La decisione è stata sofferta, ma alla fine è arrivata. La famiglia Peugeot fa un passo indietro nel capitale della casa automobilistica per favorire l’ingresso della cinese Dongfng Motor Co., affiancata dallo Stato francese.
Il ministro delle Finanze, Pierre Moscovici, ha garantito che il Governo di Parigi “farà di tutto, userà la sua influenza per assicurarsi che Peugeot-Citroen resti un produttore di auto francese”. Un proposito ribadito dal titolare dell’Industria, Arnaud Montebourg, il quale ha confermato che l’Esecutivo francese ha incontrato sia i rappresentanti del Governo cinese sia i vertici di Dongfeng.
L’ingresso dei nuovi soci sarà possibile grazie a un aumento di capitale piuttosto oneroso. Il consiglio di sorveglianza di Psa Peugeot-Citroen ha approvato i termini preliminari dell’operazione, che potrebbe valere fino a tre miliardi di euro.
Dopo una riunione di cinque ore conclusa nella tarda serata di ieri, i membri del consiglio hanno assegnato all’amministratore delegato, Philippe Varin, il mandato per avviare colloqui formali con Dongfeng e con il Governo francese, che dovrebbero sottoscrivere rispettivamente il 30 e il 50% dell’aumento.
La famiglia Peugeot, finora maggior azionista del gruppo con il 25,4% del capitale, dovrebbe contribuire con una somma compresa tra 80 e 120 milioni di euro per evitare un’eccessiva diluizione della propria partecipazione. Una volta completata l’operazione, Dongfeng, lo Stato francese e la famiglia Peugeot dovrebbero detenere quote di uguale valore.
La ricapitalizzazione è necessaria per affrontare le difficoltà finanziarie del gruppo, sostenendo gli investimenti industriali, commerciali e in Ricerca & Sviluppo e rafforzando la presenza della società sui mercati esteri.
Sembra che alcuni membri della famiglia Peugeot – in particolare il presidente del consiglio di sorveglianza, Thierry Peugeot – vorrebbero evitare di fare affidamento su Dongfeng e sul Governo francese, privilegiando il ricorso al mercato per raccogliere l’intero ammontare dell’aumento.
Molti dirigenti e membri del consiglio, tuttavia, temono che gli investitori, nonostante il recente rally dei mercati azionari, non siano disposti a sobbarcarsi un’operazione di tali dimensioni, soprattutto perché il gruppo è in perdita da diversi trimestri.