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Petrolio: tagli Opec non bastano, prezzi cadranno ancora

Secondo il brief di Leonardo Maugeri per Harvard, i tagli decisi dall’Organizzazione dei Paesi esportatori non basteranno a contrastare l’eccesso di scorte, ma serviranno soprattutto come supporto psicologico ai prezzi, che sembrano però destinati a cadere ancora, a meno di un’imprevedibile aumento della domanda mondiale.

Petrolio: tagli Opec non bastano, prezzi cadranno ancora

I prezzi del petrolio sembrano destinati ad una nuova caduta. A dirlo è il policy brief “OPEC’s Misleading Narrative About World Oil Supply”, pubblicato da Leonardo Maugeri per Harvard, secondo cui in un momento in cui ci si concentra molto sui tagli, annunciati o reali, dell’Opec e su un possibile rialzo dei prezzi, rimane molto alta la possibilità che i tagli della produzione dell’organizzazione petrolifera andranno lontani dal loro obiettivo e serviranno soprattutto come un supporto psicologico ai prezzi.

In questo momento, svela infatti Maugeri, sia la capacità di produzione che l’effettiva produzione mondiale di petrolio stanno ancora crescendo e rimane difficile prospettare un aumento della domanda sufficientemente alto da assorbire l’eccesso di scorte. In particolare, l’attuale produzione di petrolio si aggira intorno ai 99,5 milioni di barili (Mbg) al giorno, una conseguenza della grande accelerazione che si è verificata nel periodo settembre ottobre 2016 e dicembre 2016-gennaio 2017.

In questi periodi, infatti, la produzione è cresciuta quasi ovunque. Paesi Non-Opec come Usa, Canada, Brasile e la Regione dei Mari del Nord hanno registrato un aumento combinato di circa 1 milione di barili al giorno rispetto ai livelli di settembre 2016, mentre la Federazione Russa ha raggiunto quota 11,2 milioni, stabilendo un nuovo record nell’era Post-sovietica. Anche la produzione degli stessi Paesi dell’Opec è cresciuta, schizzando ad ottobre da 30,9 a 33 Mbg.

Successivamente, i tagli concordati dall’Opec, che puntavano a raggiungere una produzione di 29,8 Mbg nei primi sei mesi del 2017, sembrano avere effettivamente raggiunto lo scopo (-1,166 Mbg) e, anzi, averlo superato (arrivando a complessivi -1,2 Mbg) secondo le rimostranze avanzate da alcuni dei Paesi produttori. Tuttavia, avverte Maugeri, focalizzare l’attenzione su queste ultime cifre rischia di essere fuorviante poiché come abbiamo visto, la produzione Opec è sensibilmente cresciuta tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017. Perciò, anche accettando per buona la stima di 1,2 Mbg, si tratterebbe di tagli insufficienti a fronte di una produzione salita a 31,8 Mbg. Per riportare i valori al target prefissato (29,8 Mbg complessivi) l’Opec dovrebbe tagliare oltre 2 milioni di barili al giorno. E le cose vanno anche peggio se si considera che anche i 12 Produttori non-Opec che hanno concordato dei tagli insieme all’associazione, sono ancora lontani dall’obiettivo, tra l’altro non enorme (si parla di una riduzione di 600mila barili al giorno) fissato.

Il mercato globale del petrolio, quindi, mantiene la sua vulnerabilità, legata all’attuale livello della fornitura. Questo anche per via di un paradosso: lo sforzo dell’Opec di lanciare un messaggio chiaro verso il taglio della produzione ha, da un lato, aiutato a sostenere i prezzi del petrolio, ma così facendo ha finito per incentivare la crescita della produzione in molti paesi.

I maggiori beneficiari di questo supporto ai prezzi sono stati gli Usa: quasi tutti i produttori di shale oil statunitensi, agli inizi di febbraio, hanno presentato dei piani per incrementare la loro produzione nel corso del 2017, una decisione che porterà ad una decisa accelerata dopo i mesi invernali.

Uno scenario, questo del perdurante eccesso di scorte, che potrebbe essere mitigato da una forte crescita della domanda che però non sembra essere imminente, anche per via del significativo rallentamento dell’aumento della domanda in paesi come Cina e India.

Non ci sono sufficienti elementi, secondo Maugeri, per essere certi di ciò che succederà nel mercato globale nel petrolio, ma è il tempo di segnalare che c’è qualcosa che non funziona nei numeri che circolano a livello globale sulle forniture di petrolio e una cosa è sicura: i tagli, siano Opec o non-Opec, non sono sufficienti a riassorbire l’eccesso produttivo. Dunque, almeno che la domanda di petrolio non cresca raggiungendo livelli record nel 2017, i prezzi del petrolio sembrano diretti verso una nuova sostanziale caduta.

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