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Piano 2030 del settore elettrico: 361 miliardi di benefici economici e 540 mila nuovi posti di lavoro in Italia

Il Piano 2030 del settore elettrico elaborato da Enel, Althesys ed Elettricità Futura garantirà all’Italia sostenibilità ambientale e indipendenza energetica. Ecco tutto quello che c’è da sapere

Piano 2030 del settore elettrico: 361 miliardi di benefici economici e 540 mila nuovi posti di lavoro in Italia

L’aumento della capacità di generazione da fonti rinnovabili insieme a un robusto rafforzamento/potenziamento della filiera italiana, può portare fino a 361 miliardi di euro di benefici economici e a 540 mila nuovi posti di lavoro nel settore elettrico e nella sua filiera industriale nel 2030. Una stima al rialzo rispetto a quanto preventivato dal PNIEC (Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima) nel 2019 in base al quale i benefici si sarebbero fermati a 226 miliardi di euro con la creazione di 180mila posti di lavoro.

Sono queste le principali conclusioni dello studio “La filiera italiana delle tecnologie per le energie rinnovabili e smart verso il 2030” di Enel Foundation realizzato con Althesys ed Elettricità Futura che è stato presentato all’evento organizzato a Roma da Elettricità Futura, Enel Foundation e Althesys.

“Siamo di fronte a una opportunità unica, e se vogliamo coglierla pienamente il momento di agire è ora”. Non ci gira intorno Francesco Starace, Amministratore delegato e Direttore generale di Enel. “Nei prossimi anni ci sarà sempre più bisogno di tecnologie, competenze e visione strategica a supporto della transizione energetica e l’Italia potrà avere un ruolo da protagonista solo creando e rafforzando una catena del valore nazionale in grado di competere nello scenario internazionale”. Ma senza dipendere dall’estero.

Verso il 2030: la filiera italiana delle tecnologie rinnovabili e smart energy

Considerando diversi scenari di sviluppo, lo studio valuta i benefici economici e occupazionali legati alla crescita della filiera stessa e alla diffusione della capacità di generazione rinnovabile necessaria per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030. Secondo Alessandro Marangoni, Amministratore delegato di Althesys “i benefici socio-economici per l’Italia derivanti dallo sviluppo di questo settore sono cospicui e potrebbero equivalere fino al 2% del PIL annuo da qui al 2030”. E ancora che “la transizione energetica costituisce una straordinaria opportunità di crescita industriale per il nostro Paese”.

Lo studio stima che “oggi in Italia siano attive almeno 790 imprese riconducibili alla filiera delle energie rinnovabili e smart. Di queste, quasi 400 sono specializzate in questo settore. Complessivamente, il valore della produzione di queste aziende ammonta a 12,4 miliardi di euro, pari allo 0,7% del PIL italiano, garantendo un’offerta affidabile e di qualità di tecnologie per le reti elettriche, componenti per la generazione di energia, geotermia, pompe di calore, ma ancora limitata su elementi di base della transizione energetica come moduli fotovoltaici, turbine eoliche e batterie”.

Settore elettrico: scenari fino al 2030

Lo studio evidenzia come la crescita della capacità di generazione di energia rinnovabile unito ad una spinta allo sviluppo della filiera italiana del settore possa portare notevoli benefici economici, sociali e di indipendenza energetica.

Nello scenario più ambizioso, vengono installati 85 GW di capacità rinnovabile aggiuntiva, abbinati a una robusta crescita della capacità della filiera italiana di soddisfare la domanda interna con tecnologia “Made in Italy”: ciò consentirà di ottenere oltre 360 miliardi di euro di benefici economici e mezzo milioni di posti di lavoro aggiuntivi. Ma per ottenere i massimi benefici dagli investimenti che verranno messi in campo nei prossimi 7 anni, sottolinea la ricerca, l’Italia deve attuare rapidamente una strategia nazionale chiara e concreta, volta a incentivare l’installazione di ulteriore potenza di generazione rinnovabile e a creare le condizioni per lo sviluppo di una capacità industriale competitiva.

