La domanda mondiale di petrolio ha raggiunto nel 2016 i 97,8 mb/g a fronte di un’offerta di 98,2 mb/g. La domanda, cresciuta di 1,5 mb/g nel 2016 è attesa nel 2017 in aumento di 1,3 mb/g. Nel 2016, dopo aver raggiunto un punto di minimo di 29 Usd al barile, il prezzo del petrolio ha avviato una fase di recupero. L’accordo dello scorso novembre tra i Paesi Opec, finalizzato ad operare un taglio della produzione, ha sostenuto i corsi portando le quotazioni sino a 56 Usd al barile a fine anno. Da inizio 2017 le oscillazioni dei prezzi sono state meno accentuate e si sono stabilizzate su valori prossimi ai 50 Usd al barile.
La caduta delle quotazioni, iniziata nel 2014, ha alimentato la crescita economica in modo meno intenso rispetto a quanto inizialmente ipotizzato. Il Fmi ha calcolato che nel settore Oil & Gas il calo delle quotazioni abbia comportato tra il 2014 e il 2015 una contrazione degli investimenti a livello mondiale pari a 215 mld di Usd, una cifra pari all’1,2% degli investimenti fissi lordi globali, e a quasi lo 0,3% del Pil mondiale.
In Italia si stima che nel 2015 la contrazione dei prezzi petroliferi abbia avuto un impatto positivo sul Pil pari a +0,6%, tuttavia si calcola che la dinamica del commercio mondiale, meno sostenuta rispetto a quella attesa, abbia ridotto di tre decimi la crescita del Pil, attenuando gli effetti positivi del calo del petrolio. La flessione dei corsi del greggio registrata nel corso del 2015 ha portato a un notevole ridimensionamento della fattura energetica italiana il cui peso sul Pil si è ridotto al 2,1%, dal 2,8% del 2014. Circa l’84% del risparmio sulla fattura energetica è stato determinato da quella petrolifera, che si è ridotta del 34% consentendo un risparmio di circa 8,5 mld di euro.
La spesa per il trasporto delle famiglie nel 2015 è diminuita di circa il 15% passando da quasi 37 a 32 mld di euro. Nel 2015 la spesa per il gasolio è diminuita del 23%, quelle relative alla benzina e al GPL rispettivamente dell’8% e del 15%. Nel complesso, tra il 2000 e il 2015, la spesa sostenuta dalle famiglie italiane per soddisfare le proprie esigenze energetiche ha registrato in aumento del 18,7%. I dati Eurostat evidenziano come il consumatore italiano sostenga per l’energia elettrica un costo superiore a quello medio europeo per effetto di una fiscalità più elevata. Al netto della componente fiscale, il prezzo dell’energia presenta un incremento molto più contenuto rispetto alla media Ue.