X

Pfas, nuovi appelli per scuotere governo e Regioni: aumento delle sostanze pericolose nell’acqua

Pixabay

La battaglia dovrebbe essere mondiale. Nei fatti non lo è. Hanno un costo sociale molto alto i Pfas – sostanze perfluoroalchiliche – vale a dire i componenti chimici di sintesi che accompagnano la nostra vita. Dal punto di vista industriale sono una combinazione di carbonio e fluoro. Industria, cittadini e istituzioni sono tutti allarmati, ma deboli.

Pfas, cosa significa e quali rischi

Non bisogna pensare a drammi inutili, ma a sentire medici per l’ambiente esperti “i Pfas possono essere considerati la seconda calamità eco sanitaria mondiale dopo i cambiamenti climatici. Sono dovunque e durano per sempre”. Il punto più critico è la loro presenza nell’acqua che beviamo e ci sono movimenti che si oppongono alla loro diffusione. Non sono bastati.

Spingere su tecnologie e ammodernamenti delle reti è una soluzione che la politica, invece, dovrebbe prendere in considerazione. La notizia buona è che l’Ue ha pubblicato nuove “Linee guida” sui metodi d’analisi per il monitoraggio di queste sostanze. È un dato di fatto che “in tutta l’Ue” vi sia “la crescita del numero di casi di alta concentrazione di Pfas nell’acqua dolce, compresa l’acqua potabile”. I composti sono presenti anche in prodotti di largo consumo quali imballaggi alimentari, farmaci, dispositivi medici, capi di abbigliamento e prodotti di arredamento.

Pfas, il Veneto in trincea

La debolezza nel combatterli, per fortuna, viene scossa da nuovi appelli e “contenitori sociali”. Il Veneto da tempo ha mostrato sensibilità e ora è nato un movimento che entra nelle scuole. Nella lotta ci va di mezzo tutto, perché, fanno sapere, “bisogna rompere il muro di indifferenza che grava in gran parte dell’opinione pubblica, colmando anche la disinformazione”. Si chiede di bandirli ma allo stesso tempo bisogna anche educare la cittadinanza a prendere le distanze dai rischi nella vita di ogni giorno. Nel Veneto ci sono più di 30 Comuni che hanno reti idriche con concentrazioni superiori quattro volte rispetto a quelle consentite. L’Europa con la normativa sul monitoraggio ha battuto un colpo. Ha dato tempo ai governi fino al gennaio 2016 di attivarsi. La realtà e i danni sociali ed economici danno molto meno tempo.

Related Post
Categories: News