Condividi

Petrolio: prezzi 2018 a 70 dollari e domanda in recupero

L’Unione Petrolifera, che ha tenuto l’assemblea annuale, si mantiene prudente sulle stime a causa dell’incertezza geopolitica riguardo alle politiche Usa, Iran e Venezuela ma conferma uno scenario in linea con il 2017. La bolletta petrolifera in Italia costerà 4 miliardi in più. Spinaci: “Sui cosiddetti sussidi al diesel, bisogna fare chiarezza: abbiamo le accise più alte dell’Eurozona”

Petrolio: prezzi 2018 a 70 dollari e domanda in recupero

Il petrolio si muoverà intorno ai 70 dollari nel 2018, in linea con il 2017. La previsione è dell’Unione petrolifera che ha tenuto mercoledì l’assemblea annuale. Anche se, in questa materia, la prudenza non è mai troppa.  “Le attese per il 2018 – rileva l’assiciazione dei petrolieri – sono ancora molto incerte per la difficoltà di riuscire a ponderare il rischio geopolitico. Stando alla possibile evoluzione dei fondamentali, non ci si dovrebbe tuttavia allontanare troppo dai valori prevalenti delle ultime settimane, stante anche la recente revisione dell’accordo Opec-non Opec, con la previsione di una media 2018 intorno ai 70 dollari”.

In periodo di flat tax e date le voci ricorrenti di un intervento sulle accise del diesel per rastrellare risorse da destinare all’appiattimento fiscale caro al vicepremier Matteo Salvini, il presidente dell’associazione, Claudio Spinaci ha voluto mettere alcuni puntini sulle “i”.

SUSSIDI ALLE FONTI FOSSILI E e-FATTURA CARBURANTI

“Il tema “periodicamente ricorrente, dei sussidi erogati dallo Stato a favore dei prodotti fossili e di cui il settore petrolifero beneficerebbe è un esempio di scarsa chiarezza” contesta Claudio Spianci. “In realtà tali sussidi non sono altro che riduzioni di accisa, in forma diversa (esenzione, agevolazione o credito di imposta), concesse ad alcune categorie economiche ed industriali (agricoltori, autotrasportatori pescatori, vettori aerei e navali) che altrimenti sarebbero fuori mercato visto che in Italia si pagano le accise più elevate d’Europa” chiarisce. E “sulla teoria poi che la minore accisa sul gasolio rispetto alla benzina sarebbe un sussidio, rasentiamo il ridicolo”. “Per quanto ci riguarda potrebbero anche essere eliminati tutti – attacca Spinaci – che peraltro in alcune fattispecie favoriscono usi fraudolenti ed illegali. Purché, però, chi propone tale strada chiarisca la natura dell’intervento e dica le cose come stanno, ovvero che si tratta dell’ennesimo intervento di aumento delle accise per alcune categorie economiche e per gli automobilisti che possiedono un’auto diesel“.

Altro tema “caldo” è quello della fatturazione elettronica per i carburanti. Il Decreto Dignità, che sta per arrivare in Consiglio dei ministri, propone lo slittamento al 1 gennaio 2019 della scadenza contro la quale i benzinai avevano indetto uno sciopero per il 26 giugno poi revocato.  “Le compagnie petrolifere italiane sono pronte da subito alla fatturazione elettronica e se il governo vuole venire incontro ai gestori si limiti ad un avvio più morbido sulla sola fatturazione al consumatore finale. Vogliamo combattere veramente l’illegalità e siamo pronti a pagare il prezzo”. 

Secondo gli ultimi dati pubblicati dall’Unione petrolifera il gasolio resta il principale prodotto per l’autotrazione con circa il 40% dei volumi totali consumati, seguito dalla benzina con poco meno del 13%. Nel settore dei trasporti, il petrolio copre oltre il 92% del fabbisogno, rispetto al 2-3% ciascuno delle altre fonti. Tuttavia i consumi petroliferi sono continuamente diminuiti negli ultimi anni (-1,3% nel 2017). Una lieve ripresa si segnala nei primi cinque mesi del 2018 (+1,9%).

Ad incidere, soprattutto nel secondo trimestre, le tensioni geopolitiche (Usa, Iran, Venezuela) e le preoccupazioni per la tenuta complessiva dell’offerta a fronte di
una domanda ancora sostenuta.
LO SCENARIO INTERNAZIONALE

Nel primo trimestre del 2018 domanda e offerta di petrolio sono tornate sostanzialmente in equilibrio, rilevano i dati Up. La dinamica della domanda per ora ha risentito marginalmente della crescita delle quotazioni. Sul lato della domanda non solo gli acquisti non sembrano aver risentito dell’aumento dei prezzi ma la previsione per fine anno è che superi i 100 milioni di barili/giorno contro i 98,5 dello scorso anno.
“Fondamentali del mercato e le tensioni geopolitiche hanno consentito di allentare la stretta produttiva del cosiddetto accordo OPEC Plus, che proprio in questi giorni ha deciso di riorientare la produzione ai target decisi a fine 2016 ed attualmente ampiamente superati (taglio Opec -1,18 milioni b/g, produzione effettiva
Opec a maggio -1,86 milioni b/g).

LA FATTURA PETROLIFERA PER L’ITALIA

Considerato questo scenario di riferimento, per il 2018 l’UP stima che la fattura petrolifera continuerà dunque a salire: proiettando fino a fine anno la media dei valori del cambio e delle quotazioni del greggio del mese di giugno, nonché l’attuale dinamica dei consumi, l’aumento dovrebbe essere di circa 4 miliardi di euro (+20%) .

Dal punto di vista dei Paesi di provenienza , “al momento ancora non si registra alcun impatto dall’annuncio delle nuove sanzioni Usa contro l’Iran, che attualmente pesa per circa il 13%, ma dall’autunno è già previsto lo stop degli acquisti di greggio iraniano da parte di importanti operatori”.

 

Commenta