Prezzi del petrolio in caduta libera e titoli del settore in profondo rosso in Borsa dopo che lunedì l’Opec ha tagliato le previsioni sulla crescita della domanda globale di petrolio per il 2024 e il 2025 su timori per l’economia cinese. A pesare sul comparto è anche il conflitto in Medio Oriente, dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu avrebbe detto al presidente statunitense Joe Biden che Israele ha intenzione di colpire siti militari iraniani e non le infrastrutture petrolifere o nucleari di Teheran, attenuando i timori immediati sulle interruzioni delle forniture.
In questo contesto, il Brent si muove in ribasso del 4,16% a 74,24 dollari al barile, mentre il Wti scende del 4,3% a 70,65 dollari. Il forte ribasso dei prezzi zavorra i petroliferi in Borsa, con Eni e Saipem che a Milano si piazzano in fondo al Ftse Mib con un rosso, rispettivamente, pari a -2,87% e -2,57%.
L’Opec taglia le previsioni sulla crescita della domanda 2024-2025, pesa la Cina
Dall’ultimo rapporto mensile pubblicato lunedì emerge che l’Opec conta ancora sulla crescita della domanda di petrolio nel 2024 e nel 2025, ma taglia le stime. Il mondo consumerà in media 104,1 milioni di barili di petrolio al giorno nel 2024, rispetto a 102,2 mb/g nel 2023 e 105,7 milioni di barili al giorno nel 2025. Nelle previsioni precedenti, l’Opec indicava un consumo globale di petrolio di 104,2 mb/g al giorno nel 2024 e 105,9 mb/g nel 2025. Ora stima che la domanda aumenterà di 1,9 milioni di barili al giorno nel 2024, “comunque ben al di sopra della media storica di 1,4 mb/g osservata prima della pandemia”.
Il taglio, spiega il report “riflette i dati effettivi ricevuti, combinati con previsioni leggermente inferiori per alcune aree”, si legge. In totale, si prevede che la domanda dei paesi non-Ocse aumenterà di 1,8 milioni di barili al giorno quest’anno e di 0,1 mb/g per i paesi Ocse. “Anche le previsioni per la crescita della domanda globale di petrolio nel 2025 sono riviste al ribasso”, a 1,6 milioni di barili al giorno.
A spingere sul freno è in particolare la Cina che rappresenterà circa il 20% dei guadagni globali sia nel 2024 che nel 2025, rispetto a quasi il 70% nel 2023. L’Opec, infatti, ha ridotto le sue previsioni di crescita per il paese a 580.000 barili al giorno (bpd) da 650.000 bpd. Secondo i dati, le importazioni di greggio della Cina per i primi nove mesi dell’anno sono diminuite di quasi il 3% rispetto allo scorso anno a 10,99 milioni di barili giornalieri.
Il calo della domanda di petrolio cinese causato dalla crescente adozione di veicoli elettrici (Ev), nonché il rallentamento della crescita economica a seguito della pandemia di Covid-19, hanno frenato il consumo e i prezzi globali del petrolio.
Iea taglia le stime sulla domanda
La domanda mondiale di petrolio si espanderà di poco meno di 900 mila barili al giorno (kb/d) nel 2024 (terzo taglio mensile delle stime) e di quasi 1 milione di barili al giorno (mb/d) nel 2025, segnando un brusco rallentamento rispetto ai circa 2 mb/d registrati nel periodo post-pandemia 2022-2023. Lo sostiene la International energy agency (Iea) nel suo Oil market report. La domanda di petrolio cinese è particolarmente debole, sottolinea la Iea, con un calo dei consumi di 500 kb/d anno su anno ad agosto, il suo quarto mese consecutivo di cali.
Israele non colpirà infrastrutture petrolifere o nucleari iraniane
Giovedì notte, secondo alcune fonti citate dal Washington Post, Netanyahu ha riunito il gabinetto di sicurezza per parlare delle opzioni sul tavolo, ma non ha chiesto l’autorizzazione ufficiale per l’attacco. Una mossa voluta, stando al giornale. Ma se Netanyahu continuerà le consultazioni con gli Usa sulla risposta all’Iran, il premier non attenderà il via libera di Washington, ha evidenziato un funzionario israeliano vicino al primo ministro israeliano. Sarà Netanyahu “la persona che deciderà sulla risposta israeliana all’Iran”, ha detto chiaramente.
L’attacco israeliano all’Iran dovrebbe comunque essere lanciato prima delle elezioni del 5 novembre negli Stati Uniti, ha detto un funzionario a conoscenza della questione al Post. “Sarà una di una serie di risposte”, ha riferito la fonte. In ogni caso Israele sembra aver rassicurato sul fatto che non colpirà infrastrutture nucleari o petrolifere, ma solo siti militari iraniani.