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Petrolio e banche, in Borsa è sempre allarme rosso. Delude anche l’Asia

Non regge al flusso di vendite neanche la diga giapponese, dove la BoJ ha da pochi giorni portato per la prima volta in negativo i tassi di interesse. Il Nikkei chiude in deciso calo (-3,15%) nonostante il governatore Kuroda abbia ribadito di essere pronto a portare i tassi in territorio ulteriormente negativo. In rosso anche gli altri listini asiatici, da Shanghai a Shenzhen e Hong Kong, nonostante l’indice l’indice Pmi Caixin/Markit dei servizi a gennaio pubblicato oggi sia salito a 52,4, al massimo dall’agosto 2014, e che le autorità di Pechino abbiano introdotto misure di agevolazione per il mercato immobiliare.

Il petrolio si placa ma procede ancora in territorio negativo e cede lo 0,7%. Ormai è sotto la soglia dei 30 dollari, a 29,71 dollari al barile. Ieri il crollo del Wti è arrivato oltre il 4% e il Brent ha ceduto più del 3%.

LA ZAVORRA OIL

Colpiti tutti gli energetici, con il settore che ha dovuto anche digerire i negativi risultati di due colossi del comparto. Dopo l’annuncio di Vallourec sono i conti di Bp che ha registrato nel quarto trimestre dell’anno un calo dell’utile del 91% a 196 milioni di dollari, contro i 2,24 miliardi dello stesso periodo dell’anno scorso. L’intero 2015 si è chiuso con un rosso di 6,48 miliardi. 

Similmente, Exxon ha chiuso il trimestre con un calo dell’utile del 58% a 2,8 miliardi, il peggior risultato dal 2002. Sul comparto è poi calata la scure delle agenzie di rating con S&P che ha posto sotto osservazione cinque i cinque colossi oil per un eventuale cambio di rating: Bp, Repsol, Sattoil, Totale e l’italiana Eni. In Borsa il Cane a sei zampe ha chiuso in calo del 4,79%. 

La decisione di S&P è prevista due settimane dopo la pubblicazione dei risultati 2015. L’agenzia ha inoltre tagliato il rating di Royal Dutch Shell da ‘AA-‘ ad ‘A+’. Tra i petroliferi, crollano ancora i diritti dell’aumento di capitale di Saipem (-21,52%, peggior titolo del Ftse Mib).

Un sondaggio pubblicato da Bloomberg apre però uno spiraglio: entro il 2016, per i 17 analisti interpellati, il petrolio Wti dovrebbe riportarsi a 46 dollari e il Brent a 48. Ma si sa, su questo fronte, gli analisti hanno spesso indicato i numeri più diversi. Oggi intanto è atteso il dato sulle scorte settimanali americane. Il mercato, deluso dalle attese per un taglio della produzione, si interroga cosa faranno i Paesi Opec.

ACCORDO UE PER EVITARE BREXIT

Bruxelles ha pubblicato la bozza dell’accordo con la Gran Bretagna per la revisione dei rapporti comunitari. Il documento dovrà essere discusso con gli altri Paesi membri per essere approvata in un vertice europeo a metà febbraio. La parola passerà poi a un referendum nel Regno Unito. Oggi il presidente della Commissione europea, Jean Claude Juncker, va davanti al Parlamento europeo per parlare dei temi in agenda nel Consiglio Ue del 18 e 19 febbraio.

Ieri, sul fronte macroeconomico, in Europa sono stati diffusi i dati sulla disoccupazione che ha registrato un nuovo calo. In Italia l’Istat ha comunicato che a dicembre la disoccupazione in Italia è tornata a crescere di 0,1 punti percentuali, attestandosi all’11,4%. Nell’intero 2015, però, è calato il numero complessivo dei disoccupati in Italia (-8,1%).

Tra i dati macroeconomici a cui guardano i mercati oggi l’indice Pmi composito di gennaio nell’Eurozona, la stima dell’inflazione a gennaio in Italia e la stima dei nuovi occupati negli Stati Uniti a gennaio.

CADE FERRARI SULLE STIME 2016

Petroliferi e finanziari hanno così zavorrato le Borse. In Europa il peggior listino è stato il Ftse Mib con un calo del 3,05%, seguito da Parigi (-2,47%), Londra (-2,28%) e Francoforte (-1,97%). Anche Wall Street ha chiuso ieri sera in calo. Il Dow Jones ha terminato la seduta a -1,8% e l’S&P500 dell’1,87%. 

Giornata difficile per il cavallino di Ferrari che è crollato sia a Milano sia a New York dopo conti in linea con le attese ma deludendo il mercato con stime 2016 prudenti.

YAHOO ANNUNCIA RISTRUTTURAZIONE

Occhi su Yahoo le cui difficoltà arrivano al pettine: il ceo Mayer ha annunciato una ristrutturazione del 15% della forza lavoro, per risparmi da 400 milioni che comprende anche la chiusura degli uffici a Milano. Il gruppo si è detto pronto a valutare opzioni strategiche, vale a dire una cessione del core business di Internet.

VENDITE SULLE BANCHE

A Piazza Affari le vendite colpiscono anche le banche appesantite dalla questione bail in e da quella bad bank. Tra i peggiori del Ftse Mib, Bmps (-8,24%) e Bper (-6,28%). Unicredit -3,24%, Ubi -5,21%, Intesa -3,43%. Vendite anche su Banco Popolare (-1,66%) e Bpm (-5,53%), sotto riflettori per l’M&A. Ma per il matrimonio popolare ci sarebbero ancora alcuni nodi da sciogliere e il ceo della Bpm Castagna ha affermato che “tutte le opzioni sono ancora aperte”.

Lo spread sale a 118 punti base, +5 punti, e rendimento all’1,5% Solo Atlantia chiude positivo sul Ftse Mib, guadagnando lo 0,4%. Riflettori su Banzai che chiude ribasso dello 0,88%, nonostante possibile interesse di Mondadori.

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