Starace (Enel): “Abbiamo la rete migliore del mondo”

A difesa dell’industria nazionale è intervenuto il manager. “Abbiamo la rete digitale migliore al mondo, siamo forti nella capacità di innovare e nell’imprenditorialità, ma talvolta l’industria energetica italiana ha maggior riconoscimento all’estero che nel nostro Paese”, ha detto Starace commentando il Piano 2030 del settore elettrico. Secondo il numero uno dell’Enel, “dovrebbe preoccuparci che un’industria energetica italiana competitiva vada all’estero perché non vede in Italia le opportunità di crescita. Non c’è un sistema energetico che evolve buttando dalla finestra quello che c’era prima, c’è una sedimentazione geologica di tecnologie”. “Il fatto che ora ci stiamo muovendo in un sistema che pone l’elettricità al centro – ha osservato Starace – rende l’energia più competitiva, più stabilmente conveniente e meno volatile. Adesso inizia un’altra partita, quella dell’elettrificazione dei consumi. Le reti elettriche diventano fondamentali”.

“Abbiamo superato il milione di impianti connessi l’anno scorso. L’Italia è capace di fare quello che altri Paesi non fanno. Questi ci consente di fare alcune osservazioni: è possibile continuare a far penetrare energia nei sistemi: è possibile far convivere macchine elettriche e pompe di calore se la rete è digitalizzata, a patto di mettere in circolo stoccaggi diffusi”, ha concluso l’ad.

Re Rebaudengo (Elettricità Futura): “Italia ancora troppo dipendente dall’estero”

Secondo Agostino Re Rebaudengo, presidente di Elettricità Futura dipendiamo ancora troppo dall’estero. “L’Italia è ancora in emergenza energetica”. Secondo i dati del 2022 l’energia elettrica in Italia è stata prodotta per il 55% dal gas, per il 35% da rinnovabili e per il 10% dal carbone. “Importiamo il 90% degli idrocarburi, oltre al 14% dell’energia elettrica che consumiamo”, ha sottolineato Re Rebaudengo aggiungengo che “per essere indipendenti è necessario aumentare la produzione nel nostro paese”.

“Il Piano 2030 del settore elettrico è un percorso di indipendenza e sicurezza nazionale, oltre che di decarbonizzazione, e una strategia di sviluppo della filiera elettrica in linea, peraltro, con gli obiettivi europei. Il Piano prevede di allacciare alla rete 85 GW di nuove rinnovabili al 2030, portando all’84% le rinnovabili nel mix elettrico. Raggiungendo questo traguardo, nei prossimi 7 anni l’Italia potrà ridurre di 160 miliardi di metri cubi le importazioni di gas con un risparmio di 110 miliardi di euro”, ha concluso il presidente di Elettricità Futura.

Le parole dei ministri Pichetto e Urso

“L’elettricità prodotta da fonti rinnovabili – ha spiegato il ministro dell’Ambiente e Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto – rappresenta la via fondamentale per attuare gli obiettivi che ci siamo posti entro il 2050. Questo settore oggi rappresenta il motore economico e culturale della transizione energetica, in grado di attivare entro dieci anni fino a mezzo milione di nuovi posti di lavoro green”. “La conoscenza e il talento dell’imprenditorialità italiana – conclude – possono costruire la nostra sicurezza energetica, nella sostenibilità ambientale”.

“L’Italia e l’Europa devono lavorare assieme per una piena sovranità energetica e tecnologica, anche mirando ad un’autonomia sul fronte materie prime fondamentali”. Ha sottolineato il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso aggiungendo che “dobbiamo realizzare una risposta strategica dell’Europa e dell’Occidente alla sfida, anche valoriale, che ci viene posta dalla Cina e dalla Russia. Servono regole in sintonia con le richieste delle imprese e risorse che garantiscano chi investe in rinnovabili e green”.

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