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Petrolio, i quattro fattori che influiscono sul prezzo

FIRSTonline

I mercati azionari statunitensi sono stati chiusi per la festa del 4 luglio e gli scambi, compresi quelli sul mercato del greggio, sono stati lenti o ridotti per tutta la settimana. Malgrado ciò, il prezzo del greggio si muove. Anche se la materia prima è scambiata al ribasso al momento della scrittura, nei giorni scorsi ha toccato i massimi dal 2014. La riduzione delle scorte di greggio USA non è l’unico fattore ad influire sul prezzo del greggio questa settimana: una serie di aspetti fondamentali stanno al momento spingendo il prezzo dell’oro nero. Ecco quali.

1. La politica USA nei confronti dell’Iran

La scorsa settimana, il Dipartimento di Stato USA ha annunciato che, al contrario di quanto succedeva durante il governo Obama (quando venivano offerte esenzioni agli importatori asiatici di greggio iraniano), il governo Trump non garantirà una tale opportunità. Il prezzo del greggio la settimana scorsa è salito sulla scia della notizia che ben 2,5 milioni di barili al giorno di greggio iraniano potrebbero essere rimossi dal mercato entro novembre.

Nei giorni scorsi, tuttavia, il Dipartimento di Stato ha ammorbidito la sua posizione affermando che sebbene il suo obiettivo sia ancora quello di portare le entrate da greggio iraniano a zero, sarebbe intenzionato a “lavorare con i paesi che stanno riducendo le importazioni esaminandoli caso per caso”. Anche se i media lo hanno dipinto come un cambio significativo della politica, in pratica potrebbe succedere che gli Stati Uniti allenteranno soltanto le sanzioni per la Cina in cambio di concessioni nell’ambito delle trattative commerciali in corso tra i due paesi.

L’India, il secondo principale importatore di greggio iraniano, non sembra aspettarsi alcun trattamento speciale ed ha reso noto di aver già trovato fonti di greggio alternative con cui sostituire il greggio ad alto tenore di zolfo che importa dall’Iran.

2. La capacità di scorte saudita

Sabato scorso, il Presidente Trump ha sollevato un polverone quando ha twittato di aver discusso della politica petrolifera con il re saudita e che l’Arabia Saudita aveva accettato di alzare la produzione di 2 milioni di barili per impedire al prezzo della materia prima di salire troppo. L’Arabia Saudita ha immediatamente pubblicato una smentita affermando di non aver mai promesso niente del genere.

Successivamente, la Casa Bianca ha chiarito che re Salman aveva dichiarato che il paese ha una capacità di scorte di 2 milioni di barili al giorno e che sarebbe intenzionata ad usarla se necessario, in collaborazione con gli altri produttori OPEC e non-OPEC, per stabilizzare il mercato. Gli EAU hanno asserito di essere pronti ad aumentare la produzione petrolifera insieme ai colleghi produttori Arabia Saudita e Russia.

3. Arabia Saudita e Russia

I dati sulla produzione di giugno di Arabia Saudita e Russia indicano che entrambi i paesi hanno alzato la produzione il mese scorso. Secondo Reuters, l’Arabia Saudita avrebbe aumentato la produzione di 700.000 barili al giorno a 10,7 milioni di barili; la produzione russa è invece salita di meno, a 11,06 milioni di barili al giorno.

La Russia intende alzare la produzione di 200.000 barili al giorno nella seconda metà del 2018, mentre l’Arabia Saudita non ha indicato una quantità specifica nei commenti sui futuri aumenti. Tuttavia, le due nazioni hanno affrontato delle discussioni preliminari in merito al cambiamento del modo in cui viene monitorata la produzione di greggio per i partecipanti all’accordo OPEC e non-OPEC. Questo, secondo loro, faciliterà l’impegno del gruppo di alzare la produzione di almeno un milione di barili al giorno.

4. Persistono le interruzioni

Malgrado gli sforzi dell’OPEC e della Russia di aumentare la produzione petrolifera, il calo registrato in Venezuela, Canada e Libia continua a pesare sul mercato. Soltanto l’interruzione libica potrebbe rimuovere ben 850.000 barili di greggio al giorno dal mercato per un periodo di tempo indefinito. La produzione venezuelana a luglio dovrebbe scendere sotto gli 1,36 milioni di barili prodotti a maggio e il Canada prevede che i 360.000 barili al giorno prodotti da Syncrude non torneranno sul mercato prima della fine di luglio.

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Categories: Economia e Imprese