Il petrolio russo trasloca dall’Europa alla Cina a dispetto delle sanzioni imposte dai Paesi occidentali per la guerra in Ucraina. La Russia è infatti diventata il primo fornitore di petrolio della Cina che compra a man bassa e a prezzi scontati. Nello stesso scenario, arriva un annuncio shock dalla Germania: Berlino riaccenderà le centrali a carbone per sopperire alla riduzione delle consegne di gas da parte della Russia.
Il petrolio russo trasloca: Russia primo fornitore della Cina
Secondo i dati diffusi dall’Amministrazione generale delle Dogane cinesi, nel mese di maggio la Cina ha importato 8,42 milioni di tonnellate di greggio dalla Russia, quasi 2 milioni di barili al giorno. Cifre che rappresentano un aumento del 55% rispetto a quanto acquistato un anno fa e del 25% rispetto a 1,59 milioni di barili al giorno consegnati ad aprile. Il tutto con forti sconti sui prezzi dopo che le società petrolifere occidentali si sono ritirate dal mercato a causa delle sanzioni imposte per la guerra in Ucraina. Il taglio dei prezzi ha toccato picchi del 30%, aiutando Mosca a mantenere i flussi di cassa su livelli adeguati durante la guerra in Ucraina. Secondo i calcoli, grazie alle esportazioni di petrolio, nel solo mese di maggio la Russia ha raccolto 20 miliardi di dollari.
Mosca è dunque ufficialmente diventata il primo fornitore di petrolio della Cina, scalzando l’Arabia Saudita che a maggio ha venduto a Pechino 7,82 milioni di tonnellate di petrolio, 1,84 milioni di barili al giorno, con un calo del 15% rispetto ai 2,17 milioni di barili al giorno. Da sottolineare inoltre che, dai dati dell’Amministrazione doganale, è emerso che le importazioni cinesi dall’Iran si sono attestate a 260mila tonnellate: malgrado le sanzioni Usa su Teheran, la Cina ha continuato a comprare greggio iraniano, di solito spacciato per forniture da altri Paesi, pari a circa il 7% del proprio fabbisogno.
In totale, da tutti i suoi fornitori, a maggio la Cina ha importato 10,8 milioni di barili al giorno di petrolio, contro la media del 2021 di 10,3 milioni.
La Germania riaccende le centrali a carbone per sopperire alla carenza di gas
Nel frattempo, per sopperire alla carenza di forniture di gas provenienti dalla Russia, la Germania ha deciso di varare un piano d’emergenza per garantire la sua stabilità energetica. Tra le diverse misure annunciate, spicca in particolare un maggiore utilizzo del carbone. “Per ridurre il consumo di gas, è necessario utilizzare meno gas per generare elettricità. Invece, le centrali elettriche a carbone dovranno essere utilizzate di più”, ha affermato il ministero dell’Economia in una nota.
Il governo sta reagendo agli annunci di questa settimana di numerosi tagli alle forniture di gas da parte di Gazprom tramite Nord Stream, sullo sfondo di una resa dei conti tra i paesi occidentali e la Russia nel contesto della guerra in Ucraina. “È una scelta amara, ma è essenziale ridurre i consumi di gas”, ha continuato il ministro dell’Economia ecologista Robert Habeck.
Nonostante ciò, la strategia sul lungo termine rimane invariata: “La Germania mantiene l’obiettivo di uscire da carbone entro il 2030”, ha detto il portavoce del ministro dell’Economia, Gabriel Haufe, in conferenza stampa a Berlino “Questo obiettivo non è affatto in questione. Ed è più importante che mai”, ha concluso.