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Petrolio boom e Borse sulle montagne russe: dopo un avvio shock i listini europei riducono i danni

Scop.io

Borse sulle montagne russe e costi delle materie prime senza freni: il bilancio della prima seduta della settimana è di nuovo difficile, dopo il venerdì nero con cui si è chiusa la scorsa ottava, costato circa 400 miliardi di capitalizzazione alle principali piazze Ue.

I listini continentali chiudono in perdita, pur limitando i danni rispetto a una mattinata da brivido. A metà giornata c’è stato persino un passaggio in territorio positivo, con l’annuncio di una tregua da parte di Mosca (contestata da Kiev) e l’avvio di nuovi colloqui tra le parti. Il tentativo di rimbalzo dei mercati è presto fallito però dopo l’apertura stonata di Wall Street, mentre si attende che Biden senta telefonicamente i leader tedesco, francese e inglese sulle possibili sanzioni per gas e petrolio. L’Italia appare sempre più periferica in questa partita.

I settori più colpiti dalle vendite sono banche e auto, mentre i titoli petroliferi restano sulla cresta, cavalcando l’onda dell’oro nero. Bene le aziende legate a un riarmo dei vari paesi.

In sintesi: Piazza Affari -1,36%, 22.160 punti base; Francoforte -2,01%; Parigi -1,31%; Madrid -0,95%; Amsterdam -0,4%; Londra -0,44%. 

Volatilità alle stelle per le Borse europee

La volatilità resta ai massimi, con l’umore degli investitori messo a dura prova dalla girandola di notizie provenienti dal fronte della guerra Russa all’Ucraina. Tra i temi del giorno c’è la divergenza di opinioni tra Usa e Ue a proposito delle importazioni di gas e petrolio da Mosca, alle quali Biden vorrebbe mettere uno stop, mentre tale strada sembra impraticabile per l’Europa, come ha chiaramente detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz. “L’Europa – scrive Scholz in una nota – ha deliberatamente esentato dalle sanzioni le forniture di energia dalla Russia. Attualmente non c’è altro modo per garantire l’approvvigionamento energetico per riscaldamento, mobilità, energia elettrica e industria. È quindi di fondamentale importanza per i servizi di interesse generale e per la vita quotidiana dei nostri cittadini”.

I prezzi di gas e petrolio continuano in ogni caso a conoscere una crescita senza freni. Il gas ha aggiornato il suo massimo storico fino al nuovo record di 345 euro al Mwh, per poi rallentare in area 280 euro ad Amsterdam. Nella notte il Brent ha sfiorato quota 140 dollari al barile in Asia. Al momento il petrolio del mare del Nord sale del 4% a 123 dollari al barile; il greggio texano +2,17% a 118,2 dollari al barile.

Non si ferma neppure la marcia dell’oro, con il lingotto consegna immediata che tratta in area 1984 dollari l’oncia. 

Super dollaro e rublo in caduta libera

Sul mercato valutario si rafforza il dollaro, mentre l’euro tratta ai minimi da due anni intorno a 1,08. Crolla ulteriormente il rublo dopo che Moody’s ha deciso di abbassare ulteriormente il rating sulla Russia a “junk”, Ca, da B3, poiché il rischio di un default sul debito è aumentato significativamente. La valuta russa, che prima della guerra in Ucraina trattava a 75 sul dollaro, passa di mano a 160 sul biglietto verde. Per contro Mosca ha deciso di pagare in rubli i creditori di obbligazioni in valuta estera: una mossa che fa alzare il costo di protezione dal fallimento del debito. Rientrano nella categoria di chi verrà rimborsato in rubli i paesi come l’Italia, parte di una lista nera di nazioni ostili stilata da Putin.

Il Cremlino chiarisce inoltre quali sono le sue condizioni per mettere la parola fine a questa guerra. Dmitry Peskov, portavoce di Mosca, in un’intervista telefonica a Reuters, dice che la Russia chiede all’Ucraina di interrompere le azioni militari, di incorporare la neutralità nella propria Costituzione, di riconoscere la Crimea come territorio russo e di riconoscere le repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk come Stati indipendenti. La Russia — ha precisato — non sta annettendo il Donetsk e il Lugansk ma chiede solo che le due repubbliche separatiste vengano riconosciute come Stati indipendenti dall’Ucraina”.

Piazza Affari: rally di Tenaris, Eni e Leonardo

Sul principale listino di Milano non ci sono solo morti e feriti, ma anche titoli in rally come Tenaris +13,03% che, come Eni (+4,29%), guarda ai rincari dell’energia, ma anche al fatto che ridisegnare gli approvvigionamenti di gas e petrolio in Europa comporterà la costruzione di infrastrutture e alimenterà il core business dell’azienda.

Tra le blue chip migliori del giorno c’è anche Leonardo, +6,3%, in una prospettiva di maggiori investimenti nella difesa.

I rialzi sono robusti per Prysmian +4,47%, Cnh +3,1%.

La conta dei danni parte invece da Stellantis -6,4% e colpisce un altro gioiello della galassia Agnelli come Ferrari -5,68%. Continua la svendita di titoli delle banche, a cominciare da Unicredit, -5,59%, la più esposta al mercato russo. Il clima è negativo per l’intero settore: Banco Bpm -4,61%; Bper -5,17%.

Giornata pazza per Telecom, -5,45%, tra vertiginosi picchi e impressionanti crolli, mentre prende il via il roadshow sul piano industriale.

Spread in leggero miglioramento

Regge l’onda d’urto il secondario italiano, tenendo conto che il Bund è un bene rifugio per eccellenza in questa fase di avversione al rischio. Lo spread tra decennale italiano e tedesco arretra a 159 punti base (-1,9%), con un tasso del Bund di -0,01% e del Btp di +1,58%.

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