Sale il petrolio, riprende la corsa ai beni rifugio e i dati deboli dell’economia cinese creano spazio a nuovi tagli dei tassi alla vigilia del vertice della Fed e di numerose altre banche centrali, a partire dal Giappone. Ecco gli elementi principali di una settimana che si annuncia densa di appuntamenti anche sul fronte societario e della politica interna. Un degno anniversario del crack di Lehman Brothers che dieci anni fa ha segnato l’inizio della grande crisi.
Ma i titoli di testa non possono che riguardare oggi che la situazione davvero rovente del Golfo Persico, dopo l’attacco con i droni a due dei più importanti impianti petroliferi della compagnia di Stato saudita Aramco che ha messo fuori uso, probabilmente per settimane, il 5 per cento della produzione mondiale di greggio.
IL BRENT SCHIZZA A 66 DOLLARI (+10%)
Il petrolio Brent è in rialzo di quasi il 10% a 66,1 dollari il barile, nonostante che, per calmare l’ascesa dei prezzi, gli Usa abbiano deciso di aprire i rubinetti delle scorte strategiche. Ma sul mercato pesa anche la prospettiva delle ritorsioni. L’Iran ha negato qualsiasi coinvolgimento nell’azione militare che sembra però troppo complessa e sofisticato per essere attribuita ai soli ribelli sciiti Houti dello Yemen. Il segretario di Stato Michael Pompeo ha accusato apertamente il governo di Teheran di aver organizzato e portato a termine l’operazione che ha messo fuori uso l’impianto di Abqaiq, che dispone del più grande impianto di lavorazione di petrolio al mondo e quello di Khurais.
Inevitabile, in questa cornice, la ripresa di interesse per i beni rifugio e le valute forti.
L’oro guadagna l’1% a 1.506 dollari l’oncia.
Il dollaro si rafforza sul won della Corea del Sud
a 1.184 (+0,7%), sulla rupia indonesiana (+0,5%) e su quella indiana
(+0,8%).
Lo yen del Giappone si rafforza su dollaro a 107,8. Stabile l’euro ai
massimi da tre settimane.
LI KEQUIANG: DIFFICILE CRESCERE OLTRE IL 6%
Le Borse dell’Asia sono contrastate, l’Hang Seng di Hong Kong perde l’1% dopo il quindicesimo weekend di proteste, il Kospi di Seul guadagna lo 0,5%.
Il mercato azionario di Shanghai è sulla parità. In un’intervista il premier Li Kequiang ha sostenuto che “sarà molto difficile mantenere un tasso di crescita del 6%). Si profilano nuovi interventi espansivi: Morgan Stanley prevede per il terzo trimestre una crescita del 6-6,2%.
La banca centrale cinese ha anticipato che Pechino ridurrà il costo del denaro a fine mese, il primo di una serie di tagli per allinearsi alle maggiori istituzioni mondiali. Ad allentamento le maglie del credito, ci sta pensando la crisi del maiale. La peste suina sta provocando oltre un milione di vittime tra i maiali del Celeste Impero con un forte impatto sull’inflazione. Sensibile anche l’effetto sui dazi: Pechino ha ripreso ad acquistare soia, così come voleva Donald Trump.
Chiusa oggi la Borsa di Tokyo. La banca centrale sta studiando, in vista del suo prossimo meeting il 19 settembre, un modo per tagliare ulteriormente i tassi di interesse già negativi.
AL VIA I TAGLI DELLA FED, FERMA LA BOE
È in questa cornice che, dopo la riunione della Bce, le altre banche centrali si accingono a rivedere la politica del costo del denaro.
Il board della Federal Reserve mercoledì dovrebbe deliberare un nuovo taglio dei tassi: un quarto di punto, secondo le previsioni, cui ne seguirà un altro di pari entità ad ottobre e un terzo ad inizio 2020, forse non sufficiente a placare l’ira di Donald Trump.
In settimana si riuniranno anche i vertici della banca centrale Svizzera, della Bank of England e di quelle di Norvegia, Brasile, Ghana e Sud Africa.
Non sono pochi gli appuntamenti europei. Oggi Boris Johnson avrà un confronto con Jean-Claude Juncker in Lussemburgo, mentre vanno a congresso i laburisti e l’opposizione liberal-democratica.
LIBRA (FACEBOOK) E APPLE ALLA SBARRA
Due confronti delicati vedono impegnati oggi i grandi della new economy e le autorità. Libra, la valuta virtuale di Facebook, subirà oggi l’esame delle autorità monetarie internazionali. Apple, invece, affronterà il tribunale Ue per chiedere l’annullamento della multa di 14 miliardi inflitta dalle autorità antitrust.
A PIAZZA AFFARI ATLANTIA NEL MIRINO
In Italia si completa oggi la formazione del nuovo esecutivo con il giuramento dei sottosegretari.
In agenda spicca il dossier Alitalia passato ora nelle mani dei neoministri Stefano Patuanelli (Sviluppo economico) e Paola De Micheli (Infrastrutture e Trasporti). Si profila un nuovo rinvio al 15 ottobre per la presentazione dell’offerta vincolante e del piano industriale. Ma nel frattempo è esploso, dopo l’intervento della magistratura, il caso Atlantia, oggi impegnata in un consiglio di amministrazione che si annuncia più che drammatico.
Sul fronte macro tiene banco la preparazione della manovra.
Il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, partecipando all’Ecofin a Helsinki, ha affermato che “una manovra restrittiva sarebbe controproducente”, sollecitando l’attuazione una politica di bilancio espansiva a livello continentale. Ma i margini, a giudicare dalla risposta dei partner Ue, sembrano davvero esigui.
Gualtieri ha anche definito “irrealistico” il piano di cessioni di partecipazioni statali per 18 miliardi, studiato dal precedente esecutivo.
ANTICIPO DIVIDENDO PER STM, TRE STREGHE A WALL STREET
In agenda a Piazza Affari la distribuzione del dividendo trimestrale di Stm (0,06 euro).
In mattinata sarà annunciato l’aggiornamento del dato dell’inflazione e l’aggiornamento dell’ammontare del debito pubblico.
A Wall Street, in attesa venerdì della scadenza delle “tre streghe” l’appuntamento più atteso riguarda i conti di Netflix, alle prese con la concorrenza crescente di Apple e di Walt Disney il cui Ceo, Bob Iger, si è dimesso dal board della società di streaming ormai grande concorrente nello streaming.