Non sono pochi gli investitori che hanno deciso da mesi di partecipare alla ricerca del Santo Graal, ovvero il vaccino in grado di sconfiggere la pandemia. Società biotech come Moderna di Cambridge (Massachussets), guidata dal rancese Stephane Blancel che già mesi fa prometteva rapidi sviluppi di un farmaco basato sullo Rna, con plauso dello stesso Donald Trump. O la pirotecnica Novavax, specializzata nello sviluppo dei vaccini, attualmente trattata a 87,3 dollari dopo aver sfiorato i 190 dollari quando la speculazione dava per scontato che la meta fosse vicina.
Il fenomeno ha solo in parte risparmiato i Big Pharma, impegnati nella corsa contro il virus, tanto più soggetti ad improvvise fiammate di speranza e a possibili docce fredde, a mano a mano che avanza la ricerca. Ne sa qualcosa Astra Zeneca, stamane +1,3% a 8.200 sterline, una delle società più seguite, oggetto di delusione quando ha segnalato un warning per la malattia di un paziente cavia (allarme poi rientrato). Oggi, a detta del presidente del centro di ricerca Irbm di Pomezia, Piero Di Lorenzo, che collabora con l’Università di Oxford per un vaccino anti Covid 19, “è ragionevole pensare che le prime dosi siano disponibili entro dicembre”. Ma la corsa, in Europa come in America ed in Asia, coinvolge centinaia di ricercatori, con ampia mobilitazione di risorse finanziarie e l’attenta partecipazione del mondo finanziario.
Ma, a ben vedere, la grande mobilitazione attorno al settore pharma ed al biotech, non ha finora provocato la corsa agli acquisti che si poteva immaginare. Certo, a Piazza Affari corre Diasorin +1,80% (+100% da inizio anno), di nuovo sugli scudi per aver lanciato ieri un test sulla Sars e ben figura Recordati +30% da inizio gennaio. Ma se si guarda al mercato Usa, l’indice di settore avanza da inizio anno del 5,7%, solo un filo meglio della media dello S&P 500 (tre punti) mentre veleggiano ben lontane dai massimi Novartis e Pfizer anche se i media inglesi hanno pubblicato un video dove si vedono le prime dosi del potenziale vaccino contro il virus della Covid-19 uscire dalla linea di produzione dello stabilimento di Puurs, in Belgio.
Domina una sensazione di cautela che contrasta con l’attenzione generale per il settore. La principale ragione di cautela è legata alle prossime decisioni della Corte Suprema che dovrà pronunciarsi sull’Affordable Care Act, cioè la riforma sanitaria votata sotto la presidenza di Barack Obama. Qualsiasi cambiamento che non preveda un significativo controllo dei costi sarà giudicato negativo da Wall Street. La prospettiva di un’affermazione democratica in entrambi i rami del Parlamento potrebbe, secondo i mercati, introdurre un freno ai profitti del settore.
Ma tanta cautela, sostiene il Wall Street Journal, è destinata a lasciare spazio ad un sentimento più positivo. “Se non ci saranno brutte sorprese – scrive il quotidiano – giocheranno a favore del settore i fondamentali, a partire dall’invecchiamento della popolazione così come l’aumento delle vendite per i test dei vaccini. Abbott Laboratories, per esempio, ha appena comunicato che, grazie ai test sul Covid-19, le vendite nel terzo trimestre sono cresciute del 40%”.
Abbott ha introdotto sette diversi test per il coronavirus e ha registrato entrate per 881 milioni di dollari in questo segmento. Il governo degli Stati Uniti sta spendendo 750 milioni di dollari per acquistare 150 milioni di test Binax NOW, un prodotto usa e getta in grado di rilevare le infezioni da coronavirus in circa 15 minuti.