dovrebbe essere lo stesso Jean-Claude Trichet, presidente uscente della Bce.

MOODY’S TAGLIA LA SPAGNA, WARNING SULLA TRIPLA A DI PARIGI
LA SCURE DI S&P’ SI ABBATTE SU 24 BANCHE ITALIANE (SU 43)

L’ultimatum di Sarkozy arriva nel giorno della nuova offensiva delle agenzie di rating. Moody’s ha lanciato un warning sulla tripla A dello Stato francese. La scure dell’ agenzia di rating intanto si è già abbattuto invece sulla Spagna declassata di due punti da AA- ad A1.

Standard & Poor’s comunica di aver declassato il proprio giudizio sul merito di credito di nuove banche italiane dopo quelle già bocciate contestualmente al taglio del rating sovrano del 20 settembre scorso.

Sono stati in particolare rivisti al ribasso i giudizi su Monte Paschi , la cui valutazione passa da ‘A-‘ a ‘BBB+’, Banco Popolare ‘BBB’ da ‘A-‘, Ubi (‘A-‘ da ‘A’) Popolare Emilia Romagna , tagliata a ‘BBB+’ da ‘A-‘, Popolare Milano (‘BBB+’ da ‘A-‘), Carige (‘BBB’ da ‘A-‘) e Cremem ‘(‘BBB’ da ‘A-‘). Secondo l’agenzia, le nuove tensioni sul mercato unitamente alle peggiorate prospettive di crescita hanno determinato un “ulteriore deterioramento” dello scenario per gli istituti di credito, con costi di finanziamento in rilevante salita a fronte della tensione sui governativi. Standard & Poor’s, inoltre, è del parere che l’attuale difficile clima operativo per il settore bancario non sia di natura transitoria né di facile risoluzione. Confermati invece i rating su altri istituti, tra cui Unicredit , Intesa Sanpaolo e Mediobanca , peraltro reduci dalla bocciatura del 21 settembre.

“Ad oggi, abbiamo un outlook negativo sul giudizio di 22 su 43 istituzioni finanziarie italiane” dice la nota S&P. “Questo riflette le prospettive negative sul rating sovrano, e/o i potenziali rischi al ribasso per le nostre attuali aspettative, sia alla luce di un clima macro che potrebbe deteriorarsi sia a causa delle ricadute più gravi del previsto sul profilo finanziario di un singolo istituto” continua.

BERLUSCONI: NON CI SONO SOLDI PER LO SVILUPPO
SOLO GLI ACQUISTI UE FRENANO LO SPREAD BTP/BUND

Mentre Silvio Berlusconi alza bandiera bianca sul fronte dello Sviluppo (“non ci sono soldi”) e prosegue il balletto sulla nomina del successore a Mario Draghi in Banca d’Italia (prende quota il terzo incomodo, Lorenzo Bini Smaghi) dal debito pubblico italiano arrivano nuovi segnali di allarme.

Sul mercato dei titoli di Stato si è rafforzato il Bund, il cui rendimento è sceso di 9 punti base al 2,0%, e si è indebolito il Btp (rendimento al 5,85%, +8 punti). Lo spread si è allargato a 386 punti, dai 371 della chiusura di ieri. A limitare i danni sono giunti nel finale gli acquisti della Bce su Btp a medio-lungo termine (oltre che su titoli spagnoli), che hanno permesso a spread e rendimenti di rientrare dai picchi di seduta. Il warning di Moody’s a Parigi ha spinto lo spread del benchmark decennale francese con la Germania fino a 114 punti (+18 punti da ieri), un livello che non registrava dal 1992

CAPITOMBOLO DI APPLE – 6%. VENDUTI MENO IPHONE NEL TRIMESTRE
MA WALL STREET VOLA GRAZIE AGLI UTILI DELLE SOCIETA’ DELLO S&P

Un inatteso capitombolo di Apple ha guastato il buonumore di Wall Street. A causa di vendite peggiori del previsto dell’iPhone (17 milioni contro i 20 previsti) , il titolo della Mela non ha centrato il target previsto nel trimestre: è la prima volta che capita dal 2004. E così i profitti ammontano a 6,62 miliardi di dollari ( contro 4,31 miliardi di un anno fa) ovvero 7,05 dollari per azione contro una previsione di 7,31 dollari. Il titolo accusava una perdita del 5,9 per cento nell’after hours. Meno sorpresa ha provocato il secondo “rosso” nella storia borsistica di Goldman Sachs +0,27%: la banca d’affari ha chiuso il terzo trimestre con una perdita per azione di 84 cents, gli analisti si attendevano una perdita di 16 cents.

Ma queste performance negative on hanno impedito alo S&P 500 di recuperare posizioni, cancellando le perdite di agosto. Parte del merito del rallye spetta a Bank of America +10% , prima banca degli Stati Uniti per valore degli asset, che ha chiuso il terzo trimestre 2011 con un utile netto di 6,23 miliardi di dollari dalla perdita maxi di 7,6 miliardi di dollari dello stesso periodo del 2010, ma il risultato è stato influenzato da un beneficio contabile di 4,5 miliardi di dollari. L’exploit di Bofa non è isolato. Anche Intel ha annuncato ieri sera risultati migliori delle previsioni (utili per azione sù del 33%) grazie alle maggiori vendite dei tablets soprattutto in Asia. Ecosì , dietro la marcia dello S&P 500 +2.04%, del Nasdaq +1,63% e del Dow Jones +1,58% ci sono gli utili che emergono dai conti trimestrali della Corporate America: i profitti delle società dello S&P saliranno del 17 % nel terzo trimestre (+18% su base annua) secondo le previsioni degli esperti di Bloomberg. Il rapporto prazzi/utili è di 11,1 volte contro una media storica di 16,4 volte.

I listini asiatici, infine, hanno chiuso ieri in sostanziale parità. Dopo i guadagni iniziali l’indice Nikkei 225 segnala a Tokyo un rialzo dello 0,06%. Recupera l’Hang Seng di Hong Kong: + 1,25%.

PIAZZA AFFARI HA TENUTO GRAZIE ALLE BANCHE E ALL’ AUTO
FITCH TAGLIA FIAT : TROPPO FRAGILE IL PATRIMONIO CHRYSLER

La Borsa di Milano ha chiuso con un lieve progresso una seduta caratterizzata da molta incertezza e frequenti oscillazioni. L’indice FtseMib è salito dello 0,3% con una performance migliore rispetto alle altre Borse europee: Londra è scesa dello 0,7%, Parigi -0,8%, Francoforte ha segnato un progresso dello 0,2%.

La maggiore forza di Piazza Affari è dovuta ai diffusi rialzi delle banche: Unicredit (prima del sequestro conservativo) è salita del 2,7%, Intesa +1,2%, Ubi +1,7%, Banco Popolare +0,8%, Popolare Milano +0,9%. Al contrario, le banche francesi hanno segnato forti ribassi dopo che Moody’s ha lanciato un “warning” sul rating tripla A della Francia. Bnp Paribas è scesa del 3,7%, Société Générale -5,1%, Crédit Agricole -3,3%.

In Piazza Affari la giornata è stata positiva per il settore automotive: Fiat Industrial +2,1%, Pirelli + 3,9%.

Fiat ha guadagnato il 2,3% nonostante che Fitch abbia abbassato il rating a lungo termine su Fiat a BB da BB+ con outlook negativo. Stavolta non c’entrano il calo delle vendite in Europa (proseguito a settembre con -7,8%) bensì l’impatto del consolidamento di Chrysler: la consociata Usa alza sì la redditività del gruppo, ma ne abbassa il profilo di credito, vista la fragilità del patrimonio della casa di Detroit.

“Gli attuali rating sono basati su un profilo di credito stand-alone di Fiat, ma incorporano i più alti rischi a breve termine per la Fiat derivanti dalla sua integrazione con Chrysler in un contesto sempre più difficile per il gruppo”, dice Emmanuel Bulle, senior director di Fitch per l’Europa. Secondo l’agenzia di rating Chrysler ha un profilo di credito più debole di Fiat e i grossi benefici che quest’ultima avrà dall’operazione di integrazione con la casa Usa saranno più evidenti solo nel medio-lungo termine. L’outlook negativo riflette i rischi di realizzazione dell’operazione di integrazione con Chrsyler e le sfide nei mercati core in Italia e in Brasile. La decisione era prevista dai vertici del Lingottto: non a caso la strategia di Sergio Marchionne punta a mantenere la liquidità del gruppo a “livelli anomali” proprio per evitare il lancio di operazioni di finanziamento a costi troppo elevati.

A Londra i ribassi maggiori sono stati delle società minerarie, particolarmente colpite dalle vendite dopo i dati che mostrano il rallentamento dell’economia cinese. Il Pil del terzo trimestre di Pechino è cresciuto solo del 9,1% contro una media delle previsioni di +9,3%. Si tratta del tasso di sviluppo più basso degli ultimi due anni. Nel trimestre precedente la crescita era stata del 9,5%. Rio Tinto è scesa del 4,7%, Bhp Billiton ha perso l’1,2%. Il petrolio Brent è in calo a 109 dollari al barile (-0,7%), il Wti sale a 86,8 dollari (+0,5%).

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