Petrolio e gas russi nel mirino. L’amministrazione Usa uscente ha annunciato di aver imposto nuove sanzioni al settore energetico russo per minare “la più grande fonte di finanziamento del Cremlino” per lo sforzo bellico in Ucraina. Pochi giorni prima dell’insediamento di Donald Trump, il 20 gennaio, il Dipartimento del Tesoro ha dettagliato una serie di sanzioni contro due delle principali compagnie energetiche russe, Gazprom e Surgutneftegaz.
Petrolio sanzioni: arrivano i rialzi
Gli effetti? Il petrolio si è infiammato ed è tornato ai massimi da 3 mesi, con rialzi fino a oltre il 4,5% salvo una seguente discesa per il Wti e il Brent, che sono saliti rispettivamente sopra 76 e 80 dollari al barile.
Le sanzioni riguardano anche quasi 200 petroliere e gasiere che operano dalla Russia e che vengono descritte come parte della “flotta ombra” di Mosca. Tuttavia, alcune delle navi prese di mira sono registrate sotto la bandiera delle Barbados e di Panama.
Petrolio sanzioni, la mossa Usa: contro chi e perché
“Gli Stati Uniti stanno intraprendendo un’azione radicale contro una fonte di reddito fondamentale per la guerra brutale e illegale della Russia in Ucraina. Queste misure rafforzano la nostra attenzione, fin dall’inizio del conflitto, per interrompere le entrate del Cremlino da questo settore, anche attraverso l’implementazione di un tetto massimo di prezzi”, ha dichiarato il Segretario al Tesoro uscente Janet Yellen, citata nel comunicato.
Oltre ai produttori e alle navi, le sanzioni colpiscono anche l’intero settore, compresi alcuni intermediari, fornitori di servizi petroliferi e leader politici del settore. Le sanzioni sono state adottate in collaborazione con il Regno Unito. Un funzionario statunitense ha descritto le sanzioni, in particolare per quanto riguarda le 200 navi, come “senza precedenti” in uno scambio con la stampa, aggiungendo che riguardano anche “decine di intermediari”. “Se queste misure saranno pienamente applicate, indeboliranno le entrate della Russia e le costeranno diversi miliardi di dollari al mese”, ha aggiunto.
Le misure comprendono anche il divieto di fornire servizi alle aziende interessate da parte di società statunitensi specializzate nel settore petrolifero, in particolare l’assistenza per l’estrazione e la produzione di prodotti petroliferi. Secondo il Dipartimento del Tesoro, il divieto entrerà in vigore il 27 gennaio.
Più in generale, gli Stati Uniti si stanno dando la possibilità di “imporre sanzioni a qualsiasi persona che desideri operare o abbia operato nel settore energetico russo”, secondo il comunicato stampa del dipartimento.
Queste sanzioni si aggiungono alle numerose già in vigore, in particolare l’introduzione di un tetto massimo di prezzo sul petrolio russo.
Il 21 novembre, Washington ha annunciato una serie di restrizioni nei confronti di una cinquantina di banche russe, tra cui la controllata finanziaria di Gazprom, Gazprombank, con l’obiettivo di ridurre le entrate derivanti dalla vendita di idrocarburi.
Petrolio sanzioni: cosa accadrà col governo Trump?
Alla domanda su cosa accadrà a queste sanzioni con il prossimo governo, l’alto funzionario ha risposto che “spetta interamente alla nuova amministrazione decidere se, quando e a quali condizioni potrà revocare le sanzioni che abbiamo messo in atto”. Ha poi aggiunto che queste misure, indebolendo Mosca, forniranno “una leva significativa” sia all’amministrazione Trump che all’Ucraina “per negoziare una pace giusta e duratura”.
Ha inoltre affermato che l’economia statunitense è ora in grado di resistere al rischio inflazionistico di tali sanzioni, grazie a una forma di “abbondanza” nell’approvvigionamento energetico del Paese. Al contrario, Washington spera che le sanzioni indeboliscano ulteriormente l’economia russa “dove l’inflazione è già salita a quasi il 10%”.
Le sanzioni comportano il congelamento dei beni detenuti direttamente o indirettamente dalle aziende interessate negli Stati Uniti, nonché il divieto per le aziende con sede negli Stati Uniti o per i cittadini statunitensi di commerciare con gli obiettivi delle sanzioni, con il rischio di essere a loro volta sanzionati.
Complicano inoltre il commercio delle aziende sanzionate limitando la loro capacità di utilizzare il dollaro nelle loro transazioni, con il rischio di cadere sotto la giurisdizione degli Stati Uniti.