Stamane sui mercati asiatici i future sul petrolio Brent e quelli sul Wti sono saliti di nuovo rispettivamente sopra 111 e 108 dollari al barile tra scambi molto volati.
Alla base degli aumenti ci sono i mancati progressi nelle trattative tra Mosca e Kiev per il cessate il fuoco. Secondo’Aie, Agenzia internazionale dell’energia, dal mese di aprile l’offerta di petrolio e prodotti raffinati da parte della Russia potrebbe scendere di tre milioni di barili al giorno, mentre avanzano nuove ipotesi dagli Usa di bloccare l’import di gas e petrolio russo.
Stop al petrolio russo: le strategie di Europa e Stati Uniti
In media, si legge nel comunicato dell’IEA, la spesa mensile per i prodotti petroliferi, per i trasporti e il riscaldamento, nel primo biennio del 2022 è aumentata di oltre 40 dollari per famiglia (quasi il 35%) nelle economie avanzate e di quasi 20 dollari per famiglia (oltre il 55%) nelle economie emergenti e in via di sviluppo rispetto all’anno passato.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, infatti, i prezzi del petrolio sono oscillati in maniera estrema, fino ad avvicinarsi ai 140 dollari al barile il record storico raggiunto nel 2008 (148 dollari).
A infiammare di nuovo i prezzi del greggio ci sono le nuove indicazioni dagli Stati Uniti di uno blocco alle importazioni di petrolio e gas russo, fattore che non impatterebbe allo stesso modo Stati Uniti e Unione Europea.
Se infatti la quota rappresentata dalla Russia sul totale delle importazioni di petrolio degli USA è inferiore al 5%, questa stessa percentuale è pari al 27% per l’Unione Europea, scrive oggi Ispionline. “Trattandosi però di un mercato globale ed essendo la Russia il terzo produttore di greggio al mondo, anche i cittadini americani dovrebbero affrontare conseguenti costi maggiorati alla pompa di benzina esattamente come quelli europei. Diverso è il discorso per il gas dove l’Europa è sempre ben più dipendente dalla Russia rispetto agli USA, ma il mercato è regionale. E quindi anche l’incremento di prezzi in caso di blocco dell’import” dice Ispi.
Le 10 mosse per tagliare la domanda di petrolio
Proprio l’Agenzia per l’energia ha presentato un piano contenente 10 misure di emergenza per tagliare la domanda di combustibile fossile di 2,7 milioni di barili al giorno in soli quattro mesi. Un programma che ci fa pensare al ritorno all’Austerity degli anni Settanta.
Ecco i 10 punti chiave per decarbonizzare la nostra economia e le nostre città:
- abbassare di almeno 10 km/h la velocità con cui ci muoviamo in autostrada, ad esempio passare da 120 a 110 km/h;
- incentivare l’utilizzo dei mezzi di trasporto pubblici, assieme alla micromobilità, la bicicletta e i percorsi pedonali;
- istituire le domeniche ecologiche in città spostandosi solo a piedi, coi mezzi pubblici o in bicicletta;
- promuovere ove possibile il telelavoro/smart working, anche per tre giorni a settimana;
- sfruttare la mobilità urbana a targhe alterne;
- promuovere il car sharing;
- prendere l’abitudine di riempire al massimo i mezzi di trasporto per la consegna merci, evitando di farli girare mezzi vuoti;
- passare rapidamente alla mobilità e ai trasporti elettrici;
- evitare spostamenti inutili, anche per lavoro, sfruttando le soluzioni tecnologiche di comunicazione e videopresenza;
- al posto degli aerei prendere treni notturni o/e ad alta velocità.
Il piano Ue per ridurre la dipendenza dalla Russia
Domani la Commissione presenterà un piano in 10 punti per ridurre la dipendenza del blocco dai combustibili fossili russi. Ma intanto alcuni paesi membri sembrano già aver individuato una propria soluzione: il ritorno del carbone al centro dei loro mix energetici, nonostante sia il combustibile fossile più inquinante. Troppo attrattivi il suo costo, attualmente minore di quello del gas, e la facilità con cui le centrali elettriche possono convertirsi al suo utilizzo.
In Italia, Draghi ha così suggerito la possibile riapertura di centrali elettriche a carbone. E anche nella Germania dove i Verdi sono uno dei pilastri del governo, la fine alla combustione del carbone attualmente prevista per il 2030 potrebbe essere messa in pausa per qualche anno